Rsa, polemica sulle visite dei parenti: «Troppi vincoli», «i nostri ospiti fragili»

Botta e risposta I sindacati: «Molte strutture hanno ancora regolamenti da piena pandemia». La replica: «Doveroso garantire vicinanza agli anziani, porte aperte nel rispetto delle regole».

È uno dei «mondi» più delicati, e per questo la cautela è ancora massima. Da oltre due anni le Rsa fanno i conti con una quotidianità stravolta dal virus, che ha fortemente limitato la socialità degli ospiti.

Alla vigilia di una raffica di riaperture, rimangono però alcuni vincoli sulle Rsa. «Molte delle strutture continuano ad avere regolamenti e comportamenti da piena pandemia – è l’attacco della Fnp-Cisl orobica -, nonostante le restrizioni si siano allentate in ogni altro luogo, e nonostante tutti gli utenti delle strutture siano coperti dalle tre dosi del vaccino». Il tema però è complesso, e riguarda l’equilibrio che si deve mantenere tra accesso dei visitatori – gli ingressi sono garantiti, pur con regole sulla frequenza e sulla durata degli incontri – e precauzioni contro un virus comunque ancora contagioso come mai prima. «Quella del fine emergenza è una notizia che tante persone stavano aspettando da due anni, ma anche questa volta è stata disillusa – afferma Caterina Delasa, segretaria generale della Fnp-Cisl di Bergamo –, perché la realtà alla fine rimane più o meno invariata». Con una chiosa: «Intanto abbiamo riempito gli stadi, le discoteche – aggiunge Delasa –. Metteremo in pensione il Green pass per tutti, ma il lockdown nelle Rsa e nelle Rsd (residenze per disabili, ndr) continua praticamente dal febbraio 2020».

La replica delle Rsa

«Non si possono fare questi paralleli – puntualizza Barbara Manzoni, presidente dell’associazione San Giuseppe, realtà che rappresenta una trentina di Rsa bergamasche d’ispirazione cattolica –. I nostri ospiti sono estremamente fragili, il target di stadi e discoteche è ben diverso. Le visite sono comunque permesse, e da diverso tempo, nel rispetto delle regole nazionali e regionali: le strutture, pur con le poche risorse rimaste in termini economici e di personale, favoriscono l’ingresso dei visitatori perché crediamo nel valore dell’incontro e perché siamo convinti che la vicinanza sia parte di quel tempo di cura che è doveroso dare agli anziani. Tutto ciò però va bilanciato alla situazione sanitaria e con la tutela degli ospiti». Proprio lunedì è arrivata una nuova circolare dalla Regione che definisce ulteriori dettagli per ampliare le opportunità di incontro tra ospiti e parenti, contemperando socialità e tutela della salute. Attorno ad alcune regole comuni (Green pass rafforzato, Ffp2), è data poi autonomia alle singole strutture sui dettagli per tempistiche e numero d’ingressi.

«I nostri ospiti sono estremamente fragili, il target di stadi e discoteche è ben diverso. Le visite sono comunque permesse, e da diverso tempo, nel rispetto delle regole nazionali e regionali»

«Inviterei i sindacati a leggere i provvedimenti cui ci stiamo adeguando – risponde Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo, organizzazione di categoria del settore sociosanitario –. La direttiva della Regione indica un’apertura ulteriore con l’attenzione però alla specificità di ogni struttura e con la responsabilità a carico delle direzioni sanitarie. Prima di tutto dobbiamo salvaguardare l’ospite, siamo ancora in una situazione di virus molto contagioso. Ma tutti siamo impegnati per consentire i momenti d’incontro, che già ci sono. Tra l’altro, proprio per la delicatezza di questa fase, alcune strutture hanno individuato delle task force di assistenza psicologica per i giorni in cui si avvieranno le ulteriori aperture delle visite». Per Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione case di riposo bergamasche (Acrb) cui fanno riferimento una trentina circa di strutture d’ispirazione laica, «le Rsa sono diverse dagli altri ambienti. La confusione normativa è forte, sia a livello nazionale sia regionale, e le responsabilità in capo alle direzioni sanitarie sono molto alte. L’impegno per consentire le visite c’è, e da tempo, ma sempre contemperandolo con la tutela della salute».

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