«Covid, molti test fai-da-te: ridurre l’isolamento per gli asintomatici»

L’esperto. Signorelli (San Raffaele): «Così migliorerebbe il tracciamento». Ora sono 50 mila i lombardi «bloccati». Studio dell’Imperial College: esami rapidi non affidabili.

Il presente e il futuro della pandemia. E dunque: le regole di oggi, i possibili cambiamenti dei prossimi mesi. Il dibattito intreccia regole e scienza. Su «Lancet Respiratory Medicine», una delle più autorevoli riviste scientifiche mondiali, è stato pubblicato uno studio dell’Imperial College di Londra dedicato alle tempistiche dei sintomi del Covid e alla capacità di individuazione della positività. In media, si legge nello studio, l’infezione dura 5 giorni: due pazienti su tre continuano però a essere contagiosi anche al 5° giorno, uno su quattro lo è ancora al 7° giorno. «I test rapidi – è la sintesi della ricerca dell’Imperial College – non sono affidabili nel diagnosticare l’inizio dell’infezione, ma la loro accuratezza migliora col passare del tempo, dunque è opportuno usarli a partire dal 6° giorno per capire quando si può uscire in modo sicuro dall’isolamento». I ricercatori inglesi hanno lavorato a queste valutazioni tra settembre 2020 e ottobre 2021, prima con la variante Alfa e poi con Delta: queste indicazioni potrebbero essere applicabili anche alle varianti Omicron attualmente in circolo, si legge, sebbene sembrino avere una minore carica virale e un periodo di contagiosità più breve.

«In quest’ondata estiva c’è stato un numero molto elevato di contagi che non è stato registrato: basti pensare ai tantissimi che hanno usato i test fai-da-te, molto spesso si trattava di persone con sintomatologia lieve o assente che volevano evitare l’isolamento. Allentare le regole sugli asintomatici potrebbe portare a un effetto indiretto positivo: si incentiverebbero i test “ufficiali”, quelli registrati dal sistema sanitario, tra chi ha sintomi lievi o assenti, e dunque si avrebbe un miglior tracciamento»

«Fase endemica»

Omicron ha in effetti stravolto lo scenario, con livelli di diffusione del virus elevati ma effetti clinici più contenuti: «Da molti mesi, la situazione è quella di una sorta di endemia: tante infezioni, ma numeri bassi di casi gravi — riflette Carlo Signorelli, professore ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Il Covid ci ha abituato a delle costanti sorprese, ma tutto lascerebbe intendere che si possa proseguire in questa direzione». Una direzione, quella della circolazione costante del virus, che alimenta il dibattito sulle regole. «Se non subentreranno novità in fatto di varianti, è ipotizzabile che in futuro si vada verso un ammorbidimento e una revisione delle norme sull’isolamento: continuerà per i sintomatici, fino alla negativizzazione, e potrebbe essere rivisto per gli asintomatici», aggiunge Signorelli.

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Difficile che una svolta maturi a breve, considerata anche la complessa situazione politica. Ma la scienza cosa indica? «La logica scientifica supporterebbe un allentamento dell’isolamento per gli asintomatici – spiega l’accademico –. Il vaccino, i cui effetti protettivi contro la malattia grave sono evidenti, è stato decisivo per portare a questa situazione di convivenza col virus ed è la chiave che consentirebbe di rivedere le regole. Certo, la campagna vaccinale non deve essere abbandonata: sulla quarta dose, indicata per le persone ancora oggi più a rischio di malattia grave, purtroppo non c’è stata una risposta adeguata. L’adesione è insoddisfacente e andrà rilanciata in autunno, soprattutto quando si partirà con la consueta campagna antinfluenzale, che potrà essere abbinata a un più significativo convincimento anche per la quarta dose anti-Covid».

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Attualmente sono poco meno di 50mila i lombardi in isolamento obbligatorio perché positivi (e poco meno di 3mila i bergamaschi), mentre in Italia si contano 800mila persone in isolamento. In quest’ultima ondata estiva si era saliti sino a un apice di 10mila persone in isolamento in Bergamasca, 170mila in Lombardia e quasi 1,5 milioni in tutta Italia: «Sono numeri rilevanti, che hanno ancora un impatto significativo sulla vita sociale ed economica», rileva Signorelli. Stando all’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, a seconda delle diverse fasce d’età, tra il 70 e l’80% dei nuovi casi registrati nell’ultimo mese era asintomatico. È anche sulla base di questi numeri che si può ragionare su una futura revisione delle regole. Signorelli aggiunge una prospettiva: «In quest’ondata estiva c’è stato un numero molto elevato di contagi che non è stato registrato: basti pensare ai tantissimi che hanno usato i test fai-da-te, molto spesso si trattava di persone con sintomatologia lieve o assente che volevano evitare l’isolamento. Allentare le regole sugli asintomatici potrebbe portare a un effetto indiretto positivo: si incentiverebbero i test “ufficiali”, quelli registrati dal sistema sanitario, tra chi ha sintomi lievi o assenti, e dunque si avrebbe un miglior tracciamento».

Settembre in arrivo

La traiettoria attuale della pandemia, intanto, dopo il picco «è ormai in una fase calante molto netta – osserva Signorelli –: siamo tornati su numeri di casi simili a fine maggio, prima che iniziasse quest’ondata. È un momento in cui non si parla più di Covid, o se ne parla molto poco, ma tutto ciò non esclude che nelle prossime settimane, in particolare da settembre con la ripresa delle scuole, un’altra risalita dei casi, eventualmente dovuta a una nuova variante o a reinfezioni».

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