«Congedo all’80%, bene ma non basta». Nel 2022 in Bergamasca 3 mila domande

La manovra. Previsto un mese con l’innalzamento dell’indennità (prima al 30%), ma solo a beneficio delle madri. I sindacati: «Va promossa la genitorialità condivisa».

Un mese di congedo parentale per la madre lavoratrice, indennizzato all’80% della retribuzione imponibile invece del 30%, da utilizzare entro il sesto anno di vita del bambino. È una delle novità della Legge di bilancio in discussione in Parlamento, in un’ottica di ampliamento del congedo per i lavoratori pubblici e privati. Quindi non un mese in più accordato, ma un indennità più alta per un mese solo per le madri. Un tema sensibile anche nella Bergamasca, dove dal 1° gennaio 2022 a oggi si possono stimare già quasi 3mila domande di congedo parentale a vario titolo presentate attraverso i patronati.

Le domande presentate

Numeri cospicui destinati ad aumentare con le nuove opportunità inserite nella bozza della manovra. I dati forniti dalla Cisl Bergamo confermano il trend in aumento delle domande di congedi parentali. «Le richieste inviate dal patronato Inas Bergamo e provincia dal 1° gennaio a oggi sono in totale 1.381, di cui 622 per maternità obbligatoria e 759 per congedi parentali a vario titolo – spiega Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo –. L’attenzione ai temi delle famiglie, sia per i congedi sia per la maggiorazione dell’assegno unico, va nella giusta direzione, anche se con risorse limitate. In questa manovra coesistono luci e ombre. L’indennità all’80% per le madri lavoratrici è un primo passo, ma bisogna fare di più per garantire la parità assoluta tra maschi e femmine nella gestione della famiglia e agire poi sul versante dei servizi, che fanno la differenza in termini di sostegno nella gestione e conciliazione di lavoro e famiglia. Resta intatto sullo sfondo il problema demografico da affrontare con politiche adeguate». Anche dalla Cgil confermano.

«Dal 1° gennaio al 4 dicembre 2022 sono state presentate dal nostro patronato Inca 934 domande di congedo parentale, inoltrate da 577 persone diverse – sottolinea Emmanuele Comi, direttore del patronato Inca Cgil Bergamo –. Di queste, 345 donne (59,8%) e 232 uomini (40,2%). Si conferma la tendenza già evidenziata in precedenza sulla differenza di richiesta fra i cittadini italiani e stranieri: più uomini stranieri che uomini italiani e più donne italiane che donne straniere. L’innalzamento dell’indennizzo per un singolo mese dal 30% all’80% inserito nella bozza della Legge di bilancio riguarda esclusivamente le madri e coloro che terminano il congedo di maternità obbligatoria dal 1° gennaio 2023, si riferisce pertanto solo alle neomamme. Di fatto però – precisa Comi – oggi i contratti collettivi di lavoro di tutti i comparti pubblici superano questa previsione, in quanto l’indennizzo è già previsto nella prima mensilità di congedo parentale al 100%, ma nel settore privato diventa sicuramente una misura importante. La limitazione alle madri non tiene tuttavia conto dello spirito del decreto legislativo 151/2001, in cui si parla di genitorialità condivisa: aumentare l’indennizzo solo per le lavoratrici è un disincentivo perché anche i padri sfruttino questa misura. La questione legata ai congedi di maternità è ancora oggi un grave ostacolo all’occupazione femminile e alla parità di condizioni fra uomini e donne nel mondo del lavoro. Nonostante questo, accogliamo con favore questo aumento, che migliora la condizione economica anche se in modo assai limitato, augurandosi che si proceda con successive misure per garantire una vera parità nell’esercizio della genitorialità e della cura dei figli».

«Norme poco conosciute»

Massimiliano Bragaglio, direttore del patronato Acli Bergamo, evidenzia che «nel 2022 abbiamo presentato poco meno di 700 domande di maternità per lavoratori dipendenti e una quarantina tra lavoratori autonomi e parasubordinati. La normativa in questione non è particolarmente conosciuta, finora sono poche le richieste di estensione presentate». Sui dati complessivi delle domande di congedo Emmanuele Comi (Inca Cgil) aggiunge: «Si è registrato un leggero incremento delle domande dopo la prima modifica introdotta dal governo Draghi (decreto legislativo 105/2022), che ha portato a un aumento dei mesi indennizzabili fra i due genitori, da 6 a 9 mesi complessivi. E il dato più significativo è l’aumento delle richieste presentate dagli uomini (+2%), dovuto al fatto che i mesi indennizzati in più hanno il vincolo che ogni genitore può fruire di tre mesi di congedo indennizzato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA