Senza assegno unico 25mila famiglie

WELFARE. Circa il 12% degli aventi diritto non ha ancora presentato la richiesta per accedere alla misura di sostegno. Scattate le maggiorazioni per figli piccoli e nuclei numerosi. La Cgil: qualche difficoltà con la procedura centralizzata.

È trascorso un anno dal debutto dell’assegno unico universale, il sostegno economico che spetta a tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori, e si possono tracciare i primi bilanci: l’adesione alla misura è stata dell’88%, secondo i calcoli dell’Inps su scala nazionale, e la spesa raggiunta nella prima annualità è di 16 miliardi di euro, con un 12% di famiglie aventi diritto che non ha chiesto la misura. Su scala bergamasca, il dato di adesione non dovrebbe discostarsi dalle stime nazionali e il 10-12% di esclusi dovrebbe tradursi in 25-27mila famiglie che mancano all’appello, considerato che i potenziali beneficiari si aggiravano attorno ai 250mila nuclei. Tra gennaio e giugno 2022 erano state presentate oltre 180mila domande di assegno unico tra Bergamo e provincia, con 70mila famiglie che ancora non avevano fatto domanda. Ora dovremmo aver superato ampiamente le 200mila domande e, tra queste, si stimano 40-45mila istanze presentate all’Inps dalle famiglie orobiche attraverso i vari patronati per accedere al sostegno universale erogato con cadenza mensile dall’Inps. Si stima anche un 18% di domande inoltrate senza presentare l’Isee, in base al quale sono modulati gli importi, ricevendo così solo una quota minima.

Si stima anche un 18% di domande inoltrate senza presentare l’Isee, in base al quale sono modulati gli importi, ricevendo così solo una quota minima

L’Inps, a metà aprile, aveva confermato l’adeguamento previsto degli importi dell’assegno unico, un beneficio con effetto retroattivo da gennaio 2023 che interessa almeno 15mila famiglie bergamasche. Maggiorazioni del 50% per chi ha figli di età inferiore a un anno e per i nuclei più numerosi. Qualche esempio: un nucleo familiare con Isee di 15mila euro e un bimbo inferiore a un anno percepisce per quel figlio un assegno unico pari a circa 283 euro (189 euro di importo base, maggiorato del 50%); una famiglia con Isee di 25mila euro e bimbo con meno di un anno ha un assegno maggiorato pari a 217,35 euro (importo base 144,90 euro); un nucleo familiare con Isee da 40mila euro riceve un assegno per il bimbo con meno di un anno pari a 104,55 euro. La Lombardia risulta la regione con la percentuale più alta di nuclei familiari beneficiari della misura (16,8%), seguita da Campania (10,4%) e Lazio (9,8%).

La quota minima

C’è poi un gran numero di beneficiari che riceve la quota minima, perché non ha presentato l’Isee, una scelta correlata a vari fattori e che aumenta al crescere dell’età del genitore richiedente (e quindi del figlio), raggiungendo il picco tra i 50 e i 60 anni. L’interesse per la misura è stato infatti elevato per i figli piccoli e più contenuto per quelli più grandi: tra i nati nel 2005 (che oggi hanno 17 anni) l’assegno raggiunge l’85% della platea, tra i nati nel 2021 (un anno) l’adesione invece sale al 95%.

Emanuele Comi, direttore del patronato Inca Cgil Bergamo, evidenzia alcuni dati e criticità della procedura per l’assegno unico: «Solo nel nostro patronato abbiamo raccolto oltre 13mila domande di assegno unico dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2023, unite a variazioni. È chiaro che tra le pratiche presentate presso un intermediario come un patronato figurano situazioni particolari, perché chi ha una situazione lineare agisce personalmente sul sito dell’Inps».

Qualche particolarità: «Nelle situazioni di separazione o divorzio e figli minorenni, non abbiamo la possibilità di controllare se i genitori fra loro rispettano l’eventuale ripartizione dell’assegno unico decisa dal giudice – spiega Comi - e, talvolta, anche in presenza di una sentenza che assegna la prestazione in toto a uno dei genitori, se l’altro genitore ha richiesto il proprio 50%, l’intermediario non ha modo di cambiare la percentuale. Un altro problema riguarda i figli disabili: la procedura centralizzata, infatti, sembra porre un blocco in assenza di presentazione di Isee e, anche di fronte a verbali che riconoscono il disabile come invalido al 100%, senza l’Isee non è possibile riconoscere il figlio come disabile. Avere una procedura Inps centralizzata - conclude Comi - pone delle difficoltà, in quanto non sempre i funzionari riescono a operare sulla procedura e i patronati hanno un accesso ridotto». Secondo il centro studi Inps, per alcune categorie di lavoratori la tendenza a non presentare l’Isee per accedere all’assegno unico è più alta tra gli autonomi e i professionisti, anche per timori di controlli fiscali.

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