«Riserve idriche 57% sotto lo storico. Stagione difficile»

L’analisi. L’assessore regionale Sertori traccia un quadro delicato: «Laghi più asciutti del 2022, ma 10-15% in più di neve». Confronto su idroelettrico e uso dei pozzi per irrigare.

Si profila «una stagione difficile, probabilmente al pari dell’anno scorso, a meno che non arrivino piogge copiose. Ma oggi non abbiamo previsioni di questo tipo». È l’assessore regionale alla Montagna e Risorse energetiche, Massimo Sertori, a tracciare il quadro (delicato) della disponibilità idrica in Lombardia.

In base ai dati di cui disponiamo attualmente, qual è la situazione?

«La risorsa idrica disponibile fotografata ad oggi (neve, laghi, bacini idroelettrici) è inferiore del 57% rispetto al dato storico misurato nel periodo 2006-2020. L’anno scorso in questo periodo eravamo “sotto” del 54%. Una situazione analoga quindi. La differenza è nel riparto: nel 2022 c’era più acqua nei laghi e meno neve, quest’anno è l’opposto, il che è leggermente migliorativo».

Perché?

«La neve è fondamentale, è un “magazzino” che resta in montagna e viene rilasciato a primavera quando si scioglie. Detto questo, siamo comunque in una situazione di crisi idrica».

Venerdì si riunirà il tavolo regionale permanente. Ne usciranno indicazioni operative o siamo in una fase interlocutoria?

«Il tavolo è operativo, si è già riunito a dicembre e gennaio: in quelle occasioni abbiamo chiesto sia ai concessionari idroelettrici, sia ai regolatori dei laghi di usare molta cautela e di cercare di lasciare quanta più acqua possibile nei bacini. A febbraio hanno ridotto le erogazioni, ma questo come vediamo non è stato sufficiente per recuperare. Ho scritto anche una comunicazione a Terna, che ha risposto dando la massima disponibilità a una gestione coordinata degli invasi idroelettrici per fronteggiare la crisi. Poi entreremo nel merito anche di attingimenti provvisori e pozzi».

In che modo?

«Sono arrivate tantissime domande dagli agricoltori (sugli attingimenti l’autorizzazione spetta alle Province, ndr). Siccome c’è poca acqua superficiale, probabilmente l’idea è di andare a prenderla dalla falda. Ma oltre una certa misura sono operazioni che devono essere coordinate e regolamentate, altrimenti rischiano di diventare controproducenti. Ci deve essere una visione d’insieme più organica, ma al tempo stesso più rapida per quel che riguarda la parte burocratica».

Si pensa già anche a provvedimenti che riguardino i cittadini, come limitazioni dell’uso dell’acqua?

«No, stiamo portando avanti tutte le manovre per lasciare quanta più acqua possibile nei laghi. Quello che esce attualmente dai bacini è il deflusso minimo vitale, più l’acqua necessaria quantomeno per il raffreddamento delle centrali termoelettriche. Più di questo, in questa fase, non si può fare. Stiamo organizzando in modo un po’ più “ordinato” la stagione irrigua, qualora dovessimo arrivarci con questo deficit idrico. Queste sono le azioni dell’immediato».

E più a lungo termine?

«Alcune si stanno già facendo: sul lago di Como, per esempio, sono oltre il 60% i lavori per le paratie, che consentiranno di immagazzinare 10-15 centimetri di acqua in più. Un centimetro in più di lago significa 1,5 milioni di metri cubi di acqua. In questo senso, spesso si sente parlare dell’utilizzo di cave dismesse o di creare nuovi bacini per immagazzinare acqua: è giusto dare la dimensione delle cose. Dobbiamo essere consapevoli che i laghi hanno una capacità immensamente superiore rispetto ai bacini artificiali. Oltre a questo, gli interventi possono andare da nuovi sistemi di irrigazione (ma gli agricoltori vanno aiutati, sono investimenti importanti) fino al tipo e all’utilizzo delle varie colture».

Si parla molto di irrigazione, non ci sono preoccupazioni anche sul versante idropotabile?

«Laddove si utilizza la falda, per esempio a Milano, non ci sono problemi. L’anno scorso ci sono state invece alcune difficoltà, anche in Bergamasca, sulle acque di sorgente, nelle zone montane e prealpine; non voglio lanciarmi in previsioni incaute, ma essendoci un 10-15% in più di neve su questo siamo messi un po’ meglio rispetto al 2022, dovremmo avere qualche problema in meno. Parlo ovviamente in termini generali e non di singole situazioni, è un quadro che va continuamente monitorato».

Le esigenze sull’uso dell’acqua sono tante e diverse.

«Agli agricoltori ne serve molta per irrigare, chi fa turismo sui laghi ha bisogno che il livello non si abbassi troppo, anche per garantire la navigabilità; i concessionari idrolettrici hanno interesse a produrre. Al tavolo regionale il confronto è stato sempre molto franco, alla fine si sono prese decisioni condivise da tutti».

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