Le storie in cucina, ricette ammalianti come poesie

Un’opportuna combinazione di «frutta, erbe, spezie, uova, crema» può produrre qualcosa che risulti piacevole al palato con «lo stesso effetto ammaliante che una poesia dovrebbe suscitare nelle orecchie dei lettori».

Nasce un legame inaspettato tra i versi e il cibo ne «La cucina inglese di Miss Eliza» (Einaudi) di Annabel Abbs, ambientato all’inizio dell’800. La protagonista Eliza vorrebbe pubblicare le sue poesie, ma l’editore le propone invece di dedicarsi a un libro di ricette, genere che lei disprezza. Costretta dalle circostanze, si cimenta in un’impresa che all’inizio le sembra impossibile, e che invece, con l’aiuto della giovane Ann, finisce per riservarle grandi scoperte.

L’autrice prende spunto dalla storia vera della poetessa Eliza Acton e della sua aiutante Ann Kirby che nel 1845 scrissero insieme «il più grande libro di cucina britannico di sempre».

Ci sono ingredienti bizzarri e un po’ magici ne «La pasticceria incantata» (Mondadori) di Gu Byeong-mo. È un negozio con la vetrina colma di specialità, ma non privo di aspetti oscuri. Il giovane protagonista ne è attratto in modo irresistibile, per lui diventa un rifugio: si avvicina perché vi si trovano dolci di tutti i tipi, poi scopre che essi possono cambiare la vita delle persone, anche se non sempre secondo i loro desideri. Stare nella pasticceria diventa quindi «scuola di vita». Ne «I fiori hanno sempre ragione» (Garzanti) di Roberta Schira, infine, Eleonora segue le ricette di sua nonna Ernesta. Esse contengono elementi singolari come coraggio, tenacia ed entusiasmo, a cui attingere nei momenti di difficoltà, sapendo che cucinare è un atto di guarigione, per se stessi e per gli altri.

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