Natalità, Bergamo «maglia nera» al Nord: in vent’anni la «frenata» supera il 35%

Nell’analisi del Sole sui dati dal 2002 al 2020 la nostra provincia è scesa da 10,7 nati ogni mille abitanti a 6,9. Solo in 4 territori una contrazione più forte. Le stime sul 2021 offrono uno spiraglio: tasso invariato e 162 nati in più.

L’inverno demografico soffia su tutta Italia, e qui in particolare. Gli ultimi vent’anni hanno segnato una forte contrazione delle nascite e Bergamo non ne è da meno: anzi, è tra i territori che pagano il prezzo più alto, nonostante le prime proiezioni sul 2021 offrano qualche dato più confortante. P iù precisamente: Bergamo è la quinta provincia d’Italia – e la prima al Nord – per calo del tasso di natalità, cioè del numero di nascite ogni mille abitanti, tra il 2002 e il 2020. Il dato emerge da un’analisi diffusa ieri dal Sole 24 Ore: in poco meno di 20 anni il tasso di natalità in Bergamasca è calato del 35,5%, scendendo a 6,9 nati ogni mille residenti; nel 2002 il quoziente indicava invece circa 10,7 nascite ogni mille residenti. Solo quattro province hanno evidenziato una contrazione più forte, in questi due decenni: Barletta-Andria-Trani ha perso il 39,5%, più di tutte, seguita da Sassari (-37,9%), Oristano (-37,8%), Cagliari (-37,8%) e appunto poi Bergamo; a completare le dieci posizioni peggiori ci sono poi Enna (-35,4%), Biella (-35,1%), Prato (-34,3%), Massa Carrara (-34,2%) e Nuoro (-34,1%). A livello nazionale, specifica l’indagine del quotidiano economico, tra il 2002 e il 2022 il tasso di natalità è crollato del 28%: vuol dire 125.550 bebè in meno all’anno rispetto a quanti ne nascevano all’inizio del millennio. L’andamento non è stato però uniforme, perché ancora fino al 2008 le nascite ancora crescevano; da quel momento, tra l’altro l’anno in cui si sono iniziati a leggere i riflessi di una crisi economica globale, quella innescata dalla vicenda dei mutui subprime negli Stati Uniti, la denatalità ha iniziato a galoppare. La Bergamasca però ha ancora un tasso di natalità (appunto 6,9 nati ogni mille abitanti nel 2020) in linea con la media nazionale (6,8): ciò che emerge da questa classifica, da un altro punto di vista, è che vent’anni fa la terra orobica era decisamente sopra la media, un’isola felice, e ora invece s’è allineata alle difficoltà nazionali.

La sintesi, tra l’altro, è che la «recessione» della natalità è manifesta ovunque: nel 2020 tutte e 107 le province italiane hanno evidenziato una riduzione delle nascite rispetto al 2002, pur con una geografia variegata. Parma è il territorio che ha retto meglio, con un calo del «solo» 13,1%, poi ci sono Trieste (-13,2%), Bolzano (-13,4%), La Spezia (-15,5%) e L’Aquila (-15,8%) a completare la top-five della «resistenza» della natalità. In questi vent’anni, è soprattutto al Sud che la natalità è crollata: 6 delle prime 10 province col calo maggiore si trovano appunto al Sud (2 quelle del Nord e 2 quelle del Centro); tra le 10 province con la flessione minore, viceversa, ben 7 sono al Nord, 2 al Sud e una al Centro. In Lombardia, gli altri cali più forti si sono registrati nelle province di Lecco (-31,9%, 23° posto nazionale) e Brescia (-31,4%, 24° posto nazionale). L’Italia, tra l’altro, ha il tasso di natalità più basso di tutta l’area-Euro.

Saranno poi da leggere gli effetti del Covid: il 2020 – cioè l’anno preso come ultimo riferimento dall’analisi del Sole 24 Ore – è stato solo parzialmente impattato dalla pandemia, in realtà; l’emergenza è scoppiata da fine febbraio di quell’anno, e sostanzialmente solo le nascite del mese di dicembre 2020 possono essere messe in correlazione a scelte di vita legate alla pandemia (per esempio, qualcuno può aver rinunciato ad allargare la famiglia per le incertezze legate a questa crisi globale). Le prime stime sul 2021 indicano che in Bergamasca il tasso di natalità è rimasto a 6,9 nascite ogni mille residenti, ma con 162 bebè in più rispetto al 2020, mentre a livello nazionale si è scesi da 6,8 a 6,7.

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