Scorte vaccini: Astrazeneca, sì alle prime dosi e ad Alzano è arrivato Johnson & Johnson

Forniture ok, la Regione sblocca il farmaco di Oxford che era stato riservato solo ai richiami. Mercoledì 28 aprile in consegna 44.460 dosi Pfizer.

Il dietrofront è arrivato con una nuova nota spedita martedì in mattinata. La firma è sempre quella di Giovanni Pavesi, direttore generale del Welfare lombardo, e ha certificato la «ripartenza» di AstraZeneca dopo lo stop-lampo alle prima dosi - per ragioni organizzative legate alla carenza di disponibilità, non per motivi di sicurezza - che era stato deciso sabato e messo in pratica da lunedì.

Sostanzialmente dopo 24 ore dal fermo effettivo, quindi, dalla Regione è scattata l’indicazione di riprendere a impiegare quel farmaco anche per le prime inoculazioni e non solo per i richiami: «Con riferimento a quanto comunicato con precedente nota inoltrata via mail in data 24 aprile», ha scritto Pavesi alle Ats e Asst lombarde ripercorrendo i passaggi dello stop-and-go, «e così come anticipato nella stessa, avendo avuto rassicurazioni dalla struttura commissariale della imminente fornitura di un quantitativo di vaccini VaxZevria (nome commerciale del vaccino di AstraZeneca, ndr) sufficiente ad assicurare il completamento delle seconde somministrazioni programmate per le prossime settimane sull’intero territorio regionale, si comunica che tutte le dosi del vaccino di cui sopra che sono giacenti presso i centri vaccinali e le farmacie (ospedaliere, ndr) adibite allo stoccaggio possono riprendere a essere somministrate, anche come prima dose, sin dalla data odierna (cioè già da martedì, ndr), nel rispetto delle indicazioni per categoria precedentemente emanate».

In sintesi: sono arrivate certezze sulle prossime consegne di AstraZeneca e dunque già da martedì si è stabilito di somministrarlo nuovamente agli over 60 (il target per cui è raccomandato) non ancora vaccinati, salvo i casi in cui in sede di anamnesi viene preferito Pfizer o Moderna. E devono essere state concrete, le rassicurazioni che la Lombardia ha ricevuto dalla struttura commissariale nazionale, perché l’inizio dei richiami con AstraZeneca inizierà a stretto giro e occorrerà garantirlo a una platea - fin qui - di 700 mila lombardi a cui già è stata inoculata la prima dose.

Ecco Johnson & Johnson

Confezione bianca con una banda azzurra, il logo Janssen ben impresso, martedì intanto è giunto a destinazione il primo carico del vaccino di Johnson & Johnson per la Bergamasca: 2.250 dosi per iniziare, recapitate alla Farmacia dell’ospedale di Alzano (Asst Bergamo Est) che in questo primo momento ha fatto da hub provinciale per il «nuovo» farmaco. Una piccola rivoluzione, perché Johnson & Johnson è monodose - senza richiamo - e può contribuire a sveltire la campagna. Già da oggi, oltre alla distribuzione delle quote spettanti anche all’Asst «Papa Giovanni» e all’Asst Bergamo Ovest, dovrebbero iniziare le prime inoculazioni di questo quarto vaccino.

«Johnson & Johnson ha un target identico ad AstraZeneca, cioè è raccomandato per gli over 60 purché non siano estremamente vulnerabili - spiega Delia Bonzi, direttore del Servizio Farmacia dell’Asst Bergamo Est -. È un vaccino monodose, che quindi non necessita di una seconda iniezione: è importante per accelerare ulteriormente la messa in sicurezza della popolazione. Noi siamo pronti in particolare all’hub di Chiuduno». Johnson & Johnson è anche più facilmente gestibile rispetto alla «concorrenza», altro motivo per cui era particolarmente atteso: «Si conserva in freezer a temperature tra -15 e -25 gradi, le stesse di Moderna e inferiori a Pfizer, ma una volta scongelato Johnson & Johnson dura tre mesi, mentre Moderna uno - spiega Delia Bonzi -. Le dosi sono 5 per flacone, mentre Pfizer è a multipli di 6, Moderna e AstraZeneca multipli di 10: vuol dire che con questo nuovo vaccino si possono gestire ancora meglio le somministrazioni domiciliari, programmando un numero più agile di pazienti».

Le «specifiche tecniche» inquadrano Johnson & Johnson come un vaccino a vettore virale, cioè basato su un principio analogo a quello di AstraZeneca, più «classica», mentre Pfizer e Moderna sono vaccini a mRna, di più nuova concezione.

Rifornimenti Pfizer e AstraZeneca

E se la macchina vaccinale macina inoculazioni a ritmi sempre più alti, è anche però vero che costantemente si deve fare i conti con un dilemma: la «coperta» è sufficientemente lunga? Ci sono sufficienti garanzie di approvvigionamenti? È sempre un gioco in equilibrio, quello delle pianificazioni di giacenze e consegne, ma mercoledì per la Bergamasca è in arrivo un’iniezione - metaforica - importante, cioè la consegna di 38 «pizza box» di Pfizer, pari a 44.460 dosi. Per AstraZeneca, invece, al netto del (ri)cambio di rotta comunicato martedì, occorrerà tenere botta con le giacenze ancora qualche giorno: il prossimo carico è annunciato in arrivo per domenica e sarà attorno alle 35 mila dosi.

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