Fede e amicizia nel cammino verso Santiago

LA RECENSIONE. Un cammino per ritrovare se stessi, approfondire un percorso spirituale e di fede: sono migliaia ogni anno le persone che si dirigono a piedi in pellegrinaggio verso Santiago di Compostela.

«Molti non sono nemmeno credenti - scrive Gaia Rayneri - eppure qualcosa chiede loro di partire». Nel suo romanzo «Controcorrente» (HarperCollins) la protagonista riceve la notizia che suo padre è gravemente malato quasi alla fine del «Camino», e torna precipitosamente a casa senza concluderlo. Dopo la sua morte, decide di riprenderlo al contrario, partendo da Santiago: «Bisogna essere fortissimi per andare in direzione opposta alla massa - scrive - quasi tutti vorranno convincerti che stai sbagliando strada». Così il suo diventa un atto di fiducia, un salto nel vuoto, che la spinge a smontare le proprie convinzioni, accettare l’incertezza e tutto ciò che non si può controllare, lasciarsi trasformare dall’incontro con l’altro. Un romanzo pieno d’ispirazione che parla di morte e rinascita, di resistenza e abbandono, di percorsi esteriori e trasformazioni interiori.

Storia d’amicizia e viaggio straordinario anche «Ti porto io»(Terre di Mezzo) di Justin Skeesuck e Patrick Gray. Segue l’avventura di due migliori amici che percorrono insieme 800 km verso Santiago: uno di loro è in carrozzina. Non si fanno scoraggiare dalle difficoltà, compiendo un itinerario pieno d’amore, umorismo e spiritualità. Parla di sfide vinte e limiti superati, infine, «Un sogno chiamato Santiago» (Terra Santa) di Giacomo Fabbri, in cui un manager in pensione decide di percorrere il Cammino a 70 anni, superando barriere e pregiudizi, per dire che la vita va vissuta fino in fondo.

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