Tagli in Parlamento, bergamaschi da 20 a 13: manovre nei partiti

Verso il 25 settembre Alle prese con le liste: nel Pd il «caso Misiani» già al terzo mandato. Per la Lega il colpo più pesante, entrerà invece Fdi. Forza Italia alle prese con le scosse interne.

Campagna d’estate per i partiti, in vista del voto del 25 settembre dopo la caduta del governo Draghi. Alle prese con la composizione delle liste (da chiudere entro il 22 agosto), devono fare i conti con il taglio dei parlamentari (da mille a 600) e la revisione dei «confini» dei collegi. Anche la truppa bergamasca risentirà della sforbiciata, passando da 20 a 13 eletti, tra Camera e Senato. Gli uscenti si dicono di nuovo «disponibili» a ricandidarsi, ma per molti la poltrona è in bilico. Nomi, programmi e leadership sono al centro del tourbillon di incontri di questi giorni.

Il centrosinistra

La direzione nazionale del Pd, ieri, ha licenziato il Regolamento delle candidature per le Politiche 2022, stabilendo i requisiti necessari per concorrere. Il punto 4 chiarisce, tra l’altro, che non sono candidabili quanti hanno «ricoperto la carica di parlamentare nazionale per più di 15 anni consecutivi» e «i sindaci dei comuni sopra i 20mila abitanti». Va da sé, quindi, che la strada è sbarrata sia per il senatore Antonio Misiani (al terzo mandato) sia per il sindaco Giorgio Gori (che comunque ha già escluso di lasciare in anticipo Palafrizzoni). Nel primo caso, però, si precisa che l’eccezione potrebbe essere fatta «salvo richiesta di deroga da parte degli interessati da sottoporre al voto della direzionale nazionale». L’ex ministro sulla richiesta di deroga non si sbilancia: «Farò quello che il Pd e il segretario nazionale riterranno utile».

Con le nuove regole, la squadra dei Dem bergamaschi passerà dai tre eletti attuali (oltre a Misiani al Senato, Elena Carnevali e Leyla Ciagà alla Camera) a due (uno certo alla Camera, e uno in bilico al Senato, essendo il collegio in «condivisione» con altre province). Per Carnevali (al secondo mandato) e Ciagà (entrata in corsa a Montecitorio) nullaosta alla ricandidatura. Se sulla prima le possibilità di rielezione sono quasi matematiche (al 99% sarà capolista nel listino proporzionale per la Camera), per la seconda la strada potrebbe essere in salita (per l’alternanza di genere, potrebbe finire in terza posizione). «Non mettiamo il piede sull’acceleratore - frena Carnevali -, da qui a dove sarò collocata ne passa di acqua sotto i ponti, la competizione è molto difficile per la riduzione dei parlamentari». La disponibilità a presentarsi è però confermata - «Se tutti i livelli del Pd -territoriale, provinciale, nazionale - l’accoglieranno» - forte dell’impegno di questi anni soprattutto sui temi della sanità e del welfare.

Per ora si guarda al 25 settembre, ma il nome di Carnevali resta spendibile, per il centrosinistra, anche come candidata sindaco in città nel 2024. Direzione regionale venerdì e direzione provinciale lunedì sono i prossimi passaggi interni al Pd. Il capitolo alleanze sarà determinante nei collegi uninominali (dove i bergamaschi però hanno pochissime chance). Enrico Letta ieri ha parlato di «liste aperte ed espansive», bollando come irreversibile lo strappo con i 5Stelle. Movimento che ha visto la diaspora dei tre bergamaschi eletti (Guia Termini ora nel gruppo Misto, Devis Dori in Europa Verde e Fabiola Bologna passata a «Italia al centro»), i più a rischio alla prossima tornata. Il Pd guarda piuttosto ad Azione (con il consigliere Niccolò Carretta che potrebbe giocarsela a Roma) e Italia Viva, anche se i rapporti sono altalenanti, ma anche al «centro», con gli incontri con Di Maio e Sala.

Il centrodestra

Sul fronte opposto, oggi a Montecitorio è atteso un vertice del centrodestra, per definire il perimetro della coalizione (che in Regione Lombardia sta traballando) e premiership. Sono praticamente i leader dei partiti ad avere la principale voce in capitolo nella scelta dei candidati.

Ufficialmente per i «tempi strettissimi», che rendono più difficile la selezione. Con il taglio dei parlamentari sarà la Lega bergamasca a pagare il prezzo più alto. Dopo aver fatto man bassa di nel 2018 (nove eletti tra Camera e Senato), ora rischia di vedere la compagine dimezzata. Tutti possono ripresentarsi (nel movimento non esistono vincoli di mandato), ma alla fine sarà Matteo Salvini a scegliere.

L’unica certezza sembra la riconferma del senatore Roberto Calderoli, indispensabile per la sua esperienza e conoscenza della «macchina». Lui però taglia corto: «Le candidature le decide Matteo Salvini, sentiti i segretari regionali e provinciali. Punto». Gli altri partono tutti allo stesso livello. Il deputato Daniele Belotti ha pubblicato su Fb il rendiconto della sua attività parlamentare, parlando di «esperienza intensa». Ricandidatura? «Decide il movimento», è il mantra. I numeri del Carroccio dipendono dal consenso in calo e dall’ascesa di Fratelli d’Italia.

I «meloniani» orobici in Parlamento da zero potrebbero passare a tre (Andrea Tremaglia, Paolo Franco e Lara Magoni i papabili) anche se il coordinatore provinciale Tremaglia stoppa il toto-nomi: «La priorità è il programma. Poi non c’è dubbio che Fdi abbia un sacco di nomi spendibili per il territorio e che punti a una presenza forte e di qualità». Anche in Forza Italia (alle prese con le dimissioni di esponenti di peso) sarà Silvio Berlusconi ad avere l’ultima parola. I quattro bergamaschi (Alessandra Gallone al Senato, Gregorio Fontana, Alessandro Sorte e Stefano Benigni alla Camera, questi ultimi due tornati recentemente sotto l’ala berlusconiana) sulla carta sono tutti ricandidabili. Solo due con probabilità di rielezione (uno alla Camera e uno al Senato nel proporzionale).

Dall’uscita di scena di Mariastella Gelmini, per la competizione sull’asse Brescia-Bergamo e di genere, esce avvantaggiata Alessandra Gallone. Dice: «La disponibilità a ricandidarmi c’è, vedremo come si comporranno le liste, necessariamente a breve». Anche qui un passo alla volta. Per il 2024, e la possibile sfida a Palafrizzoni come candidata sindaco del centrodestra, c’è tempo: «È prematuro parlarne ora, ma il mio amore e impegno per Bergamo e il territorio sono noti». Alessandro Sorte attende le decisioni di Berlusconi, «sono a disposizione se serve la mia persona e dove può essere meglio spesa». Il deputato potrebbe infatti lasciare una casella libera per il Parlamento e tornare in Regione, dove è già stato assessore ai Trasporti. Facile che per Benigni ci sia un «posto sicuro» a Roma, visto che lo stesso Cavaliere lo ha richiamato nel partito, anche per dare una mano nella riorganizzazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA