
(Foto di Facebook)
TRAGEDIA IN MONTAGNA. Stava salendo in cordata con un amico, rimasto ferito. Di Bergamo, lascia moglie e due figli.
Castione della Presolana
Non era nuovo della Presolana, anzi. Basta scorrere le fotografie che pubblicava sul suo profilo social, documentando le uscite settimanali sulle Orobie, in Valle Camonica e sulle Dolomiti, per capire quanto la montagna lo appassionasse e quali percorsi aveva già affrontato una o più volte. Ieri mattina, però, mentre si trovava su una cresta della «Regina delle Orobie» insieme a un compagno di alpinismo, qualcosa è andato storto. Gianluigi Federici, 67 anni di Bergamo, è morto dopo essere precipitato per diversi metri. Ferito, ma non in pericolo di vita, l’amico della provincia di Monza, un anno più giovane.
Secondo le ricostruzioni, l’incidente sarebbe avvenuto intorno alle 10.15. Allertati i soccorsi, i tecnici del Soccorso alpino della VI Delegazione orobica si sono preparati alla Stazione di Clusone: due sono stati caricati a bordo dell’elicottero, mentre altri nove, appartenenti a diverse stazioni bergamasche del Cnsas, il Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico, sono rimasti in attesa di partire per la Presolana. Sempre secondo i primi accertamenti e le testimonianze del 66enne che si trovava con Federici, i due alpinisti stavano percorrendo la cresta che collega la vetta della Presolana di Castione alla Presolana Occidentale, a circa 2400 metri di quota, quando sono precipitati in una zona particolarmente impervia.
Le condizioni meteo non hanno facilitato le operazioni di soccorso, che si sono protratte fino al pomeriggio: l’elicottero dell’Areu (l’Agenzia regionale emergenza urgenza) decollato da Bergamo ha trasportato in quota i tecnici del Soccorso alpino, ma ha dovuto sbarcarli in un canale situato lungo la Via Normale di accesso alla Presolana di Castione a causa della fitta nebbia e delle nubi che continuavano ad aprirsi e a chiudersi. Dopo una ventina di minuti di cammino i tecnici sono riusciti a raggiungere i due alpinisti: per il 67enne bergamasco, però, non c’è stato nulla da fare. Il medico non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Il compagno che, prima che precipitassero, si trovava con lui in cordata su una parete da superare in arrampicata, è stato recuperato e trasportato alla piazzola del Centro operativo di Clusone, per poi essere portato in codice giallo, quindi con lesioni di media entità, al Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ai carabinieri della Compagnia di Clusone, intervenuti per gli accertamenti del caso, avrebbe riferito di essere precipitato per una quindicina di metri dopo che un anello di ancoraggio posizionato nella roccia avrebbe ceduto.
Dell’incidente è stata informata anche la Procura della Repubblica di Bergamo, che in serata ha rilasciato il nulla osta per la sepoltura: la salma di Gianluigi Federici è stata ricomposta alla Casa del commiato di via San Bernardino a Bergamo.
La sua improvvisa scomparsa lascia nel dolore la moglie e due figli, ma anche i soci del Cai di Ponte San Pietro, al quale si era iscritto alcuni anni fa. Dopo aver lavorato in banca, da quando era in pensione il 68enne aveva molto più tempo da dedicare alla sua grande passione: la montagna.
A metà luglio sarebbe dovuto partire per la Val Pusteria, dove aveva organizzato una gita con la Sottosezione di Ponte San Pietro. Ne aveva in programma un’altra anche a fine estate e solamente la scorsa settimana era salito in Presolana, a 2517 metri. «Presolana Centrale dal canale Bendotti e discesa passando dalla Presolana orientale e Monte Visolo. Bella giornata. Non utilizzata attrezzatura», scriveva solo mercoledì scorso. La nuova uscita in Presolana, purtroppo, gli è stata fatale. «Faceva anche tre o quattro uscite alla settimana – lo ricorda Domenico Martino, presidente della Sottosezione Cai di Ponte San Pietro –. Era capace e le Orobie le conosceva bene. Era preparato e stava sempre attento, non era uno che rischiava più di tanto. Una tragica fatalità».
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