Famiglie di una persona: in città +92% in 33 anni

Nel 1987 i nuclei unipersonali erano 14.091, nel 2020 saliti a 27.073. Mentre calano le composizioni più ampie, dalle 3 persone in su.

La statistica è cruda, la sintesi semplice: in poco più di trent’anni, in città le persone sole sono raddoppiate. La tendenza inesorabile è impressa nei numeri: su 58.668 nuclei familiari che componevano la trama sociale di Bergamo al 31 dicembre 2020, secondo i dati del Comune di Bergamo, ben 27.073 nuclei erano «unipersonali», cioè formati da una sola persona. Valgono il 46,1% del totale dei nuclei familiari, praticamente uno su due.

Più si sale nell’ampiezza del nucleo, più si assottiglia la «fetta della torta». I nuclei composti da due persone – una coppia, oppure una famiglia monogenitoriale composta da padre/madre e un solo figlio – sono 14.779, cioè il 25,2% del totale delle famiglie. I nuclei composti da tre persone, e quindi tipicamente una coppia con un figlio (o un genitore solo con due figli), sono invece 8.347, il 14,2% del totale delle famiglie. Sono invece 6.135 i nuclei formati da quattro persone, il 10,5% del totale delle famiglie. Le famiglie numerose sono ormai una rarità: i nuclei formati da cinque persone sono 1.713, il 2,9% del totale, mentre sono 621 i nuclei composti da sei o più persone (l’1,1% del totale delle famiglie).

Dal 1987, quasi raddoppiate

Se gli abitanti del capoluogo al 31 dicembre 2020 erano 120.960 e le famiglie 58.668, ogni nucleo familiare è composto in media quasi esattamente da 2 persone (2,06, a esser precisi). Una larghezza che s’è progressivamente erosa, perché il confronto con gli anni tratteggia in filigrana lo sgretolarsi della natalità e l’aumento – correlato anche all’incremento della lunghezza della vita – delle persone che appunto oggi vivono da sole. Alla fine del 1987, il primo anno di riferimento negli «open data» del Comune, i nuclei familiari cittadini erano 46.258 a fronte di 118.138 residenti: mediamente, ciascun nucleo era composto da 2,55 persone. E in quest’arco di tempo ampio 33 anni, i nuclei familiari sono cresciuti di 12.410 unità: ma praticamente, numeri alla mano, in valori assoluti è come se fossero cresciute unicamente le persone sole. Nel 1987, infatti, i nuclei unipersonali erano 14.091 e sono diventati appunto 27.073 lo scorso anno: in poco più di tre decenni sono aumentati del 92,1% (+12.982 persone sole, in valori assoluti). Allora valevano solo il 30,5% del totale dei nuclei familiari, meno di un terzo; oggi sono come detto il 46,1% del totale, quasi la metà. Tra 1987 e 2020, solo un altro segmento demografico è cresciuto: quello dei nuclei composti da due persone (una coppia, o un genitore solo con un figlio), passati da 11.427 a 14.779, cioè descrivendo un +29,3%; in altri termini, le famiglie composte da due persone nel 1987 rappresentavano il 24,7% dei nuclei totali e nel 2020 valgono il 25,2%. A calare sono tutte quelle «composizioni» più ampie, dove – tipicamente – oltre ai genitori c’è almeno un figlio. I nuclei con 3 persone sono calati del 10,4% (da 9.313 a 8.347), quelli con 4 vedono una flessione del 25,1% (da 8.190 a 6.135), quelli con 5 evidenziano la discesa maggiore, col -30,4% (da 2.460 a 1.713), e infine le famiglie con sei o più persone si sono ridotte del 20,1% (da 777 a 621). Va ricordato, per calibrare i numeri, che tra 1987 e 2020 la popolazione cittadina è cresciuta del 2,4%, da 118.138 a 120.960 residenti. La progressione anno dopo anno, infine, indica alcuni spartiacque: nel 1987 le persone sole erano appunto il 30,5%, la soglia del 35% è stata sfondata nel 1997 (35,7%), quella del 40% è stata superata già nel 2003 (40,9%) e oltre il 45% si è arrivati nel 2011 (45,3%). In realtà, tra 2013 e 2015 si era scesi attorno al 44%, poi dal 2016 la corsa della solitudine è ripartita. Fino appunto al picco attuale.

I dati nazionali

In città, la tendenza è molto più marcata della media nazionale.

L’ultima rilevazione dell’Istat, con dati riferiti anche in questo caso al 2020, evidenziava infatti che in Italia i nuclei familiari unipersonali – appunto le persone sole – sono il 32,9% del totale: Bergamo, in sostanza, è 13,2 punti percentuali al di sopra della media italiana.

I nuclei composti da due persone, sempre tornando alla performance nazionale, sono il 27,7% (Bergamo è 2,5 punti percentuali al di sotto di questo trend), quelli composti da tre persone rappresentano il 19% (Bergamo è 4,8 punti percentuali al di sotto), quelli composti da quattro persone «valgono» il 15,3% del totale (Bergamo è 4,8 punti percentuali al di sotto), i nuclei familiari che contano cinque persone sono il 3,9% del totale italiano (Bergamo è un punto al di sotto), infine quelli «popolati» da sei o più persone sono infine l’1,3% del totale (Bergamo è due decimi al di sotto).

Ovviamente, la geografia nazionale è variegata: lo stesso istituto di statistica specifica che al Nord-Ovest la concentrazione di famiglie unipersonali è massima (36%, oltre tre punti in più della media nazionale) e nelle città – rispetto che in provincia – il fenomeno è ancor più visibile.

Sempre a livello nazionale, però, si legge negli ultimi due anni una tendenza alla crescita – seppur minima, limitata a un decimo percentuale – delle famiglie che contano sei o più componenti.

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