«Inverno anomalo, con tanta neve. Attenzione alle valanghe in quota» - Il video

CLIMA. Il nivologo Federico Rota, dopo la slavina di domenica a Mezzeno: «Precipitazioni tardive. Accumuli importanti sopra i 2.300 metri».

«Una stagione invernale eccezionale»: il geologo Federico Rota, che da anni si occupa di valanghe e opera come consulente anche per la Provincia di Bergamo, descrive la situazione della neve sulle Orobie come anomala rispetto a quella abituale del mese di maggio. Un inverno in cui le precipitazioni sono arrivate tardi determina oggi un quadro che può riservare delle insidie, come mostrato dalla valanga che domenica ha travolto due giovani nei pressi del Passo di Mezzeno, vicino al rifugio Laghi Gemelli, fortunatamente senza metterli in pericolo di vita.

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Alla base delle anomalie registrate oggi ci sono sicuramente le condizioni meteorologiche dei mesi scorsi. «Fino alla fine di gennaio le precipitazioni erano in linea con quelle degli ultimi due anni: molto deficitarie – esordisce Rota –. Poi ci sono state successioni di precipitazioni abbondanti, a partire da quelle dal 9 all’11 febbraio, poi una fase molto prolungata di tempo perturbato tra il 22 e il 28 febbraio, ancora tra il 29 febbraio e il 4 marzo, per diversi periodi di marzo, fino ai giorni di Pasqua. A questo è seguita una fase di temperature anomale, con lo zero termico che è arrivato fino ai 4.000 metri, e ancora, negli ultimi giorni, l’alternanza di giornate poco soleggiate, nella media della stagione, e di precipitazioni».

Tanta neve a fine stagione

L’elemento più di rilievo è l’innevamento abbondante nella parte terminale della stagione. «Negli ultimi anni abbiamo avuto alcune stagioni con particolare rischio di valanghe, come il 2008-09, il 2013-14 e il 2020-21, ma in quegli anni le principali precipitazioni si erano concentrate tra gennaio e febbraio, mentre quest’anno nella seconda parte della stagione». Il risultato è quello a cui si assiste oggi: versanti quasi interamente puliti fino a quota 2.300 circa, accumuli importanti al di sopra. «Dipende anche dall’esposizione dei versanti»: sulle nostre Orobie la maggior parte «guardano» a Sud. «Solitamente nella seconda metà di maggio i quantitativi di neve calano molto, mentre quest’anno ciò è accaduto solo alle quote più basse».

Escursioni in montagna sopra i 2000 metri. E' necessario prestare attenzione alle temperature per evitare rischi. Video di www.bergamotv.it

Da questa differenza di quote deriva un problema negli strumenti a disposizione di chi vuole avventurarsi in montagna. «Sull’arco alpino vengono emessi molto più raramente i bollettini nivometeorologici che definiscono l’indice del pericolo valanghe, perché questi vengono redatti sulla base dei dati raccolti e le principali stazioni, sia automatiche sia manuali, si trovano tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota: lì la neve manca, anche le ultime precipitazioni sono a quote più alte».

Scialpinisti ed escursionisti

Il fatto che non vengano segnalate dai bollettini, però, non significa che le situazioni pericolose non ci siano. «Le zone pericolose sono notevolmente diminuite di numero, ma localmente sono ancora presenti, anche dove le condizioni appaiono tranquille – prosegue Rota –. Gli scialpinisti tendenzialmente sono attenti a considerare anche le temperature e il fatto che ci sia oppure no il rigelo notturno, mentre a volte gli escursionisti sono meno attenti».

In questo periodo sono sempre meno gli scialpinisti presenti in montagna, mentre sta entrando nel vivo la stagione delle escursioni. «Serve pianificare la propria uscita con particolare attenzione, considerando temperature ed esposizione dei versanti. La neve che rimane è localmente ancora abbondante ma poco compatta, dunque possono esserci ancora valanghe».

Le anomalie di questo periodo dovrebbero però andare a sistemarsi nei prossimi mesi. «Rispetto alla presenza di neve bisognerà verificare cosa succederà con l’innalzamento delle temperature – conclude Rota –. Questa fase in cui il pericolo valanghe è ancora alto potrebbe essere abbastanza limitata nel tempo, ma per ora bisogna aspettare che la situazione atmosferica si stabilizzi, dopo di che l’evoluzione potrebbe essere abbastanza rapida».

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