Mancano mille infermieri: ecco i «Super Oss»

La novità Si pensa alla formazione degli operatori sociosanitari per sopperire alla carenza di professionisti.

Il punto di partenza è in una carenza oggettiva: gli infermieri mancano, e mancano ovunque. Dagli ospedali pubblici a quelli privati, dalle Rsa all’assistenza domiciliare. In Bergamasca, per esempio, servirebbero mille infermieri in più, sommando i differenti segmenti del lavoro di cura. In Lombardia, secondo un’altra stima complessiva, si sale a un fabbisogno di circa 10mila di questi professionisti, di cui 3.500 solo per le Rsa.

Così, una delle iniziative «tampone» al momento sul tavolo delle istituzioni – in attesa di soluzioni più strutturali, legate alla valorizzazione della professione infermieristica e al numero di professionisti in uscita dalle università – è quella di creare i «super Oss»: e anche la Lombardia è indirizzata verso questa strada.

Il percorso di formazione

Il modello è già stato sperimentato altrove, per esempio in Veneto, e punta a rendere più ampio il bagaglio di competenze degli Oss, gli operatori sociosanitari, affinché possano lavorare in maniera più sinergica con gli infermieri, così appunto da tamponare la mancanza numerica degli infermieri stessi. Il progetto, in fase di studio, è appunto quello di lanciare un corso di formazione per i «super Oss»: un percorso di quattro mesi tra parte teorica e parte pratica, per formare operatori da impiegare nelle strutture sociosanitarie residenziali e semiresidenziali private.

Il modello già sperimentato in Veneto punta a fornire più competenze agli Oss

Nel concreto, il corso dovrebbe articolarsi tra 150 ore di lezioni e 150 di tirocinio, sequenziali o sovrapponibili (cioè prima la teoria e poi il tirocinio, oppure anche contemporaneamente). L’accesso a questo percorso formativo dovrebbe avvenire su segnalazione da parte delle stesse strutture sociosanitarie, tra gli operatori sociosanitari già in servizio; per gli stranieri è richiesto il requisito della conoscenza di livello B2 della lingua italiana. «Valutata l’importanza strategica della professione infermieristica e degli operatori sociosanitari nell’ambito dei nuovi processi di presa in carico legati allo sviluppo della sanità territoriale, nelle more dei lavori in corso a livello ministeriale sulla figura dell’Oss – si legge nella bozza del documento della Regione che punta a istituire il corso di formazione –, il presente documento sviluppa un progetto sperimentale avente a oggetto: 1) l’attivazione di un percorso sperimentale di formazione complementare dell’Oss in assistenza sanitaria, diretto a operatori sociosanitari già in servizio in unità di offerta sociosanitarie autorizzate e accreditate della rete residenziale e diurna territoriale (Rsa, Rsd, Css, Srm, Cdd, Cdi); 2) l’attivazione/accreditamento di un percorso di formazione per infermieri referenti per l’inserimento di Oss con formazione complementare in assistenza sanitaria in strutture residenziali semiresidenziali per anziani e per persone con disabilità».

Il corso prevede 150 ore di lezione teorica e 150 di pratica: bozza della Regione Lombardia

A livello didattico, i diversi moduli del corso per «super Oss» si svilupperanno tra «materie» come la cura della persona e la sicurezza, la gestione del dolore, l’aiuto all’assunzione delle prescrizioni terapeutiche, gli aggiornamenti professionali. «Durante l’attuazione» del corso, si legge sempre nella bozza, «ne sarà garantito il costante monitoraggio». «Gli enti gestori delle unità di offerta accreditate e rientranti nel perimetro del progetto sperimentale – è un ulteriore passaggio – si rivolgono agli enti accreditati alla formazione, chiedendo l’erogazione del corso utilizzando l’elenco degli accreditati alla formazione che erogano già i corsi per Oss».

L’organizzazione

Non si tratta ovviamente di «sostituire» gli infermieri, ma appunto di affiancarli e supportarli. Proprio sul tema, nei giorni scorsi era intervenuta anche Letizia Moratti, vicepresidente e assessore regionale al Welfare: «Per quanto riguarda il settore privato si sta sperimentando un’avanzata modalità di collaborazione tra operatori sociosanitari (appunto gli Oss, ndr) e infermieri, nell’ottica di una migliore assistenza al paziente e di una migliore organizzazione del servizio». La Regione Lombardia, inoltre, spiegano dall’assessorato al Welfare, «sta investendo su tutto il settore delle professioni sanitarie anche a livello organizzativo. Le linee guida Poas (Piani di organizzazione aziendale strategici, ndr) hanno infatti disposto che in ogni azienda sociosanitaria pubblica sia prevista una struttura complessa responsabile delle professioni sanitarie».

Non si tratta di sostituire gli infermieri ma affiancarli e supportarli

Verrebbe introdotto anche un «percorso di formazione per infermieri referenti per l’inserimento di Oss con formazione complementare in assistenza sanitaria in strutture residenziali e semiresidenziali per anziani e per persone con disabilità». In sostanza, si tratterà di un corso specifico destinato agli infermieri che si occuperanno di inserire i «super Oss». Questo secondo percorso dovrebbe articolarsi su moduli didattici dedicati alla responsabilità professionale, alla presa in cura e i piani assistenziali, alla leadership nel processo di cura e assistenza: tre moduli didattici da 10 ore ciascuno. Sono oltre 41mila gli infermieri dipendenti in Lombardia, con un incremento di 668 infermieri ospedalieri rispetto al 2019 e più di mille «infermieri di famiglia» che si sono aggiunti recentemente nell’ambito del potenziamento dell’assistenza territoriale.

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