L’ospedale che verrà: nuova sala trapianti e «polo» dei bambini. Il dg Locati: «Medici di base, in città teleconsulto al via»

ASST PAPA GIOVANNI. Il nuovo direttore generale Francesco Locati: spazi rimodulati per unire le specialità pediatriche. «Massimo impegno per l’obiettivo dell’ottava torre». Cure territoriali: «Piano con il Comune per la Casa di via Ghirardelli».

Rafforzamento dell’emergenza-urgenza, potenziamento della telemedicina e delle Case di Comunità, più spazi al «Papa Giovanni» puntando alla concretizzazione dell’ottava torre, sviluppo delle eccellenze dell’ospedale e della ricerca. E, a brevissimo, una sala operatoria in più, riservata all’attività di trapianti, in funzione 12 ore su 24, tutti i giorni: sala operatoria che è già pienamente in funzione, con risorse di personale aggiuntive, al momento per 6 ore al giorno, tutti i giorni. Sono questi gli obiettivi a breve termine illustrati dal nuovo direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII, Francesco Locati: per lui una sorta di «ritorno a casa», dopo l’esperienza alla guida dell’Asst Bergamo Est; Locati, infatti, medico dermatologo, ha cominciato la sua carriera proprio agli allora Ospedali Riuniti, nel 1996.

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Lei arriva al «Papa Giovanni» con una grande esperienza in un’Asst molto radicata sul territorio: per il «Papa Giovanni» è imminente l’appuntamento con la riorganizzazione della medicina di base e la continuità assistenziale. Una grande scommessa per il legame ospedale-territorio.

«Sono particolarmente onorato di far parte di questa azienda di rilievo nazionale e internazionale, contraddistinta da linee strategiche molto peculiari intraprese in questi anni: ringrazio il presidente della Regione Lombardia e l’assessore al Welfare per la fiducia che mi hanno accordato. Posso contare su una squadra di grandi professionisti che ho da poco nominato: il direttore sanitario Mauro Moreno, il direttore sociosanitario Simonetta Cesa e il

direttore amministrativo, Gianluca Vecchi. Con loro affronteremo, in stretta sinergia con la Regione, le sfide che ci attendono, a cominciare dal rafforzamento dei servizi di emergenza-urgenza e di presa in carico del paziente critico, il contenimento dei tempi di attesa e l’attuazione delle progettualità previste dal Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ringrazio la Direzione strategica uscente per il lavoro svolto e in particolare il già direttore sanitario Fabio Pezzoli, che mi ha accolto nella prima settimana e che ora è andato in pensione. Metterò a frutto l’esperienza fin qui maturata, in particolare quella svolta all’Asst Bergamo Est, dove la dimensione territoriale è fortemente connotata. Sul tema delle cure primarie il cambiamento innescato dalla legge regionale sta entrando nel vivo con il trasferimento alla nostra Asst del Dipartimento Cure primarie, composto da un medico direttore e 6 figure amministrative, a cui si aggiungerà a breve un altro medico. Vogliamo rafforzare il team perché il nostro obiettivo è di garantire il buon funzionamento di questo settore che svolge un ruolo cruciale per il benessere dei cittadini: infatti le cure primarie comprendono le attività previste dalle convenzioni per il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta e i medici di continuità assistenziale. Stiamo parlando di 141 medici di Medicina generale, 26 pediatri di libera scelta e 45 medici di continuità assistenziale che afferiscono alle Aft, Aggregazioni funzionali territoriali - 7 in totale sul nostro territorio, 5 per i medici di Medicina generale e 2 per i pediatri di libera scelta -, che sono forme associative monoprofessionali in grado di rispondere in modo coordinato ai bisogni dei pazienti».

I vostri obiettivi in questo campo?

«Sono tre: semplificare il più possibile il percorso dei pazienti, favorire una migliore comunicazione tra professionisti e facilitare l’accesso alle prestazioni».

Ospedali di Comunità: è previsto il potenziamento dei letti a San Giovanni Bianco, i prossimi interventi e le scadenze per l’area vallare?

«L’Ospedale di Comunità rappresenta uno snodo importante nello sviluppo dei servizi, come previsto dal Pnrr. Una prima sezione di 10 posti letto a San Giovanni Bianco è stata attivata nel dicembre 2022. Sono stati appaltati i lavori per la realizzazione di ulteriori 10 posti letto. L’avvio dell’intervento è previsto nelle prossime settimane, completamento entro l’anno. Sempre in area vallare, i progetti legati al Pnrr, che trovano un altro caposaldo nelle Case di Comunità, sono entrati nella seconda fase. Cosa intendo per seconda fase? Si tratta di interventi di adeguamento delle strutture, tutte già operative, per accogliere tutte le funzioni previste. Lavori al via a marzo 2024 alle Case di Comunità di Sant’Omobono Terme e di Zogno; poco dopo a Villa d’Almè».

