Da venerdì 1 aprile tornano a scuola mille prof «no vax»

Nella Bergamasca È questa la stima dei docenti che sarebbero stati sospesi perché non vaccinati. Con il nuovo decreto rientreranno, ma non in classe.

La «maratona» iniziava praticamente un anno fa esatto. Era il marzo del 2021, agli albori della campagna vaccinale, e in quel momento scattava – come canale prioritario – anche l’immunizzazione del personale scolastico. E fu subito uno sprint: su una platea di circa 25mila lavoratori tra personale docente e non docente (tale era, allora, la platea indicata in Bergamasca), nel giro di pochissime settimane aderirono in poco più di 20mila, cioè l’80%. Da lì in poi, viceversa, l’«ultimo miglio» ha avuto ritmi ben più compassati: e oggi, alla vigilia di una svolta, i lavoratori del mondo-scuola non vaccinati restano una piccola minoranza percentuale, ben inferiore al 10%. Ma considerata la platea così ampia, i valori assoluti appaiono comunque significativi: di dati ufficiali non ce ne sono, ma secondo una stima potrebbero essere più di mille – e meno di duemila – in Bergamasca.

Rientro con altre mansioni

Il nuovo Decreto Riaperture cambia appunto le carte in tavola. Se da un lato conferma l’obbligo vaccinale «per tutto il personale scolastico» sino al 15 giugno, dall’altro lato il testo ammette una possibilità al rientro in servizio. Come precisato dal ministero, «la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni». E così «il personale docente ed educativo» (gli insegnanti), specifica il Miur, dovrà produrre entro cinque giorni la documentazione sul proprio status vaccinale.

«In caso di mancata presentazione della documentazione e di inosservanza dell’obbligo vaccinale, il personale docente ed educativo non adempiente sarà utilizzato in attività di supporto all’istituzione scolastica»

Ed ecco la novità: «In caso di mancata presentazione della documentazione e di inosservanza dell’obbligo vaccinale, il personale docente ed educativo non adempiente sarà utilizzato in attività di supporto all’istituzione scolastica». In altri termini: gli insegnanti no-vax non saranno più sospesi, rientreranno a scuola - dotati di Green pass base -, ma saranno dirottati ad altre mansioni non a contatto con gli alunni. Torneranno sì a scuola, ma non in classe.

I pionieri del Green pass

Riassunto delle puntate precedenti. Dal 1° settembre 2021 i lavoratori del comparto scolastico furono tra i primi per cui venne introdotto l’obbligo di Green pass – «base», cioè quello ottenibile tramite tampone oltre che da vaccinazione o guarigione – sul luogo di lavoro. A fine agosto 2021, secondo i nuovi dati aggiornati del ministero dell’Economia (era questa la banca dati di riferimento), la Regione stimava 20.687 lavoratori nelle scuole dell’obbligo bergamasche, tra pubbliche e paritarie: in quel momento aveva aderito alla campagna vaccinale l’88% di loro, quindi circa 18.200 persone, e mancava all’appello invece un ultimo 12% (cioè poco meno di 2.500 persone). La performance bergamasca era leggermente migliore della media regionale: sempre a fine agosto, in Lombardia risultava vaccinato l’86% del personale scolastico, e dunque su oltre 230mila lavoratori ne mancavano all’appello circa 25mila.

La stretta di dicembre

Da fine agosto a oggi, ovviamente i numeri si sono alzati per via di più fattori: perché in generale la campagna vaccinale è proseguita, seppur a passo più lento, e poi perché il mondo-scuola ha fatto i conti con una normativa più stringente. Dal 15 dicembre, infatti, non basta più il Green pass: da quel momento si è passati all’obbligo vaccinale. Per capire quanti siano effettivamente – a oggi – i lavoratori della scuola vaccinati (e quanti quelli no-vax), un dato di partenza è la copertura vaccinale nella popolazione «generale» in età lavorativa.

Nella Bergamasca ha ricevuto almeno una dose di vaccino il 91,28% dei 20-29enni, l’88,76% dei 30-39enni, l’89,04% dei 40-49enni, il 91,03% dei 50-59enni, il 91,89% dei 60-69enni

Un recente report della Regione, aggiornato al 21 marzo, indica che in Bergamasca ha ricevuto almeno una dose di vaccino il 91,28% dei 20-29enni, l’88,76% dei 30-39enni, l’89,04% dei 40-49enni, il 91,03% dei 50-59enni, il 91,89% dei 60-69enni. La media è di poco superiore al 90%; considerando però la normativa più stringente per le scuole e dunque l’«induzione» alla vaccinazione, è verosimile pensare che si sia immunizzato circa il 95% del personale. In altri termini, su poco più di 20mila lavoratori delle scuole dell’obbligo bergamasche (la platea indicata dal Mef a inizio anno scolastico), potrebbero essere un migliaio abbondante quelli non in regola con l’obbligo vaccinale. Chi tra loro è insegnante – perché appunto è questa la nuova differenza – potrà ora tornare a scuola, ma non in classe.

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