Lazzaretto, per archi e colonne «check-up» in vista del restauro

NUOVO CANTIERE. Verifiche sullo stato di salute degli elementi più fragili. L’assessore Brembilla: «Elevato degrado, serve intervento importante».

Le più attenzionate sono le colonne in pietra che sorreggono gli archi a tutto sesto, che saranno analizzate con una strumentazione agli ultrasuoni per «misurare» eventuali lesioni. Ma tutto il Lazzaretto ha bisogno di un’azione di restauro. In vista di un intervento corposo, ci tiene a definirlo così, l’assessore ai Lavori pubblici Marco Brembilla, gli uffici comunali hanno commissionato una «verifica di integrità delle colonne lapidee», chiudendo così l’analisi dello stato di fatto. Il passo successivo sarà la progettazione di un intervento di restauro interno che riguarderà l’intera struttura, realizzata nel 1504 per volontà della Repubblica di Venezia, allo scopo di isolare e rinchiudere gli ammalati di peste. Un quadrato di 130 metri per 129 che ha ormai mezzo secolo di vita, dirimpettaio del nuovo Gewiss stadium.

I lavori precedenti

Negli anni le diverse amministrazioni sono intervenute sulla copertura (gli ultimi lavori nel 2018) e sulle parti esterne, ma non con interventi di restauro: «Sul Lazzaretto è necessario un intervento importante che spero di poter inserire nel Pop (Piano delle opere pubbliche, ndr) 2024, documento che ancora non è stato approvato – spiega l’assessore Brembilla –. Abbiamo iniziato a fare delle indagini conoscitive per capire lo stato di fatto, in primis sulle colonne, che sembrano gli elementi più bisognosi di restauro. Oggetto di lavori saranno anche le arcate e il pavimento sottostante».

Nuova valutazione

Il Comune lo scorso settembre aveva affidato un primo incarico di «ispezione e valutazione preliminare delle condizioni statiche del complesso del Lazzaretto». Ma, si legge nel documento firmato dal dirigente comunale nei giorni scorsi, «a seguito delle rilevazioni preliminari, in loco è emersa la necessità di procedere a eseguire degli approfondimenti conoscitivi sulle colonne in elevato stato di degrado, al fine di stabilire lo stato di conservazione e rilevare eventuali gradi di criticità». Da qui il nuovo incarico a un laboratorio specializzato che analizzerà lo stato di salute delle colonne che sorreggono una struttura dalle numerose vite.

Come è nato il Lazzaretto

Il Lazzaretto è stato sì luogo di ricovero per i malati, ma anche «mercato del bestiame, recinto per gli stalloni reali, caserma, magazzino, colonia per i bagni di sole della Cri, campo di concentramento per i prigionieri di guerra durante la Repubblica di Salò» ricorda la Sovrintendenza. L’impianto però, a differenza del più noto Lazzaretto di Milano descritto dal Manzoni, non ha subito pesanti trasformazioni. Il disegno ancora si legge, manca un elemento, la chiesa dedicata ai Santi Rocco e Sebastiano che un tempo stava al centro del quadrilatero. Tutte le celle, proprio come oggi, si affacciavano sul portico mediante una finestra e una porticina. Commenta l’assessore Brembilla: «Si tratta del recupero di uno dei più bei monumenti storici che abbiamo». Nel frattempo il Lazzaretto è diventato sede di eventi durante la stagione estiva: «Abbiamo realizzato la terza uscita di sicurezza, riuscendo così ad aumentare il numero di spettatori in occasione dei concerti – conclude Brembilla –. Anche per questo, è giusto che il Lazzaretto venga sistemato».

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