Il risveglio di Mattia con il cuore nuovo. «Ora fa tante domande»

DOPO L’INTERVENTO. La mamma del piccolo di 7 anni salvato da una donazione «a cuore fermo»: «Non ha dolore, crede di aver fatto un viaggio in astronave».

Si è svegliato Mattia (il nome è di fantasia): è ancora in ospedale, ma è uscito dalla Terapia intensiva. Ha appena fatto un viaggio unico, ricevendo un cuore nuovo e una nuova speranza di vita: il piccolo, 7 anni, soffriva di una miocardiopatia dilatativa e da quest’estate era in lista d’attesa. L’organo è arrivato poco prima di Natale, giovedì scorso, e Mattia l’ha ricevuto grazie a un eccezionale intervento, un trapianto da donazione «a cuore fermo» controllata, che ha visto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo impegnati 50 professionisti, in tre sale operatorie, per 13 ore, tra prelievo e trapianto.

Il risveglio

Al risveglio Mattia, che è stato stubato già il giorno successivo all’intervento, ha visto accanto a sé mamma e papà. «Non sente dolore ma fa tante domande», spiega la mamma, che ieri ha raccontato: «Lui pensa di essere ancora su una navicella spaziale, proprio come gli hanno spiegato i medici dell’ospedale per aiutarlo ad affrontare l’intervento di trapianto». I genitori, con il personale medico-infermieristico, sono ora tutti impegnati per ridargli il buonumore. E la mamma racconta di avergli spiegato che mentre era su quell’astronave Mattia è stato male «e gli Elfi laureati in Medicina hanno “aggiustato” il suo problema al cuore, e che ora deve pazientare, presto tornerà alla vita normale».

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L’intervento

Mattia, aggiunge la mamma, non ha ancora realizzato che Natale è arrivato. I suoi genitori, invece, hanno vissuto il Natale «grazie al dono ricevuto, alle cure e alle attenzioni da parte del personale dell’ospedale». «Combattiamo la paura con l’immensa fiducia nel personale medico e con la preghiera – spiega la mamma di Mattia –. Presto arriverà il 2024, sarà un anno pieno di esami, di controlli, ma anche di prove spirituali da affrontare. Per il dono che abbiamo ricevuto continueremo a pregare e ad avere fiducia». La loro preghiera è anche un pensiero costante a quel sedicenne che ha reso possibile il dono ricevuto da Mattia. Il ragazzino, Nicholas (anche questo è un nome di fantasia) colpito da una grave cerebropatia per un’emorragia cerebrale sopraggiunta alla nascita, era stato di recente colpito da una grave forma di polmonite che gli impediva di respirare autonomamente. Era stato intubato, ma le prospettive di sopravvivenza si erano ridotte drasticamente. E nel momento più difficile, quando ai genitori di Nicholas era stata proposta dai medici la possibilità di donare gli organi, quel papà e quella mamma hanno saputo dare un senso al loro dolore e hanno acconsentito. È scattata così la procedura complessa per quel trapianto, da donazione «a cuore fermo» controllata (che è diversa dalla donazione da cadavere), mai effettuata prima in campo pediatrico in Italia, e che ha permesso così a Mattia di risvegliarsi dopo il «viaggio in astronave» con un cuore nuovo. Nicholas con la sua donazione «a cuore fermo» ha salvato anche altre vite: il suo fegato è andato a un bimbo con un intervento effettuato sempre al «Papa Giovanni» proprio mentre Mattia veniva sottoposto al trapianto di cuore; i suoi reni ad altri due bambini.

Prima volta su un bambino

Il primo trapianto con donazione «a cuore fermo» controllata a Bergamo risale a maggio, da allora ne sono stati effettuati una dozzina, ma solo su pazienti adulti. E soltanto pochi giorni fa era arrivata l’autorizzazione a svolgere questo tipo d’intervento anche sui bambini, proprio a ridosso del prelievo da Nicholas e del trapianto del cuore a Mattia. Il prelievo e il trapianto di cuore sono stati effettuati dall’équipe del Centro trapianti di cuore del «Papa Giovanni» diretta da Amedeo Terzi, con gli specialisti del Dipartimento cardiovascolare. La doppia équipe, per il prelievo e il trapianto, è stata assistita dai rianimatori, coordinati in sala da Lorenzo Grazioli, dai perfusionisti e dallo staff infermieristico. In Italia i pazienti pediatrici in lista per un cuore sono 64, ricorda Amedeo Terzi. «Il tempo di attesa medio per un paziente pediatrico supera l’anno – conclude –. Riuscire a recuperare un maggior numero di organi, che altrimenti andrebbero persi, rappresenta una grande opportunità».

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