Docenti, in 1.609 hanno chiesto di trasferirsi. Di questi, l’83% torna al Sud per il carovita

IL FENOMENO. Questo il dato in provincia per l’anno scolastico in corso. I prof che hanno chiesti di tornare in Meridione lo fanno per ricongiungersi ai familiari e ridurre le spese.

L’inversione di tendenza è in atto. Il Nord Italia non è più in cima alle aspirazioni degli insegnanti del Sud. Anzi, le domande per tornare nelle regioni d’origine, da parte dei docenti meridionali saliti a lavorare in Settentrione, aumentano. Colpa soprattutto del carovita, oltre al desiderio, legittimo, di riavvicinarsi alle proprie famiglie. La conferma del fenomeno arriva dalle organizzazioni sindacali. «A Bergamo le domande di mobilità provinciale e interprovinciale per l’anno scolastico 2023-2024 sono state 1.609 (1.055 docenti e 554 Ata), su circa 23mila tra insegnanti e Ata in servizio nelle scuole orobiche – spiega, dati alla mano, Fabio Cubito, segretario generale della Flc-Cgil Bergamo – hanno ottenuto il trasferimento 209 docenti e 83 Ata, e gli insegnanti rientrati al Sud sono 199».

Sicilia, regione con più richieste

L’83% di chi ha ottenuto il trasferimento torna in Meridione, il 17% si sposta in altre province lombarde. La regione del Sud con più richieste è la Sicilia (37%), seguita da Campania (14,5%), Calabria (11,5%), Puglia (10%) e Abruzzo (5,4%). Numeri sostanzialmente in linea con quelli regionali. In Lombardia lo scorso anno scolastico il 61% delle quasi 19mila domande di mobilità presentate riguardava sedi fuori regione e la gran parte di queste (l’85%) era per trasferimenti in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Al contrario queste regioni hanno tassi di trasferimento esterno molto bassi e in prevalenza verso regioni limitrofe. «Le richieste di trasferimento sono alte sia per i docenti sia per il personale Ata, ma al Sud i posti disponibili sono pochissimi. Il costo della vita al Nord incide nelle richieste di trasferimento ma la mancanza di posti di lavoro frena la mobilità, oltre ai vincoli imposti dalla legge – continua Cubito –. Chi può usufruire della legge 104 e ha una maggiore anzianità di servizio ha la precedenza sugli altri». Il trasferimento è più facile per il sostegno, perché ci sono più posti disponibili, anche al Sud. La richiesta è alta in tutta Italia, per via delle certificazioni di sostegno in aumento in tutto il Paese. «Questi trasferimenti ci mettono in difficoltà – ammette il segretario della Scuola della Cgil– le domande di impiego al Nord sono sempre meno. Se poi consideriamo che il 52% dei posti di sostegno è coperto da docenti non specializzati, questo appesantisce una situazione già precaria. Consideriamo che su 3.088 posti complessivi sul sostegno in Bergamasca, ben 1.632 sono occupati da supplenti non specializzati».

Paola Manzullo, segretaria generale della Cisl Scuola Bergamo, sottolinea l’incidenza del carovita. «La gente cerca di tornare al Sud perché qui al Nord il costo della vita è molto più alto. In Meridione lo stipendio da insegnante ti consente una vita dignitosa, qui rischi la fame, affitto e bollette si mangiano tutto, e senza una famiglia alle spalle non ce la fai. Quando sono arrivata al Nord, nei primi anni Ottanta, mi sono detta che qui bisogna arrivare da ricchi, se quando cerchi casa ti chiedono tre mesi di affitto anticipato e tre mesi di caparra. E la situazione non è cambiata, anzi, con lo stipendio attuale (1.300-1.400 euro al mese) puoi pagare giusto l’affitto (ricordiamoci che Bergamo è la quinta città più cara d’Italia per lavoratori e studenti fuori sede)».

Al Nord domande diminuite

Anche le richieste di impiego nelle scuole del Nord sono diminuite. «L’abbiamo visto con la “call veloce” del ministero, che è stata un fallimento; gli insegnanti preferiscono fare i precari al Sud piuttosto che venire al Nord. Anche la mini call veloce per il sostegno ha avuto esiti deludenti. E chi viene, aspetta solo il momento giusto per tornarsene a casa». Come biasimarli? dice la sindacalista della Cisl. «Ho una collega meridionale, separata e con tre figli, che insegna a Bergamo e divide l’alloggio con altri colleghi. Si è trasferita da sola, ha dovuto lasciare i ragazzi al Sud perché con il suo stipendio non sarebbe riuscita a pagare un appartamento per tutta la famiglia e provvedere al mantenimento dei figli. Per non parlare del capitolo sostegno, altra nota dolente. In Sicilia i posti sono 5.000, in Lombardia 1.700, ma al Nord non cercano lavoro per i motivi che ci siamo detti. Che fare? Incentivare gli insegnanti a venire e rimanere. Vedremo cosa si riuscirà ad ottenere con il prossimo contratto nazionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA