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Lunedì 18 Agosto 2025
Pippo Baudo in Piazza Vecchia: «È una città bellissima»
IL RICORDO. Giovanni Macrì, il dentista dei vip: «Fu lui a ispirarmi la telegenia del sorriso». La camera ardente al Teatro delle Vittorie, mercoledì funerali in diretta.
Sarà il Teatro delle Vittorie, uno dei luoghi che lo hanno visto tante volte protagonista, ad accogliere il feretro di Pippo Baudo, scomparso il 16 agosto al Campus Biomedico di Roma, a 89 anni. In quello storico teatro è stato protagonista di programmi che hanno fatto la storia della tv, da «Fantastico» a «Scommettiamo che?», da «Mille lire al mese» a «Novecento». Con lui se ne va un pezzo di storia collettiva: l’uomo che ha insegnato a riconoscere la magia della televisione, che ha saputo accompagnare le famiglie davanti al piccolo schermo con la naturalezza di chi entra in casa senza bussare. Oggi quindi sarà di nuovo su quel palcoscenico per un ultimo saluto da parte del pubblico che lo ha tanto amato nel corso della sua sessantennale ed eccezionale carriera. Con questo tributo, voluto dai vertici Rai in accordo con i suoi famigliari, sono anche stati stabiliti gli orari di apertura della camera ardente: dalle 10 di lunedì 18 agosto fino alle 20 e dalle 9 fino alle 12 di martedì 19. I funerali si terranno nella sua amata Militello Val di Catania, mercoledì alle 16, nella chiesa di Santa Maria della Stella (il Tg1 trasmetterà in diretta le esequie dalle 15.30).
«Legame speciale»
Tra le tante voci che stanno raccontando chi era Pippo Baudo nel suo quotidiano, ce n’è una che parte da Bergamo e che sa di famiglia. È quella di Giovanni Macrì, il dentista dei vip bergamasco di adozione (per amore, meglio), che di Baudo non è stato soltanto medico, ma amico fraterno per quasi 40 anni. «Era al mio matrimonio, nel 1987 – racconta Macrì, sentito proprio mentre sta per prendere l’aereo per recarsi a Roma e salutare Pippo Baudo per l’ultima volta –. Tutti gli ultimi 37 anni della sua vita li abbiamo vissuti con un legame speciale. Per me era come un padre». Il rapporto nacque negli anni ’80, quando Baudo, all’epoca legato a Katia Ricciarelli – anche lei paziente di Macrì – iniziò a frequentare lo studio di Macrì a Castelli Calepio (il primo studio aperto dal professionista). Da allora, le visite dal dentista, negli anni trasferitesi anche a Bergamo, diventarono molto più di un controllo di routine: un terreno d’incontro, di confidenze, di affetto reciproco.
«Tutta la mia ispirazione professionale – spiega Macrì – è legata a lui. La “telegenia del sorriso”, quella scienza che ho inventato, nasce proprio dal curare lui e tanti altri volti noti. Pippo mi ha dato fiducia, ed è stato uno dei primi a capire quanto il sorriso contasse non solo dal vivo, ma anche davanti alle telecamere». Accompagnato dal dottor Macrì Baudo nel 2002 aveva visitato anche la sede de «L’Eco di Bergamo», intrattenendosi con i giornalisti e la tipografia.
Ma non era solo lavoro. Baudo frequentava spesso la famiglia Macrì, diventando anche un «nonno adottivo» per i figli del dentista: «Quando mio figlio Saverio giocava nelle giovanili dell’Atalanta, lui veniva a vederlo a Zingonia e lo ospitavamo da noi: eravamo diventati una sola famiglia. Non solo con mia moglie e i miei tre figli, ma anche con i miei fratelli. Proprio ora stiamo rientrando tutti dalle vacanze per andare alla camera ardente a salutarlo, perché ci sentiamo uniti a lui anche in questo momento».
L’ultimo incontro pochi mesi fa
«Tanti, tanti anni fa lo portai in Piazza Vecchia e gli dissi che era il cuore della città. Si guardò intorno e disse ai cittadini che erano lì: “Avete una città bellissima!”. Ecco, quella era la sua grandezza: saper guardare con stupore e gratitudine, anche dopo una vita da protagonista»
Macrì non dimentica l’ultima visita a casa di Baudo, pochi mesi fa: «Faceva fatica a parlare, ma restava sempre lui. Non posso scordare le parole che disse al mio matrimonio, quando parlò di me come giovane professionista e mi fece i complimenti davanti a tutti: era capace di farti sentire importante, unico». Poi, un ricordo che sa di leggerezza: «Tanti, tanti anni fa lo portai in Piazza Vecchia e gli dissi che era il cuore della città. Si guardò intorno e disse ai cittadini che erano lì: “Avete una città bellissima!”. Ecco, quella era la sua grandezza: saper guardare con stupore e gratitudine, anche dopo una vita da protagonista».
Infine, un pensiero che sa di commiato: «Pippo era il re dei re, nessuno sarà mai come lui. Ma la cosa che lo distingueva non era il successo: era la sua umiltà. Amato da tutti, soprattutto dai bambini. Per me è stato un padre, per i miei figli un nonno, per l’Italia intera un gigante gentile». Con Pippo Baudo se ne va una stagione irripetibile della televisione italiana, ma resta intatta l’eredità di un uomo che sapeva tenere insieme palcoscenico e vita quotidiana. L’eco dei suoi sorrisi, regalati a milioni di spettatori, continuerà a vivere, perché nessuno come lui ha saputo trasformare la normalità di un sorriso in un gesto da condividere con un Paese intero.
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