In scena «Il figlio»: uno specchio sulle ombre nel cuore dei giovani

LOVERE. L’opera di Floriano Zeller viene rappresentata al Crystal: un dialogo tra generazioni intenso e toccante. Tra gli interpreti Cesare Bocci, Galatea Ranzi e Giulio Pranno.

Un figlio tormentato, i genitori separati, la sofferenza psicologica che può essere affrontata a viso aperto, senza reticenze e senza vergogna. Sono gli ingredienti della proposta teatrale del Crystal di Lovere per il fine settimana: questa sera e domani (17 e 18 febbraio) verrà proposto lo spettacolo «Il figlio», uno dei più acclamati dal pubblico e dalla critica nazionale negli ultimi anni. In scena ci saranno Cesare Bocci (l’amatissimo Mimì Augello della serie televisiva Montalbano) insieme a Galatea Ranzi, Giulio Pranno e Marta Gastini, diretti dal regista Piero Maccarinelli che ha curato la traduzione in italiano dell’opera scritta dal drammaturgo francese Florian Zeller.

Disagio giovanile

«Il testo – racconta lo stesso Bocci – propone dei personaggi molto attuali, immersi nella realtà che viviamo di questi tempi: è uno spettacolo con al centro il disagio giovanile aumentato a dismisura dopo il lockdown del 2020». La trama è essenziale: Nicola (interpretato da Giulio Pranno) frequenta l’ultima classe del liceo e vive a casa della madre Anna (Galatea Ranzi) mentre suo padre Piero (Cesare Bocci) ha appena avuto un altro figlio dalla sua nuova compagna Sofia (Marta Gastini). Secondo Anna, Nicola soffre di depressione e il giovane chiede di andare a vivere dal padre, che fa di tutto, a suo modo, per restituirgli la gioia di vivere. Nel finale, annunciato come sorprendente ed emozionante, entrano in scena altri due personaggi, interpretati da Riccardo Floris e da Manuel Di Martino. Sei, il numero totale degli interpreti, è uno dei fili conduttori della trilogia scritta dall’autore francese che, oltre a Il figlio, comprende anche «Il Padre» (per il quale Zeller ha vinto nel 2020 il premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale) e «La Madre».

Incapacità d’ascolto

«Il Figlio – spiega il regista Maccarinelli - ci conduce sapientemente per mano sul terreno delle incomprensioni generazionali all’interno del nucleo familiare. Lo ritengo un testo capace di conquistare grazie non solo alla bellezza del linguaggio ma alla capacità di introspezione, ai rimandi fra un personaggio e l’altro, al manifestarsi delle loro debolezze delle loro incapacità di capire sé stessi e gli altri. È la vita in tutte le sue sfaccettature capace di piantare uno specchio nel cuore a tutti i genitori di un figlio adolescente». «Dentro – conferma Cesare Bocci – ci sta l’incapacità dei genitori separati di ascoltare e capire le richieste di un figlio che sta attraversando un disagio psicologico importante: il padre perché, egoisticamente, tende a essere ottimista e a vedere sempre tutto a posto; la madre perché è compressa nel dolore della separazione; la più lucida è la nuova compagna del padre, che però viene vista come la responsabile di tutte queste fatiche».

Tallone d’Achille

Un testo intenso e toccante che mette gli adulti di fronte ad una domanda: «Perché? Perché tu figlio – racconta ancora l’attore - stai così male se io padre ti ho dato tutto e non ti ho mai fatto mancare nulla? Perché la ferita di una separazione si manifesta in maniera così profonda in te?». Certamente Nicola è un ragazzo sensibile «e oggi la sensibilità è un tallone d’Achille che ti espone alla sofferenza psicologica». Così lo spettacolo diventa anche un rafforzamento a quel nuovo atteggiamento che si registra nei confronti delle cure psicologiche: «Certamente – conclude Bocci – è un invito a rivolgersi senza paura allo psicologo, allo psicoterapeuta, allo psichiatra: io da giovane non potevo neppure pronunciare queste professioni, da una decina d’anni mi pare che fortunatamente il vento sia cambiato e rivolgersi a questi specialisti non è più una vergogna, non è più uno stigma». Appuntamento il 17 febbraio al Crystal alle 20,45 e il 18 febbraio alle 16; informazioni sui biglietti al numero di telefono 333 1090049.

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