Ubi, prescritto mezzo processo: in 14 verso l’assoluzione certa

La Consulta accorcia i termini della prescrizione: finisce fuori tempo massimo l’illecita influenza sull’assemblea 2013, uno dei due reati principali.

Il reato di illecite influenze sull’assemblea di Ubi Banca del 2013 risulta prescritto per via di una recente sentenza della Corte costituzionale che ha ridotto i termini - dilatatisi in questo anno e mezzo di Covid - per la sospensione della prescrizione in caso di rinvio per problemi organizzativi. Questo a tutela degli imputati e a salvaguardia della norma sul giusto processo (in particolare, sui suoi tempi). E così, in dirittura d’arrivo (più di 60 le udienze celebratesi dall’inizio, il 25 luglio 2018, a oggi; ne mancano due) il processo Ubi viene in pratica dimezzato: 14 dei 31 imputati, e cioè quelli che devono rispondere solo di illecite influenze, andranno incontro a una assoluzione pressoché certa per intervenuta prescrizione, scattata intorno alla metà del giugno scorso. L’ha ricordato nell’udienza di martedì, al termine del suo intervento di replica, il pm Paolo Mandurino.

Il quale ha concluso che, «in camera di consiglio il tribunale dovrà tenerne conto». Andrà così verso l’assoluzione chi era accusato di aver brigato per far vincere - tramite le vietate deleghe in bianco - la lista capeggiata da Andrea Moltrasio. Si tratta di Italo Folonari, segretario dell’Ablp, che raccoglieva i soci della Banca piemontese lombarda, la derivazione bresciana di Ubi (per lui c’era una richiesta di condanna a 1,8 anni); Ettore Medda, direttore dell’area affari generali e partecipazioni (1,2); Marco Mandelli, ex direttore responsabile in Ubi (1,2); i due ex referenti del libro soci Ubi, Giuseppe Sciarrotta (1,2) e Guido Marchesi (il pm aveva chiesto l’assoluzione); Gemma Baglioni, responsabile della raccolta deleghe (1,2); Enrico Invernizzi, referente delle operazioni assembleari (1,2); Antonella Bardoni, ex direttrice di Confiab (1,8); Angelo Ondei, ex presidente di Confiab (1,8); e la pattuglia di membri della Compagnia delle Opere di Bergamo: Rossano Breno (1,6); Matteo Brivio (1,6); Ettore Ongis (1,6); Stefano Lorenzi (assoluzione); Giovanni D’Aloia (assoluzione).

Restano in gioco l’ostacolo alla vigilanza e altri reati satellite. Venendo meno le illecite influenze, i 4 personaggi più illustri di questo processo - che devono rispondere anche dell’ostacolo alla vigilanza e, a vario titolo, di altri reati - saranno destinati a una sconto di pena di 6 mesi, come annunciato ieri dal pm: Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa ed ex membro del Consiglio di sorveglianza di Ubi (6,8 anni la richiesta di condanna originaria); Emilio Zanetti, ex presidente del Consiglio di gestione (5,10); Victor Massiah , ex consigliere delegato (5 anni); Andrea Moltrasio, ex presidente del Consiglio di sorveglianza (5,10). Ieri il pm, tra le altre cose, ha ribadito come l’associazione Amici di Ubi fosse un ente che dall’esterno avrebbe condizionato la banca (e questo, ecco il presunto reato, non sarebbe stato comunicato agli organi di vigilanza).

Nel suo statuto, ha spiegato Mandurino, c’era la finalità di «dare stabilità alla governance della banca. È nel Dna di Amici di Ubi l’esercizio di attività di intesa con altre associazioni». E lo si legge, per il pm, nei verbali: «Amici di Ubi ha giocato un ruolo nella nomina delle candidature nel 2010 e nel 2013. Lo dice Bazoli nel 2013 a Consob». Il pm ha poi sostenuto che la Commissione Zanetti, data alla luce per selezionare i candidati all’assemblea 2013, era nata all’interno di Amici di Ubi, tant’ è, ha sottolineato, che i suoi membri ricoprivano cariche apicali nell’associazione. Infine, sugli appunti del commercialista Italo Lucchini, grazie ai quali - è la tesi dell’accusa - avrebbero trovato conferma le contestazioni, Madurino ha sostenuto che ci sono, sì, valutazioni, come argomenta la difesa, ma anche dati di fatto e dichiarazioni rese da partecipanti a incontri a cui lo stesso Lucchini aveva preso parte.

E sulla novità emersa in aula martedì è intervenuto anche Giorgio Jannone, che, all’epoca dell’assemblea, guidava la Lista 2: «Come sempre - scrive in un comunicato - esprimo la mia convinta deferenza nei confronti della Magistratura, che ha svolto un lavoro duro e impegnativo insieme alla Guardia di Finanza. Rispetterò quindi le future decisione dei Giudici del Tribunale di Bergamo, chiamati a un compito davvero delicato. D’altro canto gli imputati favoriti dalla prescrizione, se davvero dovessero proclamarsi o ritenersi innocenti, dopo essersi avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande della pubblica accusa, avranno comunque la facoltà di rinunciare alla prescrizione». Nella prossima udienza, spazio alle repliche delle difese, poi, il 24, la sentenza.

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