Infermieri, professione «snobbata». Nei corsi di laurea tanti posti vacanti

L’allarme . In Bergamasca ne mancano 1.000 e il futuro è incerto. 7mila gli iscritti all’Ordine. Solitro: «Questo lavoro non è più attrattivo». Rsa in sofferenza, alte le carenze sul territorio.

Oggi ne mancano mille. Domani potrebbero mancarne ancora così tanti, o forse addirittura di più. Le sofferenze d’organico della sanità consegnano anche lo «stress» delle professioni infermieristiche, con incognite sul prossimo futuro. «Il vero problema – sottolinea appunto Gianluca Solitro, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bergamo – è che, oltre ad avere carenze ora, le avremo anche nel prossimo futuro: rischiamo di essere sempre meno». Il nodo è comune a livello nazionale: nelle università, infatti, i corsi di Infermieristica hanno un numero di iscritti inferiore rispetto ai posti.

A Fisioterapia in rapporto si arriva fino a 14 potenziali candidati per ciascun posto disponibile, a Infermieristica si fatica a raggiungere il rapporto 1 a 1

Perché se il punto di partenza è che in provincia di Bergamo gli infermieri sono circa mille in meno di quanti ne servirebbero calcolando i fabbisogni delle diverse realtà, «il dato allarmante è che nell’ultimo anno accademico le immatricolazioni non hanno riempito tutti i corsi – rileva Solitro –. A Fisioterapia in rapporto si arriva fino a 14 potenziali candidati per ciascun posto disponibile, a Infermieristica si fatica a raggiungere il rapporto 1 a 1. Questo ci fa capire che, per noi, la soluzione non è nemmeno quella di togliere il numero chiuso. Va fatta una riflessione seria sull’attrattività della professione».

Sono circa 7mila gli infermieri iscritti all’Ordine di Bergamo; il fabbisogno necessiterebbe di almeno mille altri professionisti in più.

È questo il tema da affrontare e risolvere: «Oggi la nostra professione non è attrattiva come in altri momenti storici. O forse non lo è stata mai, se non per chi crede veramente in questo ambito – è lo scoramento di Solitro –: gli infermieri non hanno progressioni di carriera e progressioni economiche tali da rendere questa professione competitiva con le altre professioni sanitarie». Nell’ultimo anno accademico (il 2022/2023, quello iniziato in autunno) sono stati circa 18mila i posti e per i corsi di laurea triennale in Infermieristica in Italia (di cui oltre 2.200 in Lombardia), con un aumento del 3,5%.

Sono circa 7mila gli infermieri iscritti all’Ordine di Bergamo; il fabbisogno necessiterebbe di almeno mille altri professionisti in più. Dall’inizio dell’emergenza pandemica a oggi s’è innescato un flusso che ha portato a «travasi» di organico da diverse strutture. «L’emorragia più grande interessa le Rsa e i servizi territoriali, questi sono i comparti più in sofferenza – spiega il presidente dell’Ordine di Bergamo –. Quotidianamente raccogliamo il grido d’allarme degli infermieri ma anche delle strutture. Lavoriamo per capire come poter mettere a punto nuovi modelli organizzativi». La Lombardia negli ultimi mesi ha lavorato sulla formazione di nuove figure a supporto dell’assistenza infermieristica, dal «super Oss» all’«Oss complementare», per potenziare la presenza degli operatori soprattutto nelle strutture con maggiori carenze.

Nei giorni scorsi la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) ha presentato al parlamento le proposte dei propri gruppi di lavoro sul futuro della professione infermieristica. Tra i punti messi nero su bianco: «Superare l’esclusività degli infermieri dipendenti per ampliare l’offerta assistenziale al territorio. Un cambiamento radicale della formazione, con specializzazioni e percorsi universitari ad hoc in alcune aree: cure primarie e sanità pubblica; neonatologia e pediatria; salute mentale e dipendenze; intensiva e dell’emergenza». Per Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi, «Il tradizionale modello organizzativo è ormai inefficace per le esigenze della popolazione. L’obiettivo è promuovere una interlocuzione con i principali soggetti istituzionali coinvolti nei processi di riforma».

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