’Ndrangheta infiltrata nell’emergenza Covid: sei arresti

LA GUARDIA DI FINANZA. «Clan attivi in forniture sanitarie e tamponi». Nelle indagini «operazioni distrattive di denaro per oltre 4 milioni di euro da conti correnti di società fallite dai Tribunali di Milano, Bergamo e Monza».

Sei persone, presunte appartenenti a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di natura economica e che avrebbero agevolato cosche di ’ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo (Varese) e Vibo Valentia, sono state arrestate nella mattinata di venerdì 31 marzo dai finanzieri dei Nuclei di Polizia economico-finanziaria di Varese e Milano, in un’inchiesta della Dda milanese coordinata dai pm Alessandra Cerreti e Silvia Bonardi.

Dalle indagini è emerso che i clan avrebbero avuto «interessi ramificati nel settore della sanità lombarda, in relazione alle attività connesse all’emergenza sanitaria da Covid 19, con particolare riferimento a forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati».

La presunta associazione per delinquere acquisiva società in crisi «che, una volta entrate nella sfera di operatività dell’organizzazione, venivano portate al fallimento non prima di averne completamente depauperato il patrimonio in danno dei creditori, primo fra tutti l’Erario, nei confronti del quale le imprese si sono rese inadempienti in merito agli obblighi dichiarativi e di pagamento delle imposte dovute».

Nelle indagini, svolte anche dal Nas dei Carabinieri di Milano, sono state ricostruite «operazioni distrattive di denaro, per oltre 4 milioni di euro, dai conti correnti di tre società dichiarate fallite dai Tribunali di Milano, Bergamo e Monza». Somme che, spiegano gli investigatori, «sono state successivamente drenate a favore di altre imprese del gruppo, anche localizzate in territorio estero, sotto forma di pagamenti di fatture per operazioni inesistenti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA