«Il Porto», approdo per chi arriva e per la conoscenza

L’ASSOCIAZIONE. Nata quasi 30 anni fa, promuove corsi di alfabetizzazione linguistica per migranti: le sedi a Ponte San Pietro, Dalmine e Mapello. E altri progetti.

Un luogo dove si approda, dove si incontra l’altro, dove si mischiano storie, culture, provenienze e tradizioni. Il Porto è tutto questo. E lo è sempre stata anche l’omonima associazione nata, circa trent’anni fa, a Ponte San Pietro. Ricorda la presidente Carmela Togni, di Presezzo, che allora era una ragazzina: «Si è formata all’inizio degli anni Novanta, quando cominciavano ad arrivare i primi immigrati. A Ponte San Pietro erano parecchi, forse perché c’era il treno o forse perché nei dintorni c’era la possibilità di trovare lavoro. Alcuni volontari li aiutavano a trovare casa e a sbrigare le pratiche. Si è quindi deciso di fondare un’associazione, darle una forma vera e propria affinché l’accoglienza diventasse un impegno stabile».

Da allora lo scenario, anche generale, è parecchio cambiato. La strada fatta è stata molta. Il cuore pulsante delle tre sedi, che oggi sono a Ponte San Pietro, Dalmine e Mapello, è l’alfabetizzazione linguistica, un servizio e «un bisogno che - spiega Togni - sono diventati sempre più urgenti, richiesti». Il numero degli iscritti è sempre alto, così come tante sono le nazionalità presenti. I partecipanti provengono dall’India all’Ucraina, dal Marocco al Pakistan. Per quest’anno scolastico, solo a Ponte San Pietro, il progetto «Anche le mamme a scuola», vede 85 iscritte. A Mapello il corso simile, «Il giardino delle parole», conta 38 partecipanti. E a questi si sommano i corsi, anche serali, di Dalmine che accolgono fra donne e uomini oltre 130 persone. Un’attenzione particolare viene riservata alle donne, dando loro la possibilità di frequentare al mattino e di essere accompagnate dai figli piccoli, dagli 0 ai 3 anni. «Le nostre insegnanti, molte ex docenti in pensione, hanno una bella esperienza e le accompagnano passo passo – assicura la presidente -. E mentre le mamme imparano, altre volontarie accudiscono i loro figli. A Ponte San Pietro quest’anno ci sono 24 bimbi (accanto alle 16 insegnanti volontarie, ci sono 9 volontarie per i bimbi, ndr), mentre a Mapello i piccoli sono 4 (accanto alle insegnanti, qui ci sono 4 volontarie per i cuccioli, ndr)».

Incontri con specialisti

Oltre alla lingua si propongono incontri con pediatri, ostetriche, educatori, corsi sulla raccolta differenziata o sull’uso del registro elettronico scolastico.

Il Porto onlus, però, non è solo scuola. Ci sono le bancarelle di libri e poi la rassegna «Ascolta la foresta che cresce! Nuovi cittadini e integrazione», il cui titolo si ispira a un famoso proverbio cinese: «Vogliamo dare voce alla foresta silenziosa fatta di convivenza, rispetto e collaborazione - prosegue Togni -. Ogni anno organizziamo incontri con autori, spettacoli e un pranzo multietnico». Quest’anno la rassegna, giunta all’ottava edizione, è prevista da sabato 15 a domenica 23 novembre. Tra i ricordi più cari, Togni cita un «bel» progetto internazionale: «Diversi anni fa, con la comunità locale, abbiamo contribuito a costruire un ambulatorio in un villaggio del Senegal. È ancora attivo, dopo più di vent’anni. E questo ci rende fieri». I sogni non mancano: «Ci piacerebbe rilanciare Extraband, un progetto pensato e realizzato con l’obiettivo di divulgare la passione per la musica e offrire a bambini e ragazzi di culture diverse, un’occasione di aggregazione e di socializzazione, condividendo spazi e percorsi formativi», afferma.

La società è cambiata

Riflettendo sul contesto Togni nota una trasformazione: «Vent’anni fa gli stranieri erano pochi, la gente forse era più curiosa. Oggi la società è cambiata e ci sono nuove complessità – riflette -. C’è paura, ci sono pregiudizi. Per questo continuiamo a lavorare: la diffidenza nasce dall’ignoranza, dalla non conoscenza». Il Porto, in fondo, è questo: un approdo per chi arriva e un orizzonte per chi vuole capire: «Sogniamo un giorno in cui - conclude - le realtà come la nostra non serviranno più». Quel giorno l’inclusione sarà diventata un diritto per tutti e il loro viaggio sarà davvero compiuto.

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