Il «Papa Giovanni» è un ospedale di rilievo internazionale: su cosa si punterà?

«Continueremo a lavorare sulle linee strategiche che fanno di questa azienda un punto di riferimento essenziale: quello trapiantologico (nel 2023 quasi 350 trapianti, numeri che pongono Bergamo ai vertici in Italia); quello materno-infantile, in particolare quando incontra la vocazione cardiovascolare di questa azienda, con la Cardiologia pediatrica che ha ripreso la sua centralità, e la diagnostica specialistica per i più piccoli (penso alle prestazioni di risonanza magnetica pediatrica); l’Ematologia e l’Oncologia, con l’impiego di trattamenti innovativi come le Car-T; la Cardiologia interventistica e la Cardiochirurgia, reparti all’avanguardia, con team multidisciplinari specifici sull’aorta e altre malattie; la Neuroradiologia, punto di riferimento per tutta la provincia; la gestione del malato critico, con équipe in grado di affrontare tutte le urgenze, con l’impiego di tecniche salva-vita come l’Ecmo e una Terapia intensiva e semi-intensiva, con 80 posti letto, tra le più grandi di Europa; la ricerca e la formazione universitaria, con il nuovo polo didattico di Via Nini Da Fano».

Telemedicina e robotica: le strategie per il futuro.

«La robotica è un altro settore all’avanguardia dell’Asst Papa Giovanni XXIII, per le sue svariate applicazioni e l’esperienza sin qui acquisita con il primo robot. Un secondo è atteso in primavera. Nel 2023 sono stati eseguiti più di 300 interventi di chirurgia robotica, che hanno riguardato in particolare interventi urologici, ginecologici, di chirurgia addominale e, tra i pochi centri in Italia, pediatrica. Rispetto alla telemedicina, a cui il Pnrr assegna cospicue risorse, siamo al banco di prova, nel senso che ci agganceremo alla piattaforma nazionale che ha l’obiettivo di raggiungere 300mila assistiti nel 2025. Sono già state avviate la televisita, il teleconsulto e il telemonitoraggio nelle Case di Comunità a favore dei soggetti più fragili. È già attivo anche il teleconsulto tra i nostri specialisti e i medici di medicina generale del Distretto della Val Brembana, Valle Imagna e Villa D’Almè. Il prossimo step: estendere il servizio ai medici di base del Distretto di Bergamo».

Risorse per il personale: qual è la situazione del «Papa Giovanni» e come si procederà per il potenziamento del personale?

«Ci muoviamo tramite il Piano del fabbisogno che ha durata triennale, che tutti gli anni deve essere approvato e che fissa dei parametri rispetto allo storico, ma anche in base all’incremento di personale necessario, se sono previsti aumenti di attività in certi ambiti. Nel Piano approvato lo scorso anno sono stati evidenziati alcuni settori critici, come il Pronto soccorso di Bergamo e di San Giovanni Bianco, l’Oncoematologia, la Neonatologia e la Cardiologia pediatrica, aree in cui riusciremo ad avere un incremento di personale. Rispetto al polo territoriale sono già stati assunti in questi anni 63 infermieri di famiglia e di comunità ed è stato assunto personale dedicato per le Cure domiciliari, servizio erogato anche dal “Papa Giovanni” dalla fine dello scorso anno. E c’è l’obiettivo del potenziamento dell’Adi, Assistenza domiciliare integrata: dal 5% di copertura per gli over 65 si punta al 10% entro il 2026».

L’ospedale ha anche un problema di spazi: arriverà l’ottava torre?

«È un importante intervento strutturale che rientra nei programmi di investimento e in linea con le linee strategiche di sviluppo di questa azienda, che necessitano per la loro completa attuazione di spazi adeguati. È un progetto di rilievo per rendere alcune aree, tra cui Oncologia ed Ematologia, in grado di rispondere alle crescenti esigenze. Il progetto è in linea anche con l’idea originaria del nuovo ospedale di Bergamo che prevedeva ulteriori sviluppi. A breve ci muoveremo con gli uffici regionali per verificare l’iter procedurale: massimo sarà il nostro impegno per raggiungere questo obiettivo».

Liste e tempi d’attesa: quali interventi sono previsti per migliorare il servizio ai cittadini?

«Continueremo a programmare sedute aggiuntive in sala operatoria per rispondere agli obiettivi regionali e migliorare le nostre performance. Rispetto alle prestazioni ambulatoriali, da sempre il “Papa Giovanni” mette in campo azioni per contenere i tempi di attesa, con incentivi al personale, incremento dell’offerta tramite contratti libero professionali finanziati ad hoc, revisione delle agende di prenotazione con maggiore spazio dato alle prestazioni con priorità entro 10 e 30 giorni e attivazione di percorsi di presa in carico per i pazienti cronici. Le attività proseguiranno anche quest’anno concentrandoci in particolare sulle prestazioni del Piano nazionale di governo dei tempi di attesa e sulle prestazioni per cui c’è grande richiesta e per cui i tempi di attesa sono critici: tac, risonanza magnetica, ecografie, mammografie, prime visite specialistiche. Un altro sforzo organizzativo, grazie alla disponibilità del personale, riguarda i percorsi specialistici dedicati ai cronici per i controlli periodici negli ambulatori delle Case di Comunità. L’obiettivo è avvicinare le prestazioni ai cittadini, agendo anche sull’appropriatezza, cercando di prevenire riacutizzazioni e accessi urgenti in ospedale e assicurando un’effettiva presa in carico.

Era prevista una nuova sala operatoria per le emergenze per evitare di far slittare gli interventi programmati in caso di sovrapposizione tra trapianti e emergenze chirurgiche.

«È un progetto in dirittura d’arrivo. Siamo già partiti con una sala operatoria dedicata ai trapianti per 6 ore al giorno e arriveremo presto a 12 ore, senza che questi interventi, non programmabili, interrompano l’attività ordinaria o vadano a intrecciarsi con altre urgenze che arrivano in ospedale. Voglio ringraziare i professionisti che hanno collaborato per partire in tempi rapidi e l’assessorato al Welfare che ha sostenuto l’idea. Le risorse di personale necessarie sono state ottenute».

Ospedale del bambino: il «Papa Giovanni» vanta tutte le specialità pediatriche, si concretizzerà la collocazione in un unico luogo fisico di tutte le degenze pediatriche?

«È un progetto innovativo. Lo testimonia l’istituzione, unica nel suo genere, nel Piano organizzativo di un Dipartimento funzionale per percorsi pediatrici integrati per assicurare una continuità di cura del bambino, a cui si concorre con un insieme di unità cliniche in collegamento anche con le specialità degli adulti. L’obiettivo è garantire il più possibile una continuità anche fisica attraverso una rimodulazione degli spazi disponibili».

Medicina del territorio in città: quali le novità per il 2024?

«Nel Distretto della Valle Brembana, Valle Imagna e Villa D’Almè le Case di Comunità e l’Ospedale di Comunità sono nella seconda fase. Per il contesto cittadino diversi gli interventi programmati: per la Casa di Comunità al Matteo Rota è in aggiudicazione la gara d’appalto, con l’inizio dei lavori in primavera; per la Casa di Comunità di via Ghirardelli stiamo finalizzando la collaborazione con la Regione e il Comune di Bergamo per dare vita a un piano fortemente integrato e multiservizi. Entro marzo attiveremo tre Cot, Centrali operative territoriali, (in Borgo Palazzo a Villa D’Almè e Zogno). Continueranno a essere centrali gli infermieri di famiglia e di comunità, che hanno già preso in carico 1.400 persone e mi aspetto si consolidi il programma di cure domiciliari per cui mettiamo in campo 15 infermieri, 5 operatori sociosanitari e 4 fisioterapisti».

Quanto inciderà la nomina triennale, e non più quinquennale, dei direttori generali sul raggiungimento degli obiettivi?

«Rispondo citando un pioniere della qualità delle cure che è Donald Berwick che afferma che con il Covid si è assistito a una grande velocità di apprendimento. L’orizzonte temporale in cui siamo immersi, sulla base anche di questa esperienza, ci dice che la tensione al cambiamento è la molla per ottenere i risultati in modo anche tempestivo. Un altro tema che per me è centrale è la valorizzazione dei professionisti medici, infermieri, tecnici e amministrativi, anche con progetti ad hoc che stimolino la crescita e lo sviluppo di competenze. Credo che a fare la differenza siano le persone. Uno dei compiti della direzione strategica negli anni del mio mandato sarà creare le condizioni più favorevoli per il raggiungimento degli obiettivi di salute, attraverso la valorizzazione del personale e il connubio tra assistenza, cura e ricerca».

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