Vetrate ai balconi, non servono più permessi: «Ma così si rischiano contenziosi ed effetto Arlecchino»

La novità. Il Decreto Aiuti bis ha liberalizzato la chiusura delle terrazze dei condomini con strutture amovibili. L’allarme degli amministratori: «Il passaggio in assemblea resta obbligatorio». Il Comune: escluse le zone vincolate.

Se non è un «liberi tutti», poco ci manca. Almeno sulla carta. Che poi di carte da riempire, con la liberalizzazione delle vetrate panoramiche amovibili, ce ne sono molte meno. Ma tant’è: l’intento del Parlamento - che con un emendamento al Decreto Aiuti bis ha liberalizzato l’installazione di queste strutture sui balconi dei condomini - è nobile, ed è legato a una questione di risparmio energetico. Tuttavia se da una parte è diventato più facile montarle, dall’altra il rischio di creare un «effetto Arlecchino» sulle facciate dei condomini è concreto, e con esso anche l’ipotesi di una moltiplicazione di ricorsi e di contenziosi tra condòmini. Il provvedimento riguarda potenzialmente tutti gli appartamenti con un balcone, comprese le abitazioni che dispongono di logge al pianterreno.

L’allarme arriva dagli amministratori di condominio dell’Anaci (l’Associazione di categoria più rappresentativa anche in provincia di Bergamo), preoccupati da eventuali fughe in avanti di condòmini che, senza interpellare il proprio amministratore, potrebbero creare pericolosi precedenti all’interno dei rispettivi condomini. La normativa è ancora recente e – considerata anche la congiuntura economica, tra inflazione e costi delle bollette – pare non essere stata ancora recepita dai bergamaschi. «Si tratta di una liberalizzazione che potrebbe creare confusione – spiega Cristiano Angioletti, amministratore di Anaci –: trasferire in edilizia libera un intervento che prima era sottoposto a determinati titoli abilitativi, non significa infatti che da un punto di vista condominiale sia tutto permesso».

Nessuna legge, compreso dunque il Decreto Aiuti bis, ha il potere di modificare (laddove esiste) un regolamento condominiale «contrattuale», ovvero la legge numero 1 del condominio, che in genere si sottoscrive all’atto di acquisto di un appartamento, e che potrebbe prevedere il divieto di chiudere i balconi. «Se esiste – puntualizza Sara De Palma, segretario Anaci Bergamo –, fa fede a prescindere da qualsiasi normativa. Il messaggio a cui teniamo molto è che non si può entrare in un negozio, comprare una vetrata e installarla: vivere in un condominio significa rispettare delle regole, a partire dal regolamento interno».

Il passaggio in assemblea

Il consiglio degli amministratori è dunque quello di chiedere un passaggio in assemblea, tappa fondamentale per evitare – o perlomeno ridurre al minimo – eventuali contenziosi. Di mezzo c’è anche la questione, tutt’altro che secondaria, del decoro delle facciate. Vero è che il decreto parla di installazioni trasparenti e amovibili, e che le aziende pare si stiano attrezzando per realizzarne pochi modelli, pressoché tutti simili. Ma il problema c’è, ed è simile a quello delle tende da sole. «A nostro avviso il passaggio in assemblea è obbligatorio proprio perché l’installazione di queste strutture va ad incidere sul decoro estetico, l’armonia e la simmetria dell’edificio – prosegue Angioletti –. E se è vero che il decoro è il biglietto da visita del condominio, perché un condòmino possa modificarlo, ha bisogno del consenso degli altri proprietari. Dopodiché, le vetrate dovrebbero seguire una strada di uniformità dal punto di vista estetico». In altre parole, concesso il via libera al primo condòmino, gli altri dovrebbero adeguarsi. «Il condominio rappresenta una comunità – dice ancora Sara De Palma – e prima del diritto assoluto e individuale del singolo, viene quello della collettività. Per questo siamo preoccupati dei contenziosi che potrebbero nascere».

Gli uffici comunali

Chi si alleggerirà di pratiche da evadere saranno gli uffici comunali, sollevati dall’onere di rilasciare le autorizzazioni. «Nulla cambia nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e per gli edifici tutelati dai Beni architettonici e culturali – dicono Elena Todeschini, dirigente della Direzione urbanistica e di Edilizia privata del Comune di Bergamo, e Giovanna Doneda, responsabile dell’ufficio –. Si tratta di una semplificazione procedimentale solo per determinati interventi; nel dubbio, è bene verificare attraverso gli strumenti urbanistici se ci si trova in presenza di un ambito vincolato e, nel caso, è necessario fare un approfondimento con l’ufficio tecnico comunale. Ad ogni modo, bisogna sempre stare attenti a rispettare i requisiti tecnici e funzionali delle vetrate». La liberalizzazione lascia alcune preoccupazioni anche agli addetti comunali; timori simili a quelli espressi dagli amministratori di condominio: «L’inserimento di questi elementi in determinati contesti, oppure in un palazzo con tanti balconi accrescono effettivamente il rischio dell’«effetto Arlecchino», che va valutato bene – dicono ancora Elena Todeschini e Giovanna Doneda –. In gioco c’è il decoro delle parti comuni degli edifici. Detto questo bisognerà fare attenzione anche dal punto di vista tecnico che non ci sia una sottovalutazione da parte di chi interviene rispetto ai requisiti del locale in cui si affaccia il balcone: bisognerà fare in modo che, con la doppia chiusura, non si creino per esempio ambienti insalubri. La temporaneità di queste vetrate è fondamentale, anche se sarà impossibile controllare il rispetto di questa disposizione».

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