La Buona Domenica / Bergamo Città
Domenica 14 Dicembre 2025
Anna e la grande magia della musica: «Mi aiuta ad andare oltre le ombre»
LA SFIDA. Nata con una malformazione alle gambe, a 19 anni ha subito già più di trenta interventi chirurgici.
«Quando sembra che/ non succeda più/ ti riporta via/ come la marea la felicità». Ci sono parole, nella canzone «È una storia sai», che Anna Cotelli sta preparando per il prossimo spettacolo de «La Bottega dei Sogni», la compagnia in cui canta, che sembrano nascere dalla sua stessa vita. C’è in lei una corrente invisibile che si ritrae e poi ritorna, un bagliore che non si spegne nemmeno nelle stagioni più buie. La sua non è una fiaba come «La Bella e la Bestia», dolce come la colonna sonora a cui questo brano appartiene, ma una storia vera, con le sue asprezze, disseminata di fatiche e coraggio. Anna l’attraversa con quella forza tranquilla con cui si continua a salire anche quando la strada sembra troppo ripida.
Studentessa a Sarnico
Studentessa, 19 anni, vive ad Adro e frequenta l’ultimo anno dell’istituto Serafino Riva di Sarnico, indirizzo turistico. Quando le chiedi di descriversi, risponde sorridendo: «Studio, ma sono anche una cantante, una pianista e un’attrice». Nel mondo dell’arte ha costruito una
casa, che affonda in lei fondamenta solide, ed è cresciuta nel tempo. Stanza dopo stanza. Migliorando grazie ad anni di prove e resistenza. Nata con una malformazione alle gambe, la sua infanzia si è mossa tra ricoveri ospedalieri, gessi, tutori e sale operatorie. «Ho subito più di trenta interventi», racconta. L’ultimo in questi giorni; lo nomina con serenità, come si fa con un appuntamento inevitabile ma non più minaccioso. Altri ne verranno, forse. Nel frattempo ogni giorno segna per lei un piccolo traguardo: un gesto più fluido, meno dolore, il desiderio di sognare un futuro che non sia più definito dagli impedimenti, ma dalle possibilità.
L’infanzia e le terapie
Nella sua infanzia le terapie hanno occupato il posto d’onore, la prima preoccupazione era riuscire un giorno a permetterle di camminare. Fino ai sei anni, la priorità è stata quindi rimettere in equilibrio ciò che la nascita aveva scompaginato. Quando è arrivato il momento di iniziare la scuola primaria, si è presentato un altro tipo di fatica: stare di fronte agli sguardi degli altri bambini. «Mi prendevano in giro per il mio modo di camminare», ricorda. Ci sono state le risatine, i mormorii, i soprannomi crudeli. È la ferita che molti bambini conoscono e pochi sanno nominare: quella di sentirsi diversi per qualcosa che non hanno scelto. Eppure non si è fermata.
Mamma, papà e il piano di Martina
Accanto a lei, sempre, ci sono stati i suoi genitori: Laura e Luca. «È stata dura anche per loro», riconosce. L’hanno accompagnata ovunque, da Brescia a Gallarate, fino a Borgomanero, dove oggi opera l’équipe di chirurghi che la segue da sempre. E poi c’è sua sorella Martina, dieci anni più grande, pianista: il suo primo specchio, la prima ispirazione. «Mi sono appassionata alla musica - spiega - grazie lei». Nelle loro note condivise Anna ha trovato la sua libertà: un orizzonte che non ha niente a che fare con ospedali o terapie. Ha iniziato a suonare il pianoforte e a cantare, prendendo coraggio pian piano.
Poi è arrivato il teatro, o meglio, il musical. A Sarnico è entrata nella compagnia «La Bottega dei Sogni», che da anni porta in scena - fra gli altri spettacoli - anche «Disney Celebration», che richiama sempre un pubblico numeroso ed entusiasta. «È sempre pieno», dice con gratitudine e un pizzico d’orgoglio.
La compagnia «La Bottega dei Sogni»
Per la prossima edizione, in scena a fine gennaio, canterà «È una storia sai». Le hanno affidato la canzone di Belle, e lei ha accettato senza volerle dare un valore simbolico. Ma la vita, a volte, scrive significati anche dove non li cerchiamo. Così quelle parole - «quando
sembra che/ non succeda più» - finiscono per appartenerle. C’è poi un’altra Anna, quella che scrive, ed è pronta a raccontare con sincerità e coraggio la sua storia in pubblico, vincendo la sua naturale riservatezza. Prima per un concorso, poi per una comunità intera.
Grazie a un progetto scolastico ha colto la possibilità di partecipare a un premio promosso dall’Avis. I temi sono quelli essenziali: solidarietà, vita, speranza. Anna ha partecipato due volte. La prima ha scritto una canzone ed è arrivata terza. La seconda volta ha deciso di esporsi di più: «Ho voluto metterci la faccia», spiega, ed è così che ha scoperto che il dolore, se taciuto, divora, ma se è condiviso, può aiutare a ritrovare slancio e respiro.
Il progetto scolastico
Il tema proposto «L’indifferenza e il silenzio che fa rumore!» le ha dato lo stimolo giusto per scrivere un testo intenso, poetico, accompagnato da immagini e frasi. Racconta tutto ciò che ha vissuto: «Cose belle, cose brutte, chi c’era e chi non c’era, la musica».
Quando l’ha letto in pubblico, l’auditorium di Sarnico era pieno. Alla fine molti si sono commossi, e anche lei, per la grande emozione: «Non me l’aspettavo, è stato un momento bellissimo». Ha vinto il primo premio, una borsa di studio, che non ha cancellato cicatrici e fatiche, ma ha segnato una tappa importante nel suo percorso, dimostrandole che può trovare uno spazio d’espressione creativa senza farsi definire dalle barriere, dalle ombre e dalle difficoltà.
Ha letto lo stesso testo anche una seconda volta, come testimonianza di speranza in occasione del Giubileo dell’educazione della Comunità ecclesiale territoriale (Cet) 5 del Sebino e Valle Calepio. Di nuovo, davanti a tante persone, con quella voce che vibra d’emozione. Ha cantato anche un brano che le sta a cuore, «Fix You» dei Coldplay, che parla di ferite e del coraggio di ricominciare: «La musica per me è tutto - commenta -. Quando canto non sono qui, sono in cielo, in un altro mondo». Chi lavora sul palcoscenico lo sa: c’è un momento in cui la voce diventa corpo, e il corpo si fa luce. È lì che Anna si sente davvero se stessa.
L’importanza della scuola
A scuola ha trovato un ambiente che la accoglie e la incoraggia: «Senza il Serafino Riva, senza questi insegnanti fantastici, non sarei mai riuscita a raccontarmi». Ricorda con riconoscenza dirigente, professori e compagni. Sono loro che l’hanno incoraggiata a mettersi in gioco, anche nei passaggi più duri: «Prima non ero mai riuscita a dire quello che avevo dentro». È una conquista che non si misura con i voti, forse per questo ancora più significativa.
Oggi il suo presente è pieno: ci sono gli amici, un fidanzato - Davide - e un cane, Bughi. Quando lo nomina, sorride: «È mio amico fedele da dodici anni, mi è stato vicino in tante difficoltà, non mi lascia mai sola. Mi piacciono tanto gli animali, ho anche un gatto e un pappagallo, dono delle mie più care amiche». Si è lasciata alle spalle esclusioni, ferite, parole offensive: «I miei piedi sono piatti, con le dita storte, e le gambe sono segnate da cicatrici grandi e piccole - dice -. Cicatrici che porto sulla pelle e dentro. Non l’ho mai detto a nessuno, nemmeno ai miei genitori, ma per tanto tempo non mi sono piaciuta a causa di queste imperfezioni. Ho pianto tanto, ma poi, grazie alle persone che mi sono state vicine, e a me stessa, sono andata avanti».
Il futuro, per Anna, è un cantiere aperto che può guardare con serenità: «Mi piacerebbe tanto lavorare nel mondo della musica, è il mio sogno più grande, ma ho anche un “piano b”. Sto seguendo un indirizzo turistico e potrei lavorare in un hotel, viaggiare, imparare lingue nuove». È lucida, realista, ma non rinuncia ai sogni. Li tiene stretti, come un biglietto ancora in bianco per una destinazione sconosciuta. Intanto studia, si allena, lavora su sé stessa. Frequenta lezioni di pianoforte e canto in una scuola di Adro. Non importa se le giornate sono lunghe e stancanti: «Senza musica non ci sto.» Quando le chiediamo cosa le abbiano insegnato tutte le difficoltà, la risposta arriva immediata: «Mi hanno fatto capire che niente è impossibile.»
Non è un banale esercizio di ottimismo: nasce dalla sua esperienza. Anna lo sa perché ha dovuto spendere tempo, dolore e impegno per conquistare la possibilità di muoversi e di camminare, ma questo non le ha impedito di percorrere molta strada, reinventando la sua personale geografia della vita.
Accettare le cicatrici
Anna ha imparato ad accettare le sue cicatrici, con equilibrio, senza trasformarle in medaglie. La sua voce, mentre racconta, si riempie di un’energia quieta, scorre come una marea morbida e forte. Ascoltandola colpisce la sua lucidità: ha imparato a riconoscere il bene nelle mani che l’hanno sorretta. Si sente nelle sue parole la forza di chi ha faticato per muovere i primi passi e ora sogna, senza paura, un palco per cantare.
Ha scritto il suo racconto per l’Avis e poi per il Giubileo come un dono per altri che, come lei, devono affrontare malattia, difficoltà, la fatica di sentirsi, in qualche modo “diversi”: «Spero di riuscire a trasmettere a tutti coraggio e speranza, perché la vita è bella», dice. È una frase semplice e luminosa, una mano tesa più che un messaggio.
Ha provato sulla sua pelle l’importanza di donare agli altri un pezzo di sé: «Durante uno degli interventi - racconta -, ho avuto bisogno di una trasfusione. È stato grazie ad Avis che ho ricevuto il sangue che mi ha aiutata, forse anche salvata, e permesso di affrontare tutto il resto. Non so chi abbia donato, ha voluto rimanere anonimo, ma se potessi, direi grazie con tutto il cuore. E da grande, lo prometto: donerò anche io. Perché so che può fare la differenza».
L’amico a quattro zampe Bughi
«Ti riporta via/, come la marea/, la felicità» dice la canzone. E così questo per Anna non è un lieto fine, ma un passo che dà nuovo ritmo a quello che deve ancora venire. La felicità, per lei, è una forza che a volte sembra allontanarsi un po’, ma alla fine ritorna. Dopo le operazioni chirurgiche, nei passi conquistati, nella voce che si allena, nelle note che riempiono casa, nell’abbraccio della famiglia e degli amici, nel sorriso di Davide, nel pelo caldo di Bughi. Torna sempre, come il mare sulla riva. La serenità, per Anna, non è un privilegio ma la capacità di restare sempre in movimento, aperta al mondo e agli altri, pronta a nuove sfide, più forte di ogni paura.
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