Il restauro del Procaccini in Basilica: nuovi colori e una sorpresa

PATRIMONI. Presentato il completamento dell’intervento sulla grande tela della fine del ’500 in Santa Maria Maggiore che rappresenta gli «Apostoli attorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna». Tonalità più vive e dettagli leggibili, tra questi un personaggio da identificare.

Alcuni habitué della basilica ammettono un certo stupore davanti al dipinto di Camillo Procaccini «Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna», per anni coperto da una patina che ne mortificava i colori, bellezza oggi restituita. Viene data consistenza materica agli elementi, esempio ne è la veste di un apostolo, dalle sfumature lilla e malva, che pare di seta. L’esito del restauro del grande telero posto tra il coro ligneo del Lotto e Capoferri e l’affresco dell’Assunta di Giovan Paolo Cavagna è stato presentato il 16 aprile, nella basilica di Santa Maria Maggiore, intervento promosso da Fondazione Mia con il contributo di Fondazione Banca Popolare di Bergamo (un costo di 73mila euro di cui 35mila coperti dall’istituzione bancaria).

Svelati nuovi particolari

La pulitura del manto pittorico ha svelato nuovi particolari, come la revisione di un apostolo inginocchiato e del volto di un dodicesimo apostolo, sulla cui identità (forse San Tomaso, forse Giuda?) si è aperto un confronto tra storici dell’arte (particolari riscontrabili in due disegni preparatori dell’artista conservati in un museo di Cleveland e di Berlino). Il restauro del dipinto su olio (lungo 8,80 metri e alto 3,80) è durato un anno, realizzato in loco da Delfina Fagnani con il suo studio Sesti Restauri (che già aveva lavorato su opere del Procaccini, come la Madonna con Bambino in trono tra i SS. Pietro e Antonio Abate e Angeli Santi alla pinacoteca di Brera e Santa Veronica alla Certosa di Pavia). L’intervento è stata l’occasione, per Fondazione Mia, per recuperare anche le vetrate e l’automazione dei tendaggi dell’abside. Spiega il presidente Fabio Bombardieri: «Il restauro si inserisce in un ampio progetto di recupero del prezioso patrimonio della Basilica. Dopo l’imponente recupero del Coro ligneo di Lotto e Capoferri, ritorna alla sua originaria bellezza il grande dipinto di Procaccini che segue la forma concava dell’abside e che, oggi, rinnovato, esalta ulteriormente la magnificenza e la solennità di questo luogo della Basilica».

In un luogo simbolico e identitario

Aggiunge Armando Santus, presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo: «Resta alta l’attenzione della Fondazione, insieme a Intesa Sanpaolo, per la Basilica di Santa Maria Maggiore, autentico scrigno d’arte nel cuore di Città Alta». All’incontro era presente anche la sindaca di Bergamo Elena Carnevali che ha espresso «riconoscenza alla Mia e alla banca per l’attenzione verso un luogo simbolico e identitario della nostra città custodito con competenza e responsabilità. Grazie alla maestria di Delfina Fagnani che ha restituito autenticità a questa opera».

Abrasioni e cicatrici

Il lavoro è iniziato con un’ampia campagna diagnostica finalizzata alla conoscenza dello stato di conservazione e della tecnica esecutiva, le fasi di pulitura sono state concordate con il Soprintendente di Brescia Angelo Loda. Parliamo di un’opera realizzata alla fine del Cinquecento per la parete absidale della basilica, che raffigura gli apostoli avvolti da abbondanti e plastici panneggi, raccolti intorno al sepolcro vuoto di Maria: «La Misericordia Maggiore chiamò Procaccini nel momento di massimo successo, stava lavorando anche alle ante degli organi del Duomo di Milano – spiega Fagnani -. All’artista venne chiesto di eseguire un racconto dimezzato, tra l’Assunta di Cavagna e il coro ligneo, un compito che assolve brillantemente, creando un potente impianto che allinea tutte le figure in primo piano, riempiendo tutto lo spazio, con una sfolgorante cromia che contempla l’intera tavolozza Cinquecentesca». La tela si è presentata con abrasioni e cicatrici, deformata in alcuni punti, anche perché non sostenuta da un telaio, ma inchiodata al muro: «L’ultimo restauro risale al 1958 – spiega Fagnani -, ma precedentemente ne erano stati fatti altri due. Siamo intervenuti rimuovendo quanto fatto in passato, togliendo lo sporco per arrivare a questa trasparenza dei colori, le lacerazioni erano numerosissime».

L’incontro su dogma ed estetica

Per comprendere l’opera, la Mia propone, ad accesso libero e gratuito, martedì 20 maggio alle 20.30 un dialogo tra il priore della basilica don Gilberto Sessantini e la restauratrice Delfina Fagnani, dal titolo «Apostoli intorno al sepolcro vuoto e colmo di fiori della Madonna di Camillo Procaccini: l’assunzione di Maria tra dogma ed estetica». Si scoprirà anche perché, pur il titolo dell’opera parli di fiori, questi non furono mai stati dipinti dal Procaccini, «nonostante la committenza – ricorda il priore Don Sessantini – li avesse chiesti. Nell’iconografia dell’Assunzione ci sono i fiori, sono presenti anche nell’arazzo che esponiamo per la festa dell’Assunta (a cui la basilica è dedicata, celebrata il 15 agosto, ndr)».

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