
Il piacere di leggere / Bergamo Città
Lunedì 05 Maggio 2025
Pomella e la stagione dei pittori irriverenti
LA RECENSIONE. Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Francesco Lo Savio vengono ora raccontati in un bellissimo e godibile romanzo di Andrea Pomella, «Vite nell’oro e nel blu» (Einaudi), che li ritrae in tutto il loro percorso artistico ed esistenziale tra colpi di testa, scandali, successi e fallimenti.
C’è stato un tempo che corre dai primi anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottanta in cui Roma visse probabilmente per l’ultima volta un ruolo da protagonista nella cultura italiana e internazionale, divenendo lo sfondo ideale per un gruppo - una vera e propria banda - di artisti detti «di piazza del Popolo» - il loro punto di ritrovo oggi mitologico era il caffè Rosati -, che rinnovarono profondamente l’idea di pittura e la cultura in generale. Figli del proletariato romano, con un’infanzia spesso vissuta ai margini, raggiunsero e conquistarono per vie traverse e totalmente originali quanto irriverenti il mondo dell’arte.
Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Francesco Lo Savio vengono ora raccontati in un bellissimo e godibile romanzo di Andrea Pomella, «Vite nell’oro e nel blu» (Einaudi), che li ritrae in tutto il loro percorso artistico ed esistenziale tra colpi di testa, scandali, successi e fallimenti. Pomella non argina e non limita l’epica che già circonda i pittori romani, anzi la utilizza per restituire al lettore l’energia che agitava quei corpi e quelle menti eccezionali.
Figli di una liberazione democratica e di uno sviluppo economico vertiginoso che attraversa l’Italia i pittori di piazza del Popolo possono godere di una cornice di galleristi pronti a innovare e cambiare i vecchi schemi e di un cordone di intellettuali tra cui Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Goffredo Parise e Giuseppe Ungaretti disposti a difenderli e a promuoverli secondo le regole della cultura e non certo come oggi spesso è in uso del marketing. Pomella offre un ritratto pieno e denso di vite conflittuali e contraddittorie, ricchissime e poverissime insieme, ma soprattutto restituisce un’idea forse infantile ma irriducibile e sincera di amicizia. Quella che in fondo Pomella racconta sotto l’egida dell’arte e della rivoluzione culturale è una storia di profonda amicizia, che pur vivendo infiniti tormenti non abbandonerà mai nessuno di loro sia nella vicinanza come nella lontananza, frutto di inevitabili contrasti per persone così complesse e non poco iraconde. Ogni capitolo si apre con una data che aiuta a cogliere a che punto del viaggio si trovi ognuno di loro, una frenesia cadenzata da amori spesso violenti, da eccessi di ogni tipo, ma anche da tenerezze improvvise dentro cui è possibile distinguere per ognuno di loro un carattere ben preciso. Non esistono successi o fallimenti, ma solo un’inesauribile ricerca di felicità. Un romanzo godibile che restituisce una delle parti migliori del Novecento italiano.
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