Il sogno di Sara: un lavoro a tempo indeterminato e mettere su famiglia con il fidanzato

LA STORIA. Sogni che sembravano impossibili diventano conquiste per la 21enne Sara Lucente nata con la sindrome di Down

«Le cose più importanti per essere felici in questa vita - dice Joseph Addison, politico e scrittore britannico - sono l’avere qualcosa da fare, qualcuno da amare e qualcosa in cui sperare». Sono tre aspetti fondamentali e si ritrovano tutti, in trasparenza, nel sorriso di Sara Lucente, 21 anni, di Brembate: un lavoro a tempo indeterminato - una conquista che sembrava un sogno impossibile -, un fidanzato che può incontrare nei weekend, il sogno di formare un giorno una famiglia e di avere una vita indipendente. Traguardi ancora più importanti e mai scontati per lei, nata con la sindrome di Down.

«Non le abbiamo mai fatto sconti - racconta la mamma Lisa - lei per noi non è mai stata “Sara con la Sindrome”, ma solo Sara, con il suo carattere tenace e determinato. Sono una mamma severa, fin da piccola le ho insegnato a rispettare le regole, a impegnarsi per superare le difficoltà, anche se le voglio un bene dell’anima. Ho cercato di sostenerla e di prepararla, di farle capire che il mondo a volte è aspro, ci sono delle fatiche e bisogna affrontarle. È una brava ragazza, precisa, ascolta con attenzione, sono molto orgogliosa di lei e di ogni suo successo».

Il suo percorso nell’infanzia e nella prima giovinezza è proseguito senza troppe battute d’arresto: «Non ha avuto problemi motori o di salute importanti - aggiunge la mamma - la parte più difficile arriva adesso: diventare adulta, affrontare tutti i cambiamenti, il lavoro, le relazioni di amicizia e gli affetti. Noi le stiamo vicino, la accompagniamo e la sosteniamo. A volte mi chiedo se ce la faremo sempre, il futuro mi preoccupa ma comunque non farei cambio con nessuno. Non ho mai voluto che Sara fosse compatita, mi sono soltanto assicurata di poter intervenire se qualcosa non andava e di affrontare i problemi con lei per trovare insieme una strada per risolverli. Ci sono tanti aspetti da considerare adesso, come imparare pian piano ad avere più autonomia, usare i mezzi pubblici, le sfide non finiscono mai. Sara però ci sorprende sempre in modo positivo, dimostrandoci di essere capace di collocarsi bene in situazioni che richiedono intraprendenza e forza, come gli ambienti di lavoro, dove le difficoltà ci sono anche per chi non ha la sindrome».

«Non ha avuto problemi motori o di salute importanti - aggiunge la mamma - la parte più difficile arriva adesso: diventare adulta, affrontare tutti i cambiamenti, il lavoro, le relazioni di amicizia e gli affetti. Noi le stiamo vicino, la accompagniamo e la sosteniamo».

C’è una foto nell’album dei ricordi in cui Sara regge in mano una bottiglia di spumante per festeggiare la fine degli studi all’Isis Einaudi di Dalmine: «Ho frequentato l’indirizzo socio-sanitario - racconta -. All’inizio ho fatto fatica ad ambientarmi, poi però mi sono trovata bene, anche se alcune materie erano un po’ difficili. Ho sostenuto l’esame finale nel 2021 e poi ho continuato a tenermi in contatto con i miei compagni, ogni tanto mangiamo una pizza insieme». L’impegno dello studio non le ha impedito di coltivare i suoi hobby preferiti: «Con le mie compagne di classe - continua - una volta abbiamo creato una band. Suonavamo e cantavamo canzoni composte da noi».

La musica ha una parte molto importante nella sua vita: «Mi piace molto cantare e ballare, ascoltare i miei gruppi preferiti, soprattutto i Modà. Guardo i loro video su internet e conosco i testi delle canzoni a memoria”. È già andata a sentirli al Mediolanum Forum con i suoi genitori, e ci tornerà nei prossimi giorni a Brescia: “Questa volta verrà anche Andrea, il mio ragazzo”», spiega con un sorriso.

Fin da piccola ha coltivato la passione per il ballo: «Ora frequento un corso di danza moderna una volta alla settimana». È una fan di Clio Make-Up su YouTube: «Mi piace truccarmi e truccare gli altri». Tutti questi interessi hanno contribuito alla sua formazione e alla crescita, aiutandola ad alimentare un atteggiamento di attenzione e di cura verso persone e ambienti: «A casa - dice - sono sempre io che metto a posto», e le capita di aiutare nel riordino anche suo fratello Mauro, che ha 24 anni. «Andiamo d’accordo - sottolinea - e ora che lavoriamo entrambi ogni tanto andiamo a mangiare fuori al ristorante per chiacchierare e trascorrere un po’ di tempo insieme».

Il club «Ragazzi in gamba»

Sette anni fa Sara e la sua famiglia hanno incontrato l’Associazione italiana persone Down di Bergamo: «Ho iniziato a frequentare il club “Ragazzi in gamba”, in cui svolgevamo attività ricreative accompagnati da un educatore e poi tanti altri, sempre molto belli e interessanti». Adesso frequenta due club: «Extra-time», in cui i ragazzi organizzano attività di intrattenimento come allenamento all’autonomia e «Lic »(lavoratori in corso), un gruppo in cui c’è la possibilità di confrontarsi su temi legati al lavoro.

