
Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 04 Agosto 2025
Giubileo dei giovani: «Grazie, ora la speranza è più forte»
IL PELLEGRINAGGIO. Cinquecento i giovani bergamaschi arrivati a Tor Vergata per la Messa con il Pontefice. «Un’esperienza che ci ha donato un respiro più ampio». Il Vescovo: «Slancio coltivato dall’intensità spirituale».
Il sole sorge su Tor Vergata e il milione di giovani presente alla spianata si sveglia, tutti pronti a vivere la Messa con Papa Leone XIV, ultimo atto del Giubileo dei Giovani. Tra la folla, come tanti piccoli puntini, emergono delle maglie rosse sgargianti con un’àncora disegnata a dire il legame con la speranza: sono i cinquecento bergamaschi giunti a Roma da diverse strade.
Dopo aver vissuto il Giubileo attraverso i suoi riti, le sue strade e i suoi significati, i pellegrini hanno compiuto l’ultimo passo. Un passo di slancio caricato dalle parole di Papa Leone XIV che, prima di inviarli come portatori di una fede gioiosa, ha incoraggiato i giovani dicendo loro che «la fragilità è parte della meraviglia che siamo». Così i giovani di Tor Vergata torneranno a casa con la consapevolezza che, anche nelle difficoltà del quotidiano, si può scovare la bellezza.
Le foto dei gruppi dei giovani bergamaschi
Al Giubileo dei giovani massiccia presenza dei gruppi bergamaschi che erano in 500.
«L’incontro con Cristo cambia la nostra esistenza – ha detto il Pontefice –. Sentiamo una sete grande a tal punto che nessuna bevanda la può estinguere: ascoltiamola e facciamone uno sgabello in punto di piedi per vedere Dio. Spalancate il cuore a Dio verso spazi e termini di infinito. Aspirate alle cose grandi, aspirante alla santità».
Un grande grazie!
L’incontro con Dio è stato augurato e coltivato dal Vescovo Francesco Beschi nell’arco della settimana vissuta con i pellegrini bergamaschi. «Dobbiamo dire che abbiamo vissuto esperienze forti e intense, abbiamo vissuto la fede insieme e quindi c’è da dire un grande grazie. Grazie non solo a chi ha organizzato con cura questo pellegrinaggio, ma un grande grazie ai giovani che hanno rappresentato l’anima di questo nostro camminare. Abbiamo camminato tanto, anche vissuto tanti momenti forti, insieme ai giovani di tutto il mondo e a Tor Vergata i giovani hanno vissuto un gran finale, ma questa meta è stata un traguardo di slancio coltivato dai momenti di grande intensità spirituale come l’eucaristia che abbiamo celebrato, il sacramento della riconciliazione e tutte le meditazioni e le riflessioni condivise. Sono davvero stupito dall’animo e dal cuore dei giovani. Noi non dobbiamo dubitare di loro, dobbiamo offrire a loro delle condizioni perché la loro speranza non venga mortificata dai nostri cinismi. Una speranza – ha continuato il Vescovo – che deve essere rafforzata dalla testimonianza degli adulti e degli anziani. Questo è il servizio anche dei sacerdoti che, pure ringrazio di cuore, e anche del Vescovo».
E lo stupore è lo stesso sentire condiviso da due giovani della parrocchia di Valtesse San Colombano e Valtesse Sant’Antonio in Bergamo. Cristina Sanga e Maddalena Ferraro raccontano la tappa finale del Giubileo dei Giovani con molto emozione. «Arrivare a Tor Vergata, a colpo d’occhio, ci ha stupito la folla. Eravamo in tantissimi e arrivavamo da ogni parte del mondo. Delle volte il rischio che corriamo è di sentirci soli perché non vediamo molti giovani. Questa esperienza, però, ci ha donato un respiro più ampio e abbiamo visto una Chiesa grande e, soprattutto, di giovani».
Le due giovani richiamano anche le parole del Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e Arcivescovo di Bologna, che giovedì sera in Piazza San Pietro ha ricordato come ogni parrocchia sia grande se al centro c’è Cristo. Ora è arrivato il tempo di tornare e proseguire con un mandato rinnovato e rafforzato da ciò che hanno vissuto e dalle parole del pontefice.
«La speranza - ricordano le due giovani – era al centro di questo Giubileo e l’abbiamo riscoperta come un dono. Il Papa ci ha dato una nuova prospettiva e ci ha indicato dove cercarla. Le piccole cose sono delle tracce che ci portano a Qualcuno di più grande. Possiamo vivere la speranza attraverso una doccia dopo Tor Vergata o una giornata nella natura, ma questi sono solo dei segnali».
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