Visite ed esami clinici: nel 2023 «a vuoto» il 18% delle prestazioni prenotate

I DATI. «No show» in Bergamasca: su un totale di 1.791.633 già fissate, 330.563 non sono state eseguite perché gli utenti non si sono presentati.

È un apparente paradosso. Prenotare una visita o un esame nel pubblico è spesso impresa ardua, punteggiata da lunghe attese e da una «caccia» all’ospedale più vicino. Allo stesso tempo, però, capita che chi ha prenotato un appuntamento poi non si presenti. Si chiama «no show», ed è una voce che pare consistente: secondo i dati forniti dalla Regione, in Bergamasca nel 2023 è andato «a vuoto» il 18,45% delle prenotazioni gestite tramite la rete regionale di prenotazione. Non si sono presentati a 330.563 visite o esami altrettanti utenti a fronte di 1.791.633 prenotazioni, quasi uno su cinque; il dato – secondo la Regione – era addirittura del 24,03% nel 2022, con 415.892 «no show» a fronte di 1.730.729 prenotazioni. Nel conto – precisano gli addetti ai lavori – potrebbero esserci però anche delle riprogrammazioni delle visite, con un’effettiva presentazione del paziente in ospedale, e così il dato reale si abbasserebbe.

Le dinamiche

Ma perché accade? L’esperienza quotidiana indica la dinamica più frequente: si prenota una visita attraverso il Servizio sanitario nazionale e si riceve l’appuntamento a una certa distanza, ma nel frattempo si cerca anche di prenotare privatamente (con tempi d’attesa decisamente più brevi, a fronte di un esborso di tasca propria) e poi non si disdice il primo appuntamento.

«È una situazione che può capitare specialmente tra quelle persone esenti dal ticket per età o patologia, tra l’altro la maggior parte degli utenti – riflette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici –. Influisce la questione delle liste d’attesa». Anche per Ivan Carrara, segretario della Fimmg Bergamo, sindacato dei medici di medicina generale, «il motivo è quello. Le attese per alcune prestazioni superano l’anno: se un paziente ha una problematica che intende risolvere velocemente non aspetta la visita con un’attesa così lunga, si muove diversamente. Altre volte, proprio per le lunghe attese, può capitare che una patologia si aggravi e allora si prenoti privatamente un’altra visita; altre volte, purtroppo, bisogna considerare anche l’ipotesi del decesso nell’attesa della visita. Quando le liste d’attesa sono così dilazionate nel tempo, è ovvio che la domanda sia meno aderente al calendario che viene fornito al paziente».

Esistono tra l’altro delle sanzioni per chi non si presenta alle visite prenotate: come spiegato sul portale della Regione, «per non incorrere nel pagamento del costo del ticket, le disdette devono essere effettuate con almeno 3 giorni lavorativi di anticipo». In realtà i «ricavi» di queste sanzioni sarebbero esigui, perché – spiegano dalla Regione – la sanzione sarebbe appunto il pagamento del ticket, ma la maggior parte degli utenti ne è esente.

Le indicazioni delle Asst

Dall’Asst «Papa Giovanni» sottolineano che il fenomeno del «no show» è «in riduzione a seguito dell’adozione di una serie di misure», come un sistema automatico di messaggi-promemoria, l’introduzione del pagamento anticipato col sistema «PagoPa», le indicazioni affisse negli ospedali e diffuse anche sul sito internet, sia sull’importanza di prenotarsi sia su come disdire. «Non presentarsi a un appuntamento – commenta Gianluca Vecchi, direttore amministrativo dell’Asst Papa Giovanni – è un comportamento poco rispettoso. Gli operatori dei Cup, non sapendo che l’appuntamento andrà a vuoto, non possono inserire la fascia oraria in agenda tra quelle disponibili. La mancata disdetta contribuisce così all’allungamento delle liste di attesa. Disdire, al contrario, è un gesto di buona educazione che permette di liberare un posto a favore di un altro paziente. L’ospedale può organizzare al meglio gli appuntamenti, ottimizzando il tempo del personale sanitario e l’utilizzo di costosi macchinari (risonanze magnetiche, radiografie) a beneficio di tutti».

Tra gli interventi messi in campo, per gli esami strumentali – come le risonanze magnetiche – in caso di mancata presentazione da parte di un utente esterno il «Papa Giovanni» anticipa l’esame per i pazienti ricoverati, «ottimizzando così i tempi di attesa interni».

Per l’Asst Bergamo Est, la mancata presentazione dei pazienti a una visita – spiega l’azienda in una nota – rappresenta un problema nell’assistenza sanitaria in termini di pianificazione degli appuntamenti e di sostenibilità economica. Alla luce di questo, cerchiamo da tempo di trovare soluzioni e modalità di intervento per limitare l’impatto dei no show e delle cancellazioni tardive affinché tutto il sistema ne tragga beneficio».

Gli overbooking

Per ridurre il fenomeno l’Asst Bergamo Est fa ricorso a promemoria via sms e a indicazioni su come annullare l’appuntamento attraverso diverse modalità: «Disdire un appuntamento tardivamente, senza dare il tempo alla struttura sanitaria di riprogrammarlo, aumenta inutilmente i tempi di attesa e priva un altro paziente della possibilità di essere curato prima – aggiunge l’Asst –. Inoltre per alcune specialità calcoliamo la probabilità del no show, predisponendo degli «overbooking»: si aggiunge una prestazione a priori per colmare la mancata presentazione».

All’Asst Bergamo Ovest, secondo quanto spiegato nei giorni scorsi dal dg Giovanni Palazzo in un’intervista a «L’Eco», il «no show» supera il 15%: «Adotteremo modelli “educativi” – le parole di Palazzo – perché i cittadini capiscano che non disdire appuntamenti prenotati per tempo è un disagio per tutti: esistono sanzioni per questo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA