Contagi, la curva scende e l’arancione si allontana. Ma ancora sette morti a Bergamo

Resta pesante il numero dei decessi in Bergamasca. In Lombardia il tasso di positività precipita all’11,85%. La Regione aumenta i posti letto e «salva» la zona gialla.

Il rischio della zona arancione si allontana. Quasi sicuramente di una settimana, o forse addirittura potrà essere evitato. È l’intreccio di due fattori: la pressione sulle terapie intensive – l’unico parametro che mantiene la Lombardia in zona gialla – è praticamente invariata da tre giorni, e contemporaneamente la Regione ha aumentato il numero di posti letto disponibili in area critica, con la conseguenza matematica di una frenata del tasso di occupazione. I pazienti nelle terapie intensive lombarde restano 276 (stesso dato di lunedì; domenica erano 268), ma continua a crescere il numero di ricoverati nei reparti ordinari: sono ora 3.704, 55 in più di lunedì.

A inizio settimana la Regione ha comunicato al ministero della Salute di aver portato a 1.810 le postazioni attivabili nelle rianimazioni Covid, 280 in più di quelle finora indicate: la saturazione è dunque adesso al 14,75%, per non passare in zona arancione occorre rimanere sotto il 20%; ragionevolmente la Lombardia non sforerà questo tetto a breve, così anche la prossima settimana conserverebbe la fascia gialla. L’occupazione dei reparti ordinari è invece al 35,4%, già oltre il limite del 30%, ma il cambio di colore scatta solo se i parametri vengono superati contemporaneamente.

Negli ospedali

In Bergamasca, quadro stabile attorno ai 370 pazienti. Sono ora 172 i ricoverati al «Papa Giovanni», di cui 18 (-4) in Terapia intensiva e 154 ordinari (+1). Scendono a 63 i pazienti dell’Asst Bergamo Est (cinque in meno): a Seriate si registrano 2 ricoverati in Terapia intensiva e 14 negli acuti, ad Alzano 29 acuti, a Lovere 18 sub-acuti. Nessun aggiornamento dalle altre strutture: gli ultimi dati riferivano di 34 pazienti (lunedì) all’Humanitas Gavazzeni, una trentina di sub-acuti (venerdì) al Policlinico San Marco di Zingonia (Istituti Ospedalieri Bergamaschi), una sessantina di ricoverati (mercoledì scorso) all’Asst Bergamo Est (40 ordinari e uno in Terapia intensiva a Treviglio, 18 sub-acuti e 6 in Terapia intensiva a Romano).

Continua a essere pesante il dato dei decessi: sono state 64 le vittime del virus ieri in Lombardia, di cui 7 in Bergamasca (lo scorso mercoledì s’era registrato un picco di 9 decessi).

Record di test e guariti

I valori assoluti del contagio ieri hanno mostrato un lieve rimbalzo rispetto ai giorni precedenti, ma la tendenza resta quella di una discesa.

In Bergamasca sono stati 3.287 i nuovi casi segnalati, con l’incidenza che si riduce a 1.906 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. Il bilancio regionale somma complessivamente 37.823 nuove infezioni, e l’incidenza cala a 2.230 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. La giornata di ieri ha segnato il record di tamponi da inizio pandemia: ne sono stati analizzati ben 319.123 in ventiquattr’ore, col tasso di positività che precipita all’11,85% (non era così basso da Natale). Incidono due fattori: i moltissimi lombardi che arrivano al test di fine isolamento (e infatti ieri sono stati dichiarati guariti ben 88.556 lombardi, altro record) e l’incremento delle richieste di tamponi per via della ripresa delle scuole. Continua a scendere il numero di cittadini alle prese con l’infezione: quelli «attualmente positivi» sono adesso 494.656 in tutta la Lombardia, dopo nove giorni consecutivi al di sopra del mezzo milione.

Covid e non-Covid

Il bollettino quotidiano resta lo stesso nella forma, senza nuove modalità di comunicazione. Ma la fotografia della Direzione generale Welfare, rispetto alla situazione consolidata in Lombardia al 17 gennaio, è approfondita e indica con precisione qual è la «popolazione» degli ospedali. Dei ricoverati Covid in terapia intensiva, il 12% in realtà è in cura per un’altra patologia e non presenta sintomatologia da coronavirus; l’88% ha invece a tutti gli effetti il Covid, a partire dalla «classica» polmonite. La forbice è ben più ampia nei reparti ordinari: qui il 32% dei pazienti Covid – uno su tre – è ricoverato per un’altra patologia (traumi, gravidanze, etc), e pur non avendo sintomatologia da coronavirus ha evidenziato comunque un tampone positivo; il 68%, invece, ha i sintomi tipici del Covid.

I calcoli della Regione indicano chiaramente come si impenni il rischio di finire in ospedale, se non si è vaccinati. Per quanto riguarda le terapie intensive, l’incidenza del ricovero per polmonite è di un caso ogni 100mila abitanti tra i vaccinati e di 14,1 casi ogni 100mila abitanti per chi invece non è immunizzato: il rischio per i non vaccinati è 14 volte maggiore.

Nei reparti ordinari degli ospedali, sempre guardando ai soli pazienti che presentano sintomatologia Covid, l’incidenza del ricovero è di 16,4 casi ogni 100mila abitanti tra i vaccinati e di 79,9 casi ogni 100mila abitanti tra i non vaccinati: per i non vaccinati, il rischio è di 4,9 volte maggiore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA