L’ospedale e la Diocesi in campo per formare i medici di Gerusalemme

L’ACCORDO. Personale del Saint Joseph Hospital arriverà a Bergamo Mons. Finazzi: «Costruiamo il futuro». Il dg Locati: «Al centro la cura».

La Diocesi di Bergamo e l’Asst Papa Giovanni XXIII scendono in campo per la formazione dei medici del Saint Joseph Hospital di Gerusalemme, ospedale generalista no profit che opera a favore della popolazione locale ed è considerato centro di riferimento di terzo livello per la cura dei casi a maggiore complessità in alcune discipline chirurgiche. L’accordo di cooperazione internazionale e gemellaggio – sottoscritto dal Vescovo di Bergamo Francesco Beschi, dal direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII, Francesco Locati, e da Jamil Koussa, Governing board dell’ospedale Saint Joseph – permetterà lo scambio di competenze e l’addestramento di medici e infermieri dell’ospedale di Gerusalemme.

Nel concreto, nei prossimi mesi i medici e il personale delle professioni sanitarie del Saint Joseph Hospital saranno ospiti della Diocesi di Bergamo per periodi di training clinici formativi della durata di un mese in ospedale, con il tutoraggio dei colleghi del Papa Giovanni XXIII come tutor esperti in terapia intensiva, emergenza, chirurgia pediatrica e assistenza materno-infantile. Sarà la stessa Diocesi a garantire l’ospitalità serale e il pernottamento dei tirocinanti inviati dal Saint Joseph Hospital alla Casa del Giovane.

Il progetto nasce con l’obiettivo di sviluppare programmi di formazione specialistica in ambito sanitario e promuovere la collaborazione internazionale a favore del miglioramento della qualità dell’assistenza medica nei territori serviti dall’ospedale di Gerusalemme.

I settori di formazione

L’accordo si inserisce in un quadro più ampio di azioni e programmi di training per infermieri e ostetriche che, a partire dal 2017 sino a fine 2019, sono stati attivati in diverse aree: Pronto Soccorso, Terapia Intensiva, Chirurgia, Patologia neonatale, Sala Parto, Ostetricia. Alcuni tutor dell’Asst Papa Giovanni XXIII, inoltre, si sono recati al Saint Joseph Hospital per condividere i risultati e gli obiettivi formativi raggiunti.

I settori prioritari di intervento per il rafforzamento delle capacità diagnostico-terapeutiche e assistenziali dell’ospedale di Gerusalemme sono l’emergenza urgenza di Pronto soccorso, la gestione del paziente adulto e dei neonati in terapia intensiva, la gestione delle gravidanze a rischio e più in generale altre aree di attività in ambito medico e chirurgico.

Il protocollo avrà una durata prevista di due anni con possibilità di proroga. A Bergamo le attività saranno coordinate da Alessandro Scardoni della Direzione medica dell’Asst Papa Giovanni XXIII e da monsignor Michelangelo Finazzi, Vicario episcopale per i laici e per la Pastorale, che avrà il compito di coordinare gli scambi tra i due partner, favorendo i contatti. Per il Saint Joseph Hospital il referente è Dima Sa’id membro del Consiglio di amministrazione, specializzato in gestione ospedaliera e formazione del personale sanitario.

La ricostruzione

«La Diocesi di Bergamo – afferma monsignor Finazzi – vuole accostare la giusta denuncia che stanno facendo in molti alla preghiera, per noi elemento fondamentale perché si sciolgano questi nodi che sembrano irrisolvibili». In linea, questo, con la volontà espressa dai Vescovi italiani, che hanno chiesto di vivere la Veglia di sabato e la Domenica di Pentecoste come una grande invocazione per la pace, che coinvolga tutte le parrocchie. «A tutto questo – aggiunge monsignor Finazzi – si affiancano azioni di carità concreta e soprattutto progetti che sanno di futuro. Non ci accontentiamo di mandare semplicemente degli aiuti, che pure sono importanti, ma anche della costruzione di un futuro: formare degli operatori sanitari vuol dire porre dei segni di speranza per quell’ospedale, per quella gente, per quello che verrà. Se la preghiera mira a chiedere la grande grazia della pace e del capirsi, del superare una situazione che umanamente sembra così irrisolvibile, poi serve evidentemente la carità. E la carità – osserva – diventa non solo elargizione di aiuti immediati ma anche costruzione di futuro: ci auguriamo che presto potremo cominciare a parlare di ricostruzione delle persone anzitutto, non solo delle strutture, e in questo senso questo progetto già profuma di futuro».

Al centro del progetto, il diritto alla salute

Dall’Asst Papa Giovanni XXIII, il dg Locati commenta: «Siamo profondamente orgogliosi, d’intesa con Regione Lombardia, di avviare questo protocollo di cooperazione e gemellaggio con il Saint Joseph Hospital di Gerusalemme e la Diocesi di Bergamo. Questo accordo rappresenta un passo concreto nella direzione di una sanità che valica i confini geografici, promuovendo la condivisione di competenze, esperienze e valori. L’Asst Papa Giovanni XXIII – aggiunge Locati – mette a disposizione il proprio know-how clinico e organizzativo per contribuire al rafforzamento delle capacità assistenziali in un contesto complesso e fragile come quello mediorientale. Al centro di questo progetto c’è la persona, il suo diritto alla salute e alla dignità, e il desiderio di costruire ponti di pace e solidarietà attraverso la cura».

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