
Cronaca / Bergamo Città
Domenica 07 Settembre 2025
Comune e Provincia di Bergamo, in 20 anni perso un quinto dei dipendenti
LO STUDIO. A Palazzo Frizzoni scesi da 1.078 a 871, in via Tasso da 610 a 476. Dal 2023 con Pnrr e sblocco del turnover una lieve inversione di tendenza.
Di tempo ne è passato, e in mezzo è successo di tutto: riforme, crisi economiche e rilanci, cambiamenti culturali. Il responso dei numeri però è netto: in oltre vent’anni, gli organici degli enti locali sono decisamente «dimagriti», a Bergamo come nel resto della regione. Lo racconta uno studio della Uil Lombardia sulla base del «conto annuale del personale» elaborato dalla Ragioneria generale dello Stato.
I numeri
Nel 2001 il Comune di Bergamo vantava 1.078 dipendenti, scesi a 972 nel 2011 e infine a 871 nel 2023: la flessione è del 19,2% se parametrata sul 2001 e del 10,4% se calcolata sul 2011. Per la Provincia la traiettoria è stata differente, col passaggio dai 610 dipendenti del 2001 ai 639 del 2011, poi la «caduta» a 476 nel 2023: in proporzione, il calo è del 22% sul 2001 e del 25,5% sul 2023.
Giù del 27,4%
Tra il 2023 e il presente i numeri saranno lievemente mutati, ma l’essenza di fondo resta: «In poco più di vent’anni l’organico complessivo degli enti locali lombardi è diminuito del 27,4% rispetto al 2001 e del 18,1% rispetto al 2011», riassume la Uil Lombardia. Per dirla con le parole di Salvatore Monteduro, segretario confederale regionale, «i numeri parlano chiaro: il lavoro pubblico in Lombardia è stato trattato per anni come un costo da comprimere, anziché come una risorsa su cui investire. Ma senza personale sufficiente non si garantiscono servizi di qualità ai cittadini».
«Rischio perdita d’attrattività»
«Meno personale significa più carichi di lavoro, meno possibilità di conciliazione e maggiore stress organizzativo. Con salari che non tengono il passo con l’inflazione, il rischio è che la pubblica amministrazione perda attrattività e non riesca ad attrarre giovani professionalità», aggiunge Daniele Ballabio, segretario generale della Uil Fpl Lombardia, che rivendica la necessità di «un rinnovo del contratto collettivo nazionale che riconosca dignità e professionalità, e serve una svolta negli investimenti sul lavoro pubblico locale».
Palafrizzoni e Via Tasso
Dal Comune di Bergamo (la delega al personale è in capo alla sindaca Elena Carnevali) ricordano alcuni passaggi legislativi degli ultimi vent’anni, come il Decreto Tremonti del 2008: «Il cosiddetto blocco delle assunzioni quasi totale (durato fino al 2019, ndr), associato ai diversi vincoli di spesa del personale, è stato uno dei principali elementi di disagio e criticità per tutti i Comuni italiani. Rispetto a questa tendenza, il Comune di Bergamo ha subito una riduzione in misura inferiore (alla media regionale, ndr), riconducibile a diversi fattori, tra cui un rilancio del piano di assunzioni anche legato ai numerosi interventi Pnrr e al diverso impatto dei vincoli di spesa considerando le positive condizioni finanziarie del nostro Comune. Anche per Bergamo si registra una riduzione più accentuata dei dipendenti riconducibili alle categorie professionali meno elevate (operai, ausiliari, etc, ndr) e una maggiore tenuta dei profili medio-alti. Rispetto alla parità di genere, la presenza femminile elevata è un fattore estremamente positivo, e il Comune di Bergamo è leggermente al di sopra della tendenza nazionale, anche nei profili medio-alti». A fine 2024, il personale del Comune di Bergamo è risalito a 874 unità.
La riforma delle Province
Per le Province c’è stato uno spartiacque notissimo, la riforma Delrio del 2014. «Che ha sostanzialmente dimezzato il personale – ricorda Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia di Bergamo e al vertice dell’Upi, l’Unione delle province italiane -, con una ripresa solo negli anni più recenti. Il blocco totale del turnover nelle Province è rimasto in vigore fino a tre anni fa, poi è stato portato al 25% (una nuova entrata per ogni quattro uscite, ndr), infine due anni fa è stato sbloccato, tant’è che per quest’anno siamo impegnati a gestire 75 assunzioni».
Ma non c’è solo il contesto legislativo: «L’altro tema è l’attrattività della pubblica amministrazione – riconosce Gandolfi -. Al netto dei recenti aumenti contrattuali, gli stipendi per le figure tecniche specializzate sono nettamente inferiori a quelli del privato, dove peraltro hanno anche meno responsabilità. Come presidente dell’Upi ho insistito con il ministro Zangrillo (ministro per la Pubblica amministrazione, ndr) per aumentare il fondo per i dipendenti e in particolare per le posizioni organizzative. La coperta è corta, ma abbiamo ottenuto un primo risultato».
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