
Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Lunedì 07 Luglio 2025
La storia rivive nelle fotografie: nasce
l’archivio «Memoria di Longuelo»
IL PROGETTO. Raccolti dall’associazione «Vivere Longuelo» 488 scatti tra i residenti del quartiere: i ricordi personali diventano patrimonio collettivo. Il curatore Roberto Cremaschi: «Non si ferma la ricerca di nuovo materiale».
Trasformare un ricordo privato in memoria collettiva, per fissare nel tempo immagini lontane. E dentro il neonato archivio «Memoria di Longuelo», promosso dall’associazione «Vivere Longuelo», sono 488 gli scatti raccolti dai residenti, un patrimonio che risale perlopiù agli anni Cinquanta-Sessanta, puzzle di persone e luoghi. Ci sono i tipici gruppi di scolaretti col grembiule dal colletto inamidato, i giovani soldati in divisa, i piccoli chierichetti dalle vesti di pizzo, il «mercato» estivo con le fette di anguria, le famiglie numerose in posa con i vestiti della «domenica», gli sguardi di qualcuno tra il sorpreso e lo spavento davanti al mistero, nuovo, della fotografia. Ci sono anche alcune viste del quartiere dall’alto, fatte da un aereo. Niente di che, si potrebbe dire, nell’era dei droni, ma qualcosa di straordinario per chi osservava i campi e le case del proprio quartiere da quell’inedita prospettiva ai tempi degli scatti.

«Non sappiamo chi sia l’autore, in realtà la maggior parte delle 488 foto classificate sono anonime - spiega Roberto Cremaschi, curatore del progetto “Memoria di Longuelo”, dell’associazione “Vivere Longuelo” -. Siamo molto contenti perché siamo riusciti a realizzare questo progetto anche in tempi rapidi, in poco più di un anno. Oggi l’archivio è pubblicato sulla piattaforma Sirbec, dei beni culturali di Regione Lombardia (sul sito www.lombardiabeniculturali.it), di cui fanno parte fondi fotografici di “peso”. Anche il nostro archivio può essere consultato entrando nella piattaforma, utilizzando il proprio telefono o il computer, da qualsiasi parte del mondo in cui ci si trovi, si può vedere, tra le cose, la torretta medioevale di Longuelo. Vorremmo che questo archivio continuasse a crescere e ad essere utilizzato per nuove ricerche».
La prima mostra in parrocchia
«Già nel 1987 la parrocchia di Longuelo aveva organizzato una raccolta di foto storiche, era stata fatta anche una piccola mostra che aveva riscosso un certo successo, alle persone piace rivedersi e rivedere i propri parenti nelle fotografie. Dopo la mostra il materiale era stato scannerizzato e sistemato nel cassetto, dove è rimasto fino all’anno scorso quando abbiamo ripreso in mano queste fotografie»
Il progetto è partito da una base documentale, ricorda Cremaschi: «Già nel 1987 la parrocchia di Longuelo aveva organizzato una raccolta di foto storiche, era stata fatta anche una piccola mostra che aveva riscosso un certo successo, alle persone piace rivedersi e rivedere i propri parenti nelle fotografie. Dopo la mostra il materiale era stato scannerizzato e sistemato nel cassetto, dove è rimasto fino all’anno scorso quando abbiamo ripreso in mano queste fotografie».
Da quel vecchio archivio l’idea di farne uno nuovo, con l’ambizione di renderlo più corposo: «Abbiamo organizzato una nuova mostra, facendo girare questi 16 pannelli nel quartiere, a partire dal Centro di tutte le età e alla festa di comunità – racconta Cremaschi -. In quell’occasione abbiamo iniziato a chiedere ai residenti di portarci altre fotografie, regalandole o lasciandole il tempo per scannerizzarle e poi restituirle. Devo dire che quasi tutti hanno scelto questa seconda possibilità».