«Nell’Extra-time - chiarisce - possiamo decidere noi che cosa fare: prendere un aperitivo, mangiare in pizzeria, una volta ho tenuto una lezione di trucco». Il gruppo gestisce l’attività in modo indipendente, senza l’ausilio di un educatore, che resta comunque disponibile a intervenire «a chiamata» in caso di difficoltà. Fra i passi di crescita da compiere ci sono per esempio quelli di imparare a muoversi con i mezzi pubblici e gestire le risorse economiche, ma anche abituarsi a conciliare idee diverse e dialogare con le altre persone del gruppo.

Fra i passi di crescita da compiere ci sono per esempio quelli di imparare a muoversi con i mezzi pubblici e gestire le risorse economiche, ma anche abituarsi a conciliare idee diverse e dialogare con le altre persone del gruppo.

La vita di Sara da qualche mese è scandita dai suoi turni di lavoro: «Sono stata assunta in un negozio - osserva - devo occuparmi della pulizia, della disposizione degli oggetti in vendita sugli scaffali. Devo sempre controllare che non manchino prodotti e che quelli esposti siano in buone condizioni». Questi compiti le sono congeniali, data la sua propensione a preoccuparsi dei dettagli. «Ho una persona di riferimento, che mi indica ogni giorno che cosa è necessario fare e quali sono i miei compiti. Sto ancora imparando ma mi trovo molto bene, mi sento inserita e accolta in questo ambiente, ho instaurato buoni rapporti con i miei colleghi».

In passato Sara ha avuto altre esperienze di lavoro: «Ho svolto un tirocinio in un negozio di parrucchiere, che mi è piaciuto molto. Ho lavorato anche in un parcheggio e poi in un’azienda agricola, raccogliendo verdura nelle serre. Sono stati periodi belli ma anche faticosi e alla fine ho capito che preferisco lavorare al coperto, senza soffrire il freddo o il caldo eccessivo. L’unica cosa che a volte mi pesa è alzarmi presto».

Sono passati pochi mesi da quando ha iniziato questo nuovo incarico: «All’inizio ero un po’ timida, parlavo poco, col tempo ho imparato a essere più sicura di me stessa e delle mie capacità». Anche Lisa ha notato le nuove conquiste della figlia: «In tre mesi è cambiata molto, è più consapevole e responsabile. A volte è ansiosa, come capita a tutti, ma prova sempre a superare i suoi limiti».

Il tutor in azienda

Ad accompagnarla nel cammino c’è l’educatore di Aipd Luca Beretta che le fa da tutor e periodicamente la incontra per verificare che l’esperienza prosegua bene. «Conosco Sara da sei anni - afferma - ci siamo incrociati in diversi club di Aipd. Ora come tutor rappresento un punto di riferimento sia per lei sia per l’azienda, quando hanno bisogno di confrontarsi per trovare un punto d’equilibrio, imparare a dosare le forze e la fatica. Nel gruppo Lic (lavoratori in corso) dell’associazione, Sara ha poi la possibilità di confrontare la sua esperienza con quella di altri, scoprendo che ci sono tanti punti in comune, sia in positivo sia per le difficoltà e fatiche. Puntiamo soprattutto sullo sviluppo delle capacità relazionali, per riuscire a adattarsi a un contesto. Il mondo del lavoro è un’importante cartina di tornasole delle competenze sociali costruite nel tempo. Ogni ragazzo del gruppo racconta di sé, dei suoi problemi ma anche di tutti gli aspetti belli e positivi che il lavoro porta nella vita: sentirsi gratificati, migliorare l’autostima, guadagnare uno stipendio. È molto importante sentirsi utili e imparare cose nuove, ognuno offre agli altri il suo punto di vista».

«Fissare le proprie impressioni - commenta Luca - aiuta ad avere consapevolezza del cammino compiuto, degli ostacoli superati. Alcune fatiche sono trasversali, riguardano tutti, scrivendole se ne tiene memoria e si vede come evolvono nel tempo»

Sul muro del salone dell’associazione dove il gruppo Lic si ritrova ci sono tanti post-it: «Fissare le proprie impressioni - commenta Luca - aiuta ad avere consapevolezza del cammino compiuto, degli ostacoli superati. Alcune fatiche sono trasversali, riguardano tutti, scrivendole se ne tiene memoria e si vede come evolvono nel tempo. Le fatiche relazionali accadono anche nelle attività ricreative dei club, per esempio quando si esce insieme per l’aperitivo e si chiacchiera su qualunque argomento. Può capitare di avere idee diverse e di scontrarsi, anche questo è un aiuto per conoscere meglio se stessi e imparare a conciliare le proprie esigenze con quelle degli altri».

Ci sono anche giorni «dove è sempre sole» come nella canzone dei Modà che a Sara piacciono tanto, soprattutto le domeniche da dedicare allo svago: «È la giornata in cui posso incontrarmi con Andrea. Non facciamo niente di speciale, perché siamo entrambi stanchi dopo una settimana di lavoro. Basta una merenda, ascoltare musica, magari inventare piccole scene teatrali, un’attività che piace a entrambi».

I desideri di Sara non sono poi tanto diversi da quelli delle sue coetanee: «Ho seguito la fiction “Il peccato e la vergogna” con interesse e mi piacerebbe molto incontrare l’attore Gabriel Garko. Vorrei anche conoscere di persona il mio gruppo musicale preferito, i Modà. A dire la verità ho già incontrato una volta Kekko Silvestre, tanti anni fa, grazie a mio nonno. È stato molto gentile con me, ero emozionantissima e felice». Ma il suo sogno più grande lo dice sottovoce, con un pizzico di pudore: «Vorrei sposare il mio ragazzo e vivere con lui», perché la vita possa essere bella e piena anche “con un cromosoma in più” ».

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