Malore in casa a Monterosso, muore a 56 anni il Vigile del fuoco «tuttofare»

IL LUTTO. Livio Mora, caposquadra, lascia la mamma e 9 fratelli e sorelle Un ricordo: «Fu tra gli angeli che mi salvarono la vita». I colleghi: era generoso. I funerali martedì alle 14.30 a Monterosso.

Smontava dal turno di notte e andava a riparare il lavandino che si era rotto a casa di un’anziana vicina o di un collega. Non si fermava mai, Livio Mora, nel lavoro come nella vita privata. Macinava chilometri su una vecchia bici scassata su cui aveva fatto anche il giro dell’Austria.

Viveva a Monterosso, era entrato nei Vigili del fuoco nel 2000 quando nel concorso si poteva accedere per mestieri. Prima a Bergamo, poi qualche anno a Dalmine e ancora al comando, poi un anno al comando di Piacenza dopo la promozione a Caposquadra nel 2022.

Il ricordo degli amici

Da un anno era tornato in via Codussi: «Era entrato da idraulico, come me» ricorda Albertino Nordera, grandissimo amico, da poco andato in pensione. Lui e i colleghi sono rimasti sotto choc ieri mattina quando hanno saputo che Livio se l’era portato via un malore improvviso, mentre era in casa, a soli 56 anni. «Impossibile, era inarrestabile, non aveva mai avuto un problema di salute».

A trovarlo il fratello Bruno, che vive in Germania e in questi giorni era tornato a far visita ai familiari. Livio abitava con la mamma Mariateresa e la sorella Luciana, quinto di cinque fratelli e cinque sorelle. Sabato sera avevano cenato insieme e ricordato i tanti viaggi di Livio, una delle sue passioni: Sudamerica, Nuova Zelanda, Dubai, l’ultimo a Bali all’inizio di settembre. Ieri mattina è stato proprio Bruno a trovarlo senza vita. Nel pomeriggio la salma è stata composta nella Casa del commiato di via Suardi, dove resterà fino a martedì 30 settembre: alle 14.15 partirà per la chiesa di San Gregorio Barbarigo di Monterosso, dove alle 14.30 saranno celebrati i funerali. Tantissimi colleghi sono andati a salutarlo, ognuno con un aneddoto da raccontare, perché Livio detto «Cippo» era una persona che lasciava il segno.

«Generoso e altruista, sempre pronto ad aiutare gli altri – lo ricorda il caporeparto Beppe Savoldi, del turno D come lui –. Sarebbe dovuto venire a casa mia a sostituirmi il lavandino, aspettava che rientrassi dalle ferie. Definire Livio è difficile, era uno spirito libero, non si curava di se stesso ma si occupava degli altri, non si tirava mai indietro negli interventi e sapeva fare tutto, aveva una manualità eccezionale. Aveva una vecchia bicicletta con cui partiva per le ferie all’avventura, stava in giro 15-20 giorni e si fermava quando era stanco. Lunedì alle 8 avrebbe dovuto montare in servizio, non so come sarà senza di lui. Quello che è successo ci ha lasciato tutti sotto choc, lascerà un grande vuoto perché noi Vigili del fuoco, nel bene e nel male, passiamo insieme 12 ore ogni turno e non siamo sono colleghi, diventiamo una famiglia».

Le testimonianze di affetto sui social

Tanti i post pubblicati sui social per ricordarlo: tra questi anche quello di Mauro Bernardi, che nel 2005, mentre guidava il camion della ditta per cui lavorava, fu coinvolto in un incidente che lo lasciò paraplegico, per poi diventare maestro di sci e fondare l’associazione Enjoyski Sport onlus per avvicinare le persone con disabilità alla pratica sportiva. Tra i Vigili del fuoco che lo estrassero dal camion c’era anche Livio: «Uno degli angeli che mi hanno salvato la vita – ricorda – Una persona così umile che non era venuto nel 2022 alla serata organizzata in loro onore da Lara Magoni.

Ero andato poi io in caserma a trovarlo e mi aveva detto che aveva soltanto fatto il suo lavoro. Per me era un eroe, sono certo che tutto il bene che ha fatto nella vita gli aprirà le porte del paradiso». C’era anche Nordera, quel giorno. Per lui Livio era più di un collega: «Un fratello. Ci eravamo conosciuti 25 anni fa quando era entrato nei Vigili del fuoco, poi siamo diventati amici. Abbiamo fatto tante escursioni insieme, veniva anche a fare il “servizio scopa” alle gare podistiche. L’ultima volta per aiutarmi aveva preso un giorno di ferie. Ci eravamo sentiti settimana scorsa e tra qualche giorno saremmo dovuti andare a cena. Con la sua bici, che aveva ribattezzato “cancello” un giorno era partito per vedere fin dove arrivava la statale 42».

«Aveva tante passioni – raccontano il fratello Luca, Vigile del fuoco, e la sorella Sara –: la bicicletta, i viaggi, i modellini, i Lego, i puzzle. A Monterosso tutte le signore anziane lo adoravano perché quando avevano qualche piccolo lavoro da fare lo chiamavano e lui sistemava tutto senza mai volere niente in cambio».

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