Manca personale, udienze fissate al 2025: il Csm raccoglie il lamento di Bergamo

L’INCONTRO. Vice presidente e consiglieri del governo della magistratura in visita per ascoltare le richieste delle toghe bergamasche. La Procura ha mille fascicoli in stallo. La causa principale: gli organici in sofferenza.

Meno riforme e più risorse. È l’appello che si leva da una cittadella giudiziaria, quella bergamasca, impantanata in una mole di fascicoli che nessun decreto è finora riuscito a bonificare e che forse solo una diminuzione della storica carenza degli organici potrebbe sfoltire. D’accordo, ci sono sedi come il tribunale di Napoli Nord dove il personale amministrativo sprofonda al -75% e probabilmente ha ragione il giudice Andrea Guadagnino quando dice che «il dibattimento penale è in difficoltà in molte sedi» e che quindi si debba parlare non delle singole situazioni, bensì di «interventi a livello strutturale» nel sistema giustizia.

Alla delegazione del Csm, ieri impegnata in un tour (Brescia nella prima mattinata, Bergamo a mezzogiorno, poi nel pomeriggio Milano) finalizzato all’ascolto di richieste e alla raccolta di umori, i magistrati bergamaschi non le hanno certo mandate a dire. Nelle due ore di incontro sono emersi dati poco confortanti, risaputi a queste latitudini, ma chissà che l’eco non possa giungere sino a Roma. «Posso testimoniare che qua si lavora moltissimo, con sacrifici personali elevatissimi», esordisce Maria Luisa Mazzola, che in questo tribunale ha lavorato per 10 anni e che è ora presidente della V commissione del Csm. È lei che fa da anfitrione, rappresentando i meccanismi e le atmosfere della giustizia orobica al vice presidente del Csm Fabio Pinelli e agli altri consiglieri. Il quale che aria tirasse sotto Città Alta deve averlo intuito sin dai primi interventi.

Intanto, sottolinea il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, in Procura ci sono mille fascicoli a citazione diretta che sono in attesa della fissazione dell’udienza. E quelli che hanno la misericordia di ricevere una data, ora devono attendere sino al novembre 2025. Magra consolazione è che a Napoli Nord oggi si fissino processi al 2027. «Siamo costretti a scegliere tra i reati da mandare avanti e quelli da lasciar decantare, secondo le linee dettate dal distretto giudiziario - lamenta Rota -. E purtroppo ci sono reati che non arrivano mai a processo. Così non si garantisce giustizia al cittadino. Stiamo cercando di archiviare il più possibile e di emettere decreti penali con tariffe da saldi di fine stagione. Il tribunale ha incaricato un addetto dell’Ufficio processo di individuare tra i fascicoli con data già fissata quelli che per prescrizione o altro non hanno possibilità di giungere a sentenza definitiva, di modo che si liberino posti per altri fascicoli».

E pure la scrematura del predibattimento introdotta dal recente decreto Cartabia sembra aiutare poco. «Per il 2023 abbiamo ricevuto disponibilità di due udienze predibattimentali per ogni giudice monocratico - spiega Rota, aggiunto di una Procura dove attualmente sono pendenti 15.508 procedimenti -: fanno 220 udienze l’anno, ma noi in 12 mesi trasmettiamo al tribunale 1.500 fascicoli. Ne rimarrebbero in stallo 1.300».

La causa principale è la carenza degli organici. In Procura, segnala Rota, «i cancellieri esperti fanno, giustamente, il concorso per funzionario e così ci ritroviamo senza la “manovalanza”, e cioè gente che scarica e riordina i fascicoli, che tiene i rapporti tra avvocati e magistrati». «E la polizia giudiziaria applicata da noi - osserva il pm Carmen Santoro - non fa più indagini, ma lavori da impiegato amministrativo».

In Piazza Dante la digitalizzazione dei fascicoli è affidata a volontari. Inoltre, dal 2017 si è assistito a una preoccupante diminuzione dei vice procuratori onorari: 18 posti in pianta organica, solo 10 quelli occupati. La conseguenza è che la metà delle udienze monocratiche deve essere seguita dai pm, che così facendo sottraggono tempo ai fascicoli più delicati. Non che vada meglio in tribunale, sezione penale. «Bergamo c’è solo un giudice onorario (Got) che si deve dividere fra i vari collegi - è l’appunto del giudice Patrizia Ingrascì -. Così, per i processi più modesti, tipo le guide in stato di ebbrezza e i reati di vicinato, non esiste un Got a cui delegare queste istruttorie». «Fatichiamo a comporre i collegi giudicanti - avverte il giudice penale Sara de Magistris - e il risultato è che dobbiamo rinviare processi anche molto importanti».

Per non parlare dei giudici di pace. «È una voragine, non una mancanza di organico», esclama il presidente del tribunale Cesare de Sapia. Ventuno posti in organico: ne mancano 17. Così si procede con rattoppi, che sembrano diventati la cifra della giustizia italiana. «Abbiamo provveduto applicando tre Got che prestano servizio nella sezione civile - informa de Sapia - e noi teniamo presente il loro utile sacrificio».

Tra i nuvoloni che incombono sulla giustizia bergamasca, l’unico raggio di sole è quello che si intravede nelle parole di Laura Giraldi, presidente della terza sezione civile: «Il tribunale di Bergamo ha raggiunto ottimi risultati, grazie anche all’apporto dell’Ufficio del processo. Avevamo tanto arretrato, ma è diminuito del 34%». Il resto sono pagine da cahiers de doléances, sintetizzabili con l’appello dei pm Laura Cocucci e Carmen Santoro: «Abbiamo più bisogno di risorse che di riforme». Grandi progetti sulla carta, che stridono con la quotidianità: è il parallelo che con efficace brutalità scodella il procuratore Antonio Chiappani. «Per i decreti penali di condanna non so ancora adesso quale Iban indicare agli avvocati che vogliono sanare la posizione degli assistiti - rivela -. Così come i corsi di recupero dei maltrattanti, istituto che è stato meritoriamente varato per chi viene condannato per maltrattamenti. Ma non ci sono strutture da noi, se non un’associazione che ovviamente non basta a far fronte alle richieste».

Ecco, dall’afflitta ma ancora elettrica realtà bergamasca Pinelli e la sua delegazione tornano con un bottino di umori tutt’altro che confortante. I temi delle doglianze raccolte sono materia più da ministero che da governo della magistratura e chissà che tra qualche tempo non si sia ancora qui a lamentare organici emaciati. Ma che il Csm abbia compiuto questo passo è già una buona cosa.

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