Le immagini scannerizzate
Una forma di gelosia che racconta l’attaccamento a quell’azione di rispolvero della memoria che ogni volta si fa quando si riguardano le vecchie fotografie, sfogliando album, aprendo cassetti o scatole del ricordo. E qui viene in aiuto la tecnologia, con le nuove tecniche di scannerizzazione: «Il lavoro di costruzione dell’archivio è stato condotto con molta professionalità, grazie a un contributo della Provincia di Bergamo e al supporto del Museo delle Storie di Bergamo, che ha formato alcune ragazze dell’Istituto “Caniana”, che ha sede nel quartiere, per la corretta catalogazione – ripercorre le tappe Cremaschi -. Questo progetto è stato occasione di sinergia tra realtà operative sullo stesso territorio, una collaborazione che andrà sicuramente avanti su altri fronti».
Cliccando sulle fotografie censite nel Sirbec si torna indietro nel tempo. Volti di donne al lavoro in cucina ricordano la colonia elioterapica al Polaresco, le ricamatrici alla camiceria «In.Ca.B», le prime presenze massicce di automobili a Longuelo con le vetture in fila, i primi carretti dei gelati, le cascine oggi trasformate in residenze di «lusso», la case popolari. Gli scatti raccontano i momenti che un tempo scandivano il tempo delle vite: il Battesimo, la Prima Comunione, il matrimonio e il funerale.
Le targhe e le famiglie
Ci sono i volti di chi ha vissuto il quartiere: le famiglie Leidi, Facchinetti, Burini, Mariani, Rota. C’è anche un ritratto di Assunta Roncalli, sorella di Papa Giovanni XXIII, che ha vissuto parte della sua vita a Longuelo. Nella parte più «recente» (anni Ottanta, Novanta) dell’archivio ci sono foto a colori di gare sportive, momenti conviviali tra i residenti.
«Longuelo è rimasto uguale fino agli anni Cinquanta, con una vocazione fortemente agricola, era un sobborgo che si sviluppava attorno alla Chiesa Vecchia. È cambiato negli anni Sessanta e Settanta, con la costruzione delle case popolari, della chiesa nuova dell’architetto Pino Pizzigoni, ha vissuto una fortissima evoluzione»
A Cremaschi piace sottolineare come «l’associazione si è sempre occupata della storia del territorio, tempo fa abbiamo anche pubblicato un piccolo volume sui nomi delle vie. È stata, ad esempio, una nostra proposta, quella avanzata e accolta dal Comune di Bergamo, dell’intitolazione della piazza della Tintoria, facendo in modo che rimasse il ricordo dell’attività che un tempo lì era insediata (la piazza si trova nel nuovo comparto residenziale dietro al bar “Bazzini”, ndr). L’ultima iniziativa dell’associazione è la collocazione di una targa davanti alla torre Focasina, di proprietà Aler. Il manufatto è ciò che resta della cascina e la targa serve per ricordare l’origine di quel luogo. In questo modo è possibile vivere il territorio valutando evoluzioni e cambiamenti del quartiere. Longuelo è rimasto uguale fino agli anni Cinquanta, con una vocazione fortemente agricola, era un sobborgo che si sviluppava attorno alla Chiesa Vecchia. È cambiato negli anni Sessanta e Settanta, con la costruzione delle case popolari, della chiesa nuova dell’architetto Pino Pizzigoni, ha vissuto una fortissima evoluzione».
A settembre un altro appello
A settembre l’associazione (www.viverelonguelo.it) rilancerà l’appello, per raccogliere nuovo materiale: «La valorizzazione di una serie di immagini già esistenti è il grimaldello per «far uscire» dalle case una serie di fotografie di situazioni familiari e collettive, pubbliche e private, che possono contribuire a disegnare la storia di un quartiere. Passare quindi dal semplice “ricordo” alla “memoria” e quindi alla ricostruzione di tratti di storia locale, inseriti nella più ampia vicenda nazionale. L’archivio, sia fisico che virtuale, sarà lo strumento che faciliterà la realizzazione di ulteriori studi, ricerche e mostre».
© RIPRODUZIONE RISERVATA