Tribunale, battaglia sugli orari. I lavoratori: «Intervenga il ministero della Giustizia»

LA VERTENZA. Vertice in Prefettura tra i rappresentanti del personale e la dirigenza. L’oggetto della contesa: il «taglio» della flessibilità.

Un rappresentante del ministero della Giustizia partecipi al prossimo incontro, perché ascolti le motivazioni che hanno portato allo stato di agitazione al Tribunale di Bergamo. Questa la richiesta avanzata dai rappresentanti dei lavoratori venerdì mattina, 2 febbraio, durante l’incontro di conciliazione che si è svolto in Prefettura, a cui hanno partecipato anche il presidente del Tribunale Cesare de Sapia e il dirigente amministrativo Sergio Cammarano. L’incontro, che ha visto protagoniste le sigle sindacali e la dirigenza, è stato convocato dalla Prefettura in seguito alla proclamazione dello stato di agitazione dei lavoratori – ora «congelato» in attesa del faccia a faccia con un rappresentante ministeriale – con l’obiettivo di trovare un punto di incontro tra le parti.

Di certo, comunque, i rappresentanti dei lavoratori (presenti le Rsu, e le altre sigle sindacali) non sono usciti del tutto soddisfatti dalla riunione. Se non dovessero esserci risposte in «tempi ragionevoli», si metteranno in campo «tutte le azioni che la legge ci consente», ha annunciato Francesca Mezzanotte (della Flp). Intanto, lunedì mattina ci sarà l’assemblea dei lavoratori (dalle 12 alle 13) per informarli di quanto emerso durante la riunione di venerdì.

Organico e orari

Le ragioni della protesta sono riconducibili alla cronica carenza di organico amministrativo dalle parti di via Borfuro. Ma la «scintilla» che ha acceso la protesta è stata la «scelta unilaterale da parte della dirigenza di modificare un precedente accordo sull’orario di lavoro, raggiunto tra le parti nel 2017 – si legge nella nota che annunciava lo stato di agitazione – che consentiva una conciliazione dei tempi di vita/lavoro accettabili». Si tratta di una sorta di «banca ore» (al massimo 9 in un mese) con cui i dipendenti potevano gestire il surplus di ore lavorate, recuperando in altre giornate le eventuali ore di straordinario svolte. Un accordo che, prosegue il documento, «a fronte di una carenza cronica di personale, ha consentito negli anni di poter gestire l’attività lavorativa raggiungendo risultati impensabili, data la situazione di fatto».

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