Reati minorili: meno rapine, ma più furti. «Più che punire, serve responsabilizzare»

IL FENOMENO. I dati del Tribunale dei minori: le prime scendono da 85 a 75, i secondi raddoppiano. In calo le misure applicate: -11,3%. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo di martedì 3 ottobre.

Il numero di reati commessi dai minorenni a Bergamo è in calo. Lo si evince dalle statistiche del Tribunale per i minorenni di Brescia, la cui competenza ricade anche sulle province di Bergamo, Cremona e Mantova. Impossibile distinguere – anche perché si tratta per l’appunto di minori e il riserbo sui singoli casi è pressoché totale – i numeri per ciascuna delle quattro province interessate, ma il trend è emblematico di un territorio con molte caratteristiche comuni, dove le risse e le liti tra giovanissimi l’hanno fatta un po’ da padrone durante l’estate.

I numeri

Scendono le rapine commesse da minorenni: nell’anno compreso tra l’1 luglio del 2021 e il 30 giugno del 2022 le rapine commesse da minorenni erano state 85. Nello stesso periodo dei 12 mesi successivi, dunque dall’1 luglio del 2022 al 30 giugno di quest’anno, se ne sono registrate 10 in meno, 75, con un calo percentuale pari all’11,7%. Identico trend anche per l’applicazione di misure da parte dello stesso Tribunale per i minorenni, scese dalle 88 dei primi 12 mesi presi in esame alle 78 degli ultimi 12, con un calo percentuale dell’11,3%, in linea appunto con il calo delle rapine.

«No alla sterile punizione»

Soltanto i furti commessi dai minorenni sono in crescita: sono addirittura raddoppiati, passando dai circa 100 del periodo tra luglio 2021 e giugno 2022 ai poco più di 200 del periodo tra luglio 2022 e giugno 2023: tuttavia i furti, a differenza delle rapine, non hanno a che vedere con il fenomeno delle cosiddette baby gang che d’estate hanno scorrazzato nelle città lombarde, Bergamo compresa. «Non sono baby gang – precisa Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i minorenni di Brescia –, ma ragazzi o gruppi di ragazzi che commettono reati, è un’altra cosa. Altrimenti si finisce per dire che un ragazzo che imbratta il muro della scuola è un gangster». E ricorda: «La giustizia minorile penale ha come obiettivo non già la sterile punizione, ma la responsabilizzazione del minore per il reato commesso e per le ingiuste conseguenze arrecate alle vittime».

«Fronteggiare il disagio giovanile»

Sul tema della violenza, la presidente del Tribunale ha rilevato che «l’attuale situazione di violenza è un fenomeno sociale e culturale che sembra attraversare tutti i contesti, non solo quello minorile, e che non ha confini». «Per fronteggiare il disagio giovanile, che spesso si esprime anche con condotte autolesive in costante aumento – aggiunge Maggia, che fa questo lavoro dal 1993 –, serve una magistratura specializzata e attrezzata, rafforzamento dei servizi sociali, investimenti nella scuola pubblica, sia nelle persone sia nelle strutture, e un significativo aumento delle comunità educative e terapeutiche, rendendo il carcere minorile residuale. Anche perché la pena mai è stata un deterrente: non lo è per nessuno, figuriamoci per un adolescente».

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