Palafrizzoni, uno scrigno di storia: da novant’anni «casa» del Comune

L’ANNIVERSARIO. Perché proprio Palazzo Frizzoni è diventato sede del municipio? E perché la sua compravendita nasce dalla volontà di intervenire sulla mortalità infantile, piaga che, ancora, nei primi del Novecento, poneva la nostra città tra le prime in Italia insieme a Napoli e Matera?

Il tema sarà indagato per i 90 anni di Palazzo Frizzoni quale sede del Comune con una speciale visita guidata sabato. Il 28 ottobre del 1933 la città festeggiava la nuova casa del Comune che traslocava dal palazzo ex Pretura di via Tasso (oggi biblioteca Caversazzi): «Il Palazzo era tutto imbandierato, sia sulla facciata sia all’interno, raccontano fosse uno spettacolo eccezionale», riporta Giovanni Carullo che guiderà i cittadini durante la visita (dalle 15,30 alle 17 circa, accesso libero). Lo studioso conosce a fondo ogni angolo dell’edificio (ex monastero di Santa Lucia), ma vista l’occasione, l’intento va oltre la mera descrizione architettonica. «Vorrei – anticipa - raccontare le ragioni sostanziali che hanno portato una residenza privata a diventare sede del podestà di Bergamo. Credo che a molti siano sconosciute, e che fino ad oggi siano state sottostimate».

Tuto iniziò con Enrico Frizzoni

Partiamo dal protagonista di questa storia, Enrico Frizzoni, che propone al Comune il palazzo di famiglia: «Gli venne diagnosticato un tumore e aveva la certezza di morire nel giro di poco tempo, accadde nel 1927 - racconta Carullo -. La sua famiglia aveva fatto fortuna col commercio delle piume di struzzo, molto religiosa, evangelica, attenta ai problemi socio sanitari della città che in quel momento viveva una situazione drammatica, col tasso di mortalità infantile, di bimbi tra 0 e 1 anno, tra i più alti d’Italia. E mentre in città bassa, di recente costruzione, molto dinamica sotto il profilo delle attività economiche, venivano realizzati interventi di edilizia popolare significativi, Città Alta viveva una situazione completamente diversa. Frizzoni fondò l’associazione pro Città Alta: nelle vecchie case non entrava il sole, il rischio rachitismo era altissimo, le mamme si ammalavano, spesso morivano e così i loro piccoli. Il tema vedeva particolarmente sensibili le associazioni cattoliche e il gruppo degli evangelici, come i Frizzoni».

«Si racconteranno le ragioni sostanziali che hanno portato una residenza privata a diventare sede del podestà di Bergamo. Credo che a molti siano sconosciute, e che fino ad oggi siano state sottostimate»

La cessione del palazzo a tre condizioni

L’occasione per spingere chi amministrava la città fu la vendita del palazzo: «Venne ceduto a tre condizioni – continua Carullo -. Che restasse la denominazione “Palazzo Frizzoni”, che venisse utilizzato esclusivamente come sede della podesteria e che buona parte dei soldi che il Comune avrebbe pagato per l’acquisto sarebbe dovuta andare all’associazione Pro Città Alta per intervenire sulla mortalità infantile». L’operazione venne chiusa con un prezzo di vendita di circa 900mila lire, di cui una parte utilizzata per avviare il piano urbanistico firmato dall’architetto Angelini, «utilizzando – precisa lo storico – la legge speciale del 1885 per Napoli dopo il colera che consentiva ai privati di fare piani di questo tipo. Vennero abbattuti edifici in piazza Mercato del Fieno, via Lupo, Solata, una parte di via Tassis. Città Alta era diventata una sorta di ghetto, lo stesso settore medico del Comune continuava a lanciare allarmi. Le famiglie venivano così spostate».

Su Palazzo Frizzoni, ormai comunale, vennero fatti eseguire lavori per trasformarlo in sede del municipio. Funzione che ha mantenuto: «È opportuno – afferma Ferruccio Rota, presidente del Consiglio comunale – dare la possibilità alla cittadinanza di poter ascoltare la storia di Palazzo Frizzoni. La visita guidata con il professor Carullo è un’iniziativa straordinaria che ha il preciso scopo di ricordare questi 90 anni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA