«Contro violenza e bullismo prevenzione e guardia alta»

A SCUOLA. I prèsidi degli istituti superiori: teniamo corsi di educazione civica e incontri con gli esperti. «Non è emergenza ma il monitoraggio è costante».

Prevenzione è la parola d’ordine nelle scuole superiori di Bergamo quando si parla di bullismo e violenza. Non esiste emergenza ma la guardia va tenuta alta, assicurano i prèsidi dopo i fatti di cronaca accaduti nel Milanese e a Varese, dove uno studente e una insegnante sono finiti accoltellati. Ogni istituto fa la sua parte, seguendo le linee guida indicate dal ministero dell’Istruzione che quattro anni fa ha reso l’educazione civica una disciplina trasversale, dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori. Costituzione, diritto, legalità, solidarietà, educazione di genere sono diventate materie di studio.

Claudio Ghilardi, dirigente del liceo Sarpi e neopresidente provinciale dell’Anp (Associazione nazionale prèsidi), si affida all’esperienza personale: «Non ho dovuto far fronte a casi di violenza né al Turoldo di Zogno né, ora, al Sarpi. Istituti nei quali non ho registrato tensioni né disagi particolari. E più in generale credo di poter dire che c’è rispetto verso l’istituzione scolastica. Ciò non toglie che la prevenzione vada comunque fatta. I corsi di educazione civica la prevedono, e, nel caso di episodi conclamati, ci sono i regolamenti disciplinari che danno indicazioni a riguardo». Sulla stessa linea Gloria Farisé, preside del liceo Falcone e già presidente dell’Anp di Bergamo. «Sarà che l’81% dei nostri iscritti sono ragazze, ma al Falcone non si sono mai verificati episodi di violenza e bullismo tra studenti o nei confronti del personale, docente e Ata. Questo non significa che manchi attenzione al fenomeno da parte nostra, almeno tra le mura scolastiche. Il corso di educazione civica, che è parte dell’offerta formativa, prevede percorsi di prevenzione di comportamenti violenti e discriminanti. Organizziamo regolarmente incontri con esperti e psicologi non soltanto per i ragazzi ma anche per i loro genitori». «Teniamo le antenne ritte – dice Maria Amodeo, preside all’istituto Natta e al Secco Suardo – pur non essendosi verificati atteggiamenti ostili verso gli insegnanti o tra ragazzi. L’attenzione è costante rispetto a episodi di bullismo e va oltre il 7 febbraio (la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, ndr). La formazione è, o almeno dovrebbe essere, permanente nelle scuole. Viene affidata ad esperti, esponenti delle forze dell’ordine, polizia postale e psicologi, che tengono incontri con gli studenti. Al Natta teniamo laboratori mirati all’inizio dell’anno scolastico destinati agli allievi delle classi prime proprio su questi temi».

Se i licei sembrano avere meno problemi, negli istituti tecnici e professionali la situazione cambia. «Da alcuni anni il livello di attenzione è cresciuto – spiega Imerio Chiappa, preside del Paleocapa –. Le classi prime sono più vivaci e turbolente. Capita che alcuni studenti si mettano in luce per atteggiamenti scorretti, a quel punto interveniamo con sospensioni, nei casi più gravi, e promuoviamo incontri con gli psicologi. Va detto, però, che sono casi sporadici e tutti “attenzionati”. Siamo vigili, attenti a queste tematiche, e non abbassiamo la guardia».

La professoressa Gaetana Diglio è responsabile dell’area Attenzione alla persona del Paleocapa. «Ogni anno accogliamo le classi prime con un momento dedicato al rispetto delle fragilità altrui e alla prevenzione. Spieghiamo ai ragazzi che gli episodi violenti vanno segnalati e denunciati». Per chi sgarra sono previsti «percorsi rieducativi, con attività di volontariato a scuola o extrascolastiche, e i risultati sono positivi. Organizziamo anche incontri con avvocati, poliziotti, psicologi sui rischi e la prevenzione. Certo, lavorare su questi temi a scuola non basta, cosa accada fuori non lo sappiamo. Andrebbe creata una rete che coinvolga le altre istituzioni e le famiglie», osserva la professoressa. L’impegno è costante, con l’auspicio che possa dare risultati non solo tra le mura scolastiche. Dice Veronica Migani, dirigente dell’istituto professionale Pesenti. «Il clima a scuola è relativamente sereno, non ho avuto segnalazioni di casi particolari. Cerchiamo di educare i nostri allievi alla legalità e al rispetto, organizziamo incontri con la polizia di Stato per metterli al corrente dei rischi che corrono con comportamenti sbagliati. Ma devo dire che più che aggressivi i nostri ragazzi mi sembrano come anestetizzati: stanno ore davanti al cellulare, non si aggregano, vivono situazioni di solitudine e sconforto individuale. E le richieste di aiuto agli sportelli psicologici in questi anni sono aumentate».

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