Tar, in un anno 1.165 ricorsi: boom badanti e quote latte

L’anno giudiziario . Il maggior numero di pratiche presentate da stranieri per la regolarizzazione. E cala l’arretrato grazie alle udienze straordinarie.

L’attività del Tar di Brescia, competente anche per Bergamo, Cremona e Mantova, accelera e nel 2022 ha fatto segnare un saldo positivo del 19%, avendo definito 1.390 ricorsi a fronte dei 1.165 che sono stati presentati.

Un aumento della produttività dovuto in gran parte all’istituzione di udienze straordinarie concesse alla sezione di Brescia proprio per smaltire l’arretrato e che hanno portato a chiudere tutte le questioni presentate nel 2019 e ad aggredire in modo sostanzioso anche le pratiche presentate nel 2020 che il presidente Angelo Gabbricci stima di chiudere entro la fine dell’anno. «Per il 2023 la nostra sezione è stata esclusa dalle udienze straordinarie ma siamo comunque fiduciosi di continuare ad abbattere l’arretrato» ha precisato Gabbricci a margine della cerimonia. Un risultato di continua crescita che migliora quello dell’anno precedente in cui si era registrato un saldo positivo del 6%.

Giovedì mattina 23 febbraio a Brescia è stato ufficialmente inaugurato l’anno giudiziario del Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia e nella relazione che ha presentato, il presidente Gabbricci ha sottolineato come ancora una volta le pratiche di ricorso presentate da stranieri contro decisioni avverse alla loro pratica di regolarizzazione ed emersione dal lavoro nero abbiano rappresentato la parte più rilevante dei contenziosi «tanto che abbiamo dovuto assegnarli ad entrambe le sezioni e non solo esclusivamente alla prima». Le nuove pratiche sono state 395 contro le 239 dell’anno precedente e hanno riguardato in gran parte colf e badanti che si sono visti respingere la domanda di emersione per la mancanza dei requisiti di reddito del datore di lavoro oppure perché non hanno dimostrato, secondo l’ente che ha valutato la pratica, che alla data dell’8 marzo 2020 fossero stabilmente in Italia.

Le nuove pratiche sono state 395 contro le 239 dell’anno precedente e hanno riguardato in gran parte colf e badanti che si sono visti respingere la domanda di emersione per la mancanza dei requisiti di reddito del datore di lavoro oppure perché non hanno dimostrato, secondo l’ente che ha valutato la pratica, che alla data dell’8 marzo 2020 fossero stabilmente in Italia.

Balzo netto invece delle questioni che riguardano l’agricoltura con 210 istanze presentate nel 2022 di cui ben 199 che afferiscono alle quote latte. La questione è esplosa dopo che, con una sentenza del 2019, la Corte di giustizia europea ha stabilito che i criteri di compensazione adottati dall’Italia, su tutte le annate a partire da quella 1995-96, erano anticomunitari e sbagliati. L’Agea, l’Agenzia italiana per le erogazioni in Agricoltura, recependo la sentenza europea adottata anche dal Consiglio di Stato, aveva spiegato che sarebbe necessario ricalcolare tutti i crediti e i debiti, aprendo ad una cascata di ricorsi da parte di chi fino ad oggi ha pagato più di quello che avrebbe dovuto e chi, sulla base della normativa vigente all’epoca, non ha mai pagato nulla. Per ora il Tar sta concedendo sospensive a chi le richiede.

A tenere banco però è stata anche la presa di posizione degli avvocati rappresentati dalla Cadlo, Camera amministrativa della Lombardia Orientale, pubblicamente condivisa anche dal presidente Gabbricci, che hanno chiesto che le sezioni staccate, come quella di Brescia appunto, possano essere riconosciute come sedi e non come distaccamenti dei capoluoghi di regione dato che di fatto già lo sono. Per gli avvocati «si rende evidente la necessità dell’introduzione di norme positive che la prevedano e la tutelino» mentre per il presidente si tratterebbe di una «equiparazione al distretto della Corte d’Appello, Brescia come secondo tribunale della Lombardia», un’operazione che «non avrebbe alcun costo per l’amministrazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA