«Il Natale illumina l’oscurità che abita la nostra storia contemporanea »

LE CELEBRAZIONI. Il vescovo mons. Francesco Beschi in Cattedrale il 24 sera: «Il Natale è una delle cose più belle della vita. È una luce che illumina l’oscurità del male che abita la nostra storia contemporanea e a volte il nostro cuore». Il 25 dicembre, al termine della Messa in Duomo, gli auguri agli ospiti del Nuovo albergo popolare.

A mezzanotte nella cattedrale gremita, al termine della Veglia, prima dell’inizio della Messa del 24 dicembre, il vescovo Francesco ha percorso la navata centrale reggendo tra le braccia la statua di Gesù Bambino, mostrandola ai fedeli per poi posarla ai piedi dell’altare. «Il Natale è una delle cose più belle della vita - ha detto monsignor Beschi nell’omelia -. È una luce che illumina l’oscurità del male che abita la nostra storia contemporanea e a volte il nostro cuore».

Ha ricordato gli 800 anni del presepe ideato a Greccio da San Francesco e la tradizione popolare che ne ha dato continuità.«Basta poco anche oggi a costruire un presepe nella nostra vita attraverso una parola o un gesto fraterno. Nonostante l’oscurità, la violenza, lo sgomento della storia Gesù nasce. Il Natale di Gesù è il ’nonostante’ di Dio». La celebrazione è stata accompagnata dal canto della Cappella musicale della Cattedrale.

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25 dicembre

Il giorno di Natale: alle 10,30 il Vescovo presiederà il solenne Pontificale (animato dalla Cappella musicale del Duomo). Poi porterà gli auguri a ospiti, personale e volontari del Nuovo albergo popolare. Alle 17 presiederà i Vespri.

31 dicembre

Domenica 31 dicembre: alle 18 monsignor Beschi presiederà la Messa con il canto del «Te Deum» in ringraziamento per l’anno trascorso.

1° gennaio

Lunedì 1° gennaio, Capodanno, solennità di Maria Madre di Dio e 57ª Giornata mondiale della pace: alle 18 il Vescovo presiederà una Concelebrazione eucaristica (animata dal Coro dell’Unità pastorale di Città Alta). Sabato 6 gennaio, Epifania: alle 10,30 il Vescovo presiederà una Concelebrazione eucaristica (interverrà la Cappella musicale del Duomo), mentre alle 17 presiederà i Vespri.

La Natività nelle parrocchie

E nelle parrocchie come si vive il Natale? Natale come momento forte per rinvigorire la vita di fede e per essere vicini ai bisognosi e per guardare con speranza presente e futuro nonostante le tenebre delle guerre. È la lunghezza d’onda delle riflessioni di vari parroci bergamaschi per presentare la solennità del Natale. «I popoli sprofondano ancora nelle tenebre dell’oppressione e del terrore – sottolinea don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo –, ma non si rassegnano a credere che vendetta, odio, morte, violenza siano le ultime parole della vita. L’orecchio raccoglie le lacrime di Gerusalemme, Gaza, Buche, Libia e Nordafrica. Ma un Bambino è nato per noi. Le labbra si sciolgono in canto: sulle terre pace agli uomini, amati da un Dio Bambino che non smette di riscattare l’umano degli ultimi». Per Natale, sul Notiziario è stato pubblicato un disegno che esprime con efficacia le sofferenze delle popolazioni di Terrasanta.

«Chi è il mio prossimo, soprattutto a Natale?», si chiede don Davide Galbiati, parroco di Celadina. «Il mio prossimo è Gesù stesso che si fa prossimo a me. Prima di essere io prossimo agli altri devo sperimentare la prossimità di Dio che si fa fratello nei miei confronti, si prende cura di me e genera una relazione duratura. Il cristiano non è semplicemente uno che fa la carità, ma uno che si fa prossimo e manifesta, nel gesto che compie, il suo essere fratello nei confronti dell’uomo. Questo richiede fatica, ma produce vita. Quindi il Natale – aggiunge il parroco – ci chiama a rinnovare l’incontro con il Signore e perseverare nel generare segni di fraternità». In questo contesto, in parrocchia vengono raccolti generi alimentari e, per i carcerati, materiale di igiene personale.

Don Gianangelo Ravizza, parroco di Redona, ricorda che il Dio Bambino nasce nella povertà assoluta. «Il Bambino nudo sulla nuda terra, in un luogo di fortuna. E nulla più, se non il padre e la madre. Lui è il centro, ma lo è nella povertà, nudità, abbassamento totale, umiltà. Si consegna così – prosegue il parroco –. Offerto a un’umanità segnata dai drammi della violenza, guerra e ingiustizia, preoccupata per i disastri ecologici, timorosa per il suo futuro, ma capace ancora di camminare sulle strade dell’amore e del dono, cioè diventare bambina».

I Monfortani celebrano il Natale in ottica mariana. «Nel carisma del nostro Istituto – sottolinea padre Santino Epis, della Casa monfortana di Redona – Maria è la via sicura che conduce a Cristo. Non è nulla di devozionale, ma una vera spiritualità, intesa come mezzo per vivere in maniera autentica il Vangelo. Nel celebrare il Natale, noi Monfortani valorizziamo l’aspetto mariano del mistero: il Natale è anche di Maria, celebrandolo con e come Maria. I primi padri Monfortani nelle nostre missioni lo hanno insegnato ai cristiani dei villaggi facendo intonare i nostri canti natalizi, compreso il “Tu scendi dalle stelle al freddo e al gelo”, tenendo tuttavia presente che in Africa il Natale cade in un periodo caldissimo». Nella loro chiesa, quest’anno, prima della Messa di mezzanotte, si terrà una veglia con testi natalizi, accompagnati dal suono del baghèt, la tipica cornamusa bergamasca.

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