Piazza Dante, i giardini dedicati a Enzo Tortora: il commovente messaggio della figlia del conduttore

La dedica. Il noto conduttore fu vittima di un clamoroso errore giudiziario e detenuto a Bergamo. La figlia Gaia: «La libertà passeggerà nei giardini della piazza. Potrò restituire il respiro alla sua memoria».

I giardini di Piazza Dante saranno presto intitolati a Enzo Tortora. È quanto ha deciso l’Amministrazione di Bergamo nella scorsa seduta di Giunta, raccogliendo una proposta di Radicali e +Europa di Bergamo e in accordo con la Commissione toponomastica del Comune.

Enzo Tortora (all’anagrafe Enzo Claudio Marcello Tortora, nato a Genova il 30 novembre 1928 e morto a Milano il 18 maggio 1988) è stato un noto conduttore e autore televisivo e radiofonico, attore, giornalista e politico italiano, vittima di un clamoroso caso di errore giudiziario: fu imputato di gravi reati sulla scorta di accuse, formulate da soggetti provenienti da contesti criminali, addirittura di associazione camorristica e traffico di sostanze stupefacenti.

Dopo sette mesi di reclusione, nel gennaio del 1984, fu liberato, ma il 17 settembre 1985 i due pubblici ministeri del processo, Lucio Di Pietro e Felice di Persia, ottennero la sua condanna a dieci anni di carcere. La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando venne infine assolto dalla Corte d’appello di Napoli, con sentenza confermata dalla Corte di cassazione nel 1987. Durante questo periodo, Tortora fu eletto europarlamentare per il Partito Radicale, di cui divenne anche presidente. Tortora morì nel 1988, un anno dopo la sua definitiva assoluzione.

Proprio dall’essere «simbolo della ricerca di verità e giustizia» nasce la proposta di intitolare i giardini di piazza Dante – proprio dove anni fa fu posta una targa, poi trafugata da ignoti - a Enzo Tortora. «Ringrazio il sindaco Gori e la Giunta – commenta la figlia di Enzo Tortora, Gaia, giornalista e conduttrice televisiva – per aver pensato a mio padre. Mi date in questo modo l’opportunità di non legare alla splendida città di Bergamo solo quel terribile ricordo di mio padre rinchiuso in quel carcere. Lì dovevo venire per incontrarlo. Ricordo ancora quel tavolo lungo che ci divideva, e le braccia allungate per stringerci almeno le mani. Con questa iniziativa potrò restituire il respiro alla sua memoria. La libertà passeggerà nei giardini della piazza. E io con essa».

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