Il piacere di leggere / Bergamo Città
Giovedì 30 Ottobre 2025
«Ogni figlio è unico, non una proiezione. Il no? Un atto d’amore»
IL LIBRO. Francesca Valla, insegnante e volto noto di «Sos tata» il 4 novembre presenta il suo libro alla libreria «Legami».
Un appuntamento di rilievo, dedicato alle sfide educative, quello in programma martedì 4 novembre alle 18 nella Libreria Mondadori presso Legami Concept Store di Largo Nicolò Rezzara, nel cuore di Bergamo. Protagonista dell’incontro sarà Francesca Valla, la «tata» più amata della tv italiana, che presenterà il suo nuovo libro «Ogni figlio è un figlio unico» (Cairo Editore, pagine 192, euro 17), uscito in libreria il 10 ottobre scorso. A dialogare con lei, la giornalista e imprenditrice Cristina Parodi. L’evento costituirà un’occasione preziosa per riflettere su educazione e genitorialità, tra emotività e consapevolezza.
Insegnante in una scuola primaria, counselor, ambassador di Meta in Italia e sui social network, testimonial di campagne per la sicurezza sul web, supporter di quelle a tutela dei minori con Save the Children e della salute con Lilt - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Valla è pure autrice di opere divulgative, ben conosciuta sui social e sul piccolo schermo.
Classe 1971, nativa di Udine ma da tempo residente a Bergamo, per molti resta «Tata Francesca»: è stato infatti il suo programma d’esordio «S.O.S. Tata», in onda dal 2006 su Fox Life, seguito dalle rubriche «S.O.S. Genitori» per la Rai o «I consigli della Tata» per Mediaset, a procurarle una certa notorietà. Ma pure gli anni successivi sono stati costellati di presenze televisive, incontri e conferenze affollate per l’Italia o in rete dove, sul suo profilo Instagram @tatafrancescav da 141mila follower, condivide non pochi contenuti. Tra i suoi libri più recenti ricordiamo «È facile fare la mamma… se sai come si fa» (Mondadori Electa, 2014), «Libera i talenti del tuo bambino» (Sperling & Kupfer, 2019) e ora, appunto, «Ogni figlio è un figlio unico», sottotitolo «Vuoi che diventi se stesso? Impara a dire no!». Per entrare nel vivo della sua ultima fatica editoriale, abbiamo rivolto alcune domande all’autrice.
A chi si rivolge questo libro?
«Ai genitori e a tutti coloro che si prendono cura dei bambini e dei giovani. Dunque madri e padri, ma anche nonni, educatori, insegnanti. Non pretendo di insegnare niente: cerco piuttosto un dialogo e un confronto, lanciando stimoli di riflessione da portare in famiglia. Credo nella genitorialità che ha voglia di mettersi in gioco e mi piace pensare che un adulto, attraverso queste pagine, possa fermarsi e porsi delle domande».
Il titolo è piuttosto chiaro: ogni figlio è unico, cioè diverso dagli altri…
«Il titolo riassume il mio modo di pormi con i bambini e i giovani. Tutti i figli sono unici nella loro unicità, ed è proprio nel riconoscimento di ciò, e nel rispetto di quello che è tuo figlio, che inizi a conoscerlo. A volte pensiamo che i figli siano la nostra proiezione, invece sono diversi da noi, per caratteristiche, sguardi, sogni. È difficile conoscerne l’essenza ma dobbiamo lasciare i nostri figli liberi di essere se stessi».
Il sottotitolo invita a «imparare a dire no» ai propri figli. Un passaggio difficile per i genitori, ma necessario?
«In un mondo come il nostro, con le sfide educative contemporanee, “dire no” è più che necessario. Non si tratta di un diniego, anzi, di un atto d’amore. Il “no” non deve essere sfidante o punitivo, ma ragionato, misurato e motivato. È un passaggio fondamentale perché i limiti danno sicurezza: un bambino che non riceve dei “no” si disorienta. È nel giusto dosaggio dei “sì” e dei “no” che si percepisce la presenza di un adulto consapevole».
Uno dei temi centrali del volume è la gestione delle emozioni.
«Sì, e riguarda tanto le emozioni dei figli quanto quelle dei genitori. Oltre al “no”, un altro tema è “mai urlare”. Mi piace promuovere una genitorialità attenta e consapevole, che sa ascoltare e abbracciare le proprie fragilità. Sbagliare fa parte del percorso: il genitore che non sbaglia mai è quello che non si accorge dei suoi errori».
Quali sono dunque i pilastri di una genitorialità consapevole?
«Ascolto attivo, capacità di trasformare i conflitti in opportunità di crescita, accettazione incondizionata della parte emotiva dei figli. È quest’ultima che permette di aprire un dialogo autentico con i propri figli, lavorando sulle emozioni ma anche sui comportamenti, a partire dal buon esempio. Regolare le emozioni, dare loro un nome, trovare modalità corrette per incanalarle… tutto questo vale più di mille parole e consigli».
Il suo metodo prende il nome «Far luce». In cosa consiste?
«Nell’aiutare ciascun genitore a far luce dentro di sé per arrivare a conoscere bene chi è il figlio che ha di fronte e a vivere con lui un percorso arricchente. Io non sono la stessa mamma di cinque mesi fa o di dieci anni fa: evolviamo e cresciamo insieme ai figli, che sono una sorta di cartina tornasole per capire se il nostro modo di sostare e di essere genitori funziona, o se ha bisogno di revisioni».
Lei deve molto della sua notorietà alla televisione. Oggi cosa la impegna di più?
«Il mio nuovo libro contiene una parte dedicata al digitale, che è la vera sfida educativa contemporanea e comprende pure il mondo dei social. Lo smartphone deve essere uno strumento, non il prolungamento del nostro corpo o di quello dei figli. Grazie al mio ruolo di ambassador di Meta, mi occupo di trovare strategie per aiutare grandi e piccoli a vivere il digitale in maniera corretta, consapevole e positiva. Poi continuo a insegnare a scuola, che è la mia linfa vitale: un lavoro impegnativo che comporta grandi responsabilità, ma che mi permette di confrontarmi con molti mondi. Inoltre, porto avanti diversi progetti e partecipo a convegni e giornate di formazione. Ogni occasione per me è preziosa per apprendere e a mia volta divulgare, lanciando stimoli educativi».
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