
Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 07 Maggio 2025
Omicidio a Bergamo, i funerali di Claris venerdì 9 maggio alle 10
LE INDAGINI. Terminata l’autopsia. Venerdì i funerali di Riccardo Claris in Borgo Santa Caterina. La camera ardente in via Suardi aperta al pubblico da giovedì 8 maggio.
Una versione al confine con la legittima difesa quella di Jacopo de Simone, il 18enne che martedì 6 maggio è stato interrogato: è stato arrestato per l’accoltellamento sabato notte di Jacopo Claris, a Bergamo.
Gli inquirenti stanno cercando di verificare e alla cui veridicità potrebbe dare conforto o smentita l’autopsia appena terminata mercoledì mattina all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Il fendente alla schiena che ha ucciso Riccardo Claris, 26 anni, consulente finanziario di Bergamo, presenza assidua nella Curva Nord atalantina ma indole non certo da ultrà, De Simone racconta di averlo sferrato mentre l’altro gli si faceva incontro. Testimoni della fazione avversaria sostengono invece che la vittima è stata colpita mentre era di spalle e si stava allontanando.
Venerdì i funerali di Riccardo Claris
Nel frattempo è stata fissata la data dei funerali di Riccardo Claris: saranno celebrati venerdì 9 maggio nella Parrocchia di Borgo Santa Caterina alle 10. La camera ardente sarà allestita alla Casa del Commiato di via Suardi e sarà aperta al pubblico da giovedì 8 maggio.
Alcuni dei testimoni di questo gruppo hanno dichiarato di non aver sentito slogan da stadio e di aver percepito da subito che De Simone e i suoi amici all’interno del bar erano entrati con la ferma intenzione di nuocere, provocando con atteggiamenti, frasi e insulti pesanti ma generici
Le versioni differenti
La tensione è stata originata da questioni calcistiche, ha confermato al giudice l’arrestato. Secondo il quale la scintilla sarebbe scaturita da un coro provocatorio («Odio Bergamo!») intonato a bassa voce dallo stesso De Simone, tifoso interista, all’interno di uno di quei locali della movida di Borgo Santa Caterina, il Reef Cafè, che sono punto di ritrovo di sostenitori atalantini. E che avrebbe scatenato la reazione della compagnia di cui faceva parte Claris. C’è da dire che alcuni dei testimoni di questo gruppo hanno dichiarato di non aver sentito slogan da stadio e di aver percepito da subito che De Simone e i suoi amici all’interno del bar erano entrati con la ferma intenzione di nuocere, provocando con atteggiamenti, frasi e insulti pesanti ma generici.
«Volevamo solo chiarire»
È un fatto che quando il gruppo del 18enne si allontana verso casa di quest’ultimo in via Ghirardelli, i rivali lo seguono. «Volevamo solo chiarire», sostengono elementi della compagnia di Claris, alcuni dei quali di fede interista e juventina. Martedì al gip l’arrestato ha invece raccontato di aver percepito un clima minaccioso per tutti i 450 metri che dividono il Reef Cafè dalla sua abitazione, sotto la quale, all’una della notte fra sabato e domenica, si è consumato l’omicidio. E – è sempre il racconto di De Simone – quando è salito in casa, dove s’era riparato con 4 amici, la madre ha deciso di scendere in strada per placare i rivali. Frangenti confusi, in cui qualche testimone evoca una sorta di assedio, con cori da stadio e frasi minacciose, mentre altri ricordano una situazione più tranquilla.
Frangenti confusi, in cui qualche testimone evoca una sorta di assedio, con cori da stadio e frasi minacciose, mentre altri ricordano una situazione più tranquilla
«Volevo difendere casa e famiglia», ha rimarcato anche ieri De Simone. Perché, ha spiegato, una volta salito in casa s’è preoccupato del fratello gemello e della fidanzata di quest’ultimo, che dal Reef s’erano avviati prima di lui ma che in via dei Ghirardelli non erano ancora giunti. I due, che camminavano a rilento per via dei tacchi di lei, avevano pensato bene di nascondersi fra alcune auto parcheggiate. Anche la madre era impensierita, tanto che era scesa in strada e dopo aver interloquito e calmato il gruppo rivale aveva perlustrato le vie adiacenti per cercare figlio e fidanzata. A questo punto pure Jacopo lascia l’appartamento e irrompe sulla scena. Impugna un coltello. «Ha una lama!», urla qualcuno. È questione di attimi, lui la infila nella schiena di Claris con tale violenza che il manico del coltello si spezza.
Da chiarire il movente
Il motivo? Paura per quell’assedio, per la sorte del fratello gemello e perché il 26enne gli si stava facendo incontro, ha ripetuto ieri. La rivalità calcistica c’entra? Sì, sostiene chi indaga. Ma non a livello di tifoserie organizzate. Ieri lo ha sottolineato anche l’avvocato Luca Bosisio, legale di De Simone, davanti a taccuini e telecamere: «Questo fatto non c’entra nulla con il mondo ultrà. Jacopo e suo fratello non hanno mai frequentato la curva dell’Inter. Lo preciso perché ho letto dichiarazioni sui fatti che rischiano di trascinare problemi di ordine pubblico».
Segnali di distinzione dalle tifoserie
Il timore diffuso è quello che i rapporti fra ultrà atalantini e interisti, non dei più idilliaci, si deteriorino ulteriormente. Ma nelle scorse ore le due tifoserie hanno dato segni di maturità tramite due piccoli episodi. Lunedì fuori dallo stadio di San Siro i tifosi dell’Inter hanno dedicato uno striscione a Claris: «Vola lassù a fianco della tua Dea, fai buon viaggio Riccardo». E nella solita riunione del martedì al Baretto, la Curva Nord atalantina ha deciso di non aderire alla proposta di uno dei gruppi che la frequenta di inscenare un presidio di protesta in via Ghirardelli. All’incontro al Baretto c’erano, come è loro solito, anche alcuni amici che sabato notte erano a fianco di Claris: anch’essi contrari a strumentalizzare questo tragico episodio, trasformandolo in una sanguinosa questione tra curve.

L’avvocato di De Simone dopo l’interrogatorio: «Il mondo ultras non c’entra niente»
© RIPRODUZIONE RISERVATA