
La Buona Domenica / Bergamo Città
Domenica 19 Ottobre 2025
«La cicatrice per me un segno di luce. Così ho imparato a non sentirmi sola»
LA STORIA. Giorgia Testa cardiopatica dalla nascita, a 29 anni porta l’arte e la musica nei reparti di Cardiologia pediatrica.
Ci sono ferite che non si cancellano, ma che in modo inaspettato trovano una via per risplendere. Sulla pelle di Giorgia Testa, ventinove anni, adesso la lunga cicatrice che attraversa il petto, memoria di un intervento al cuore che l’ha salvata tre giorni dopo la nascita, è come un lungo segno di luce. L’ha disegnata la vita, poi lei stessa l’ha ripassata d’oro: per ricordare che ciò che è stato rotto può diventare più bello. Come accade alle ceramiche giapponesi riparate con l’arte preziosa del kintsugi, dove la frattura non si nasconde, ma si esalta, perché racconta una storia di resistenza.
«Per anni ho odiato quella cicatrice confessa– mi sembrava una cosa da coprire, da cancellare. Poi ho capito che non era un segno di debolezza. Mi vergognavo del mio corpo, della mia diversità. Col tempo mi sono resa conto che era proprio quella linea a dire chi sono».
Giorgia è nata a Bergamo e vive in provincia di Varese. Già prima della nascita i medici le avevano diagnosticato una cardiopatia congenita complessa, e a pochi giorni di vita è stata operata all’ospedale cittadino (allora Ospedali Riuniti). Ci sono stati altri due interventi, di cui però Giorgia non ha memoria, perché era ancora molto piccola: «Mi è rimasta solo la cicatrice». E infine l’ultimo, dal quale è partita per scrivere la sua biografia «Dietro le mie cicatrici» (Europa edizioni).

Nome d’arte: Kefàli
La sua è una storia che unisce musica e rinascita, fragilità e coraggio: è volata a New York per inseguire i suoi sogni e si è diplomata alla «American Musical and Dramatic Academy» e oggi lavora nel mondo dello spettacolo, il suo nome d’arte è Kefàli. Nel 2021 ha fondato l’associazione «La musica del cuore», per portare l’arte e la musica nei reparti di Cardiologia pediatrica, aiutare la ripresa della vita sociale, la normalizzazione delle cicatrici post-operatorie e combattere il bullismo.
Un concerto in ospedale
Ora il suo progetto intreccia le corsie di un ospedale alle luci di un palco. Presto, infatti, tornerà simbolicamente dove tutto è iniziato: al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, dove il 25 ottobre alle 16 si terrà il concerto di «Note di vita», promosso dall’associazione che Giorgia ha fondato, con l’ospedale, gli Amici di Bergamo del Festival Pianistico Internazionale e con il sostegno della Fondazione della Comunità Bergamasca (per partecipare prenotazioni sul sito dell’associazione.
La Musica del Cuore
Giorgia canta, scrive, compone. L’associazione da lei fondata «La Musica del Cuore», unisce tanti giovani, alcuni cardiopatici come lei, artisti, e professionisti che mettono in campo le loro competenze. In pochi anni, quel gruppo è diventato una rete viva, che porta laboratori nelle scuole, incontri nelle società sportive e progetti di prevenzione del bullismo.
«Tutto è cominciato da un’esigenza personale – spiega –: non sentirmi sola, e far capire che una diagnosi non definisce chi sei. E allo stesso tempo trasmettere queste convinzioni anche ad altri ragazzi, che si trovano nella stessa situazione, cercando di offrire ascolto, sostegno, la forza di esprimersi e di stare bene con se stessi e con gli altri».
La musica, in fondo, è sempre stata la sua lingua madre: «Cantavo anche in ospedale, quando ero piccola. Mi intubavano, e appena riuscivo a parlare, intonavo qualcosa. Era il mio modo di dire: sono ancora qui.» Crescendo, però, nella sua esperienza la fragilità è diventata anche motivo di esclusione. A scuola la chiamavano «la regina delle cicatrici», e alle medie qualcuno aveva cominciato a deriderla per quella linea sul torace. «In spiaggia gli altri genitori allontanavano addirittura i loro figli da me, perché temevano che avessi qualche malattia contagiosa. Allora indossavo magliette a collo alto per nascondere tutto. Ho iniziato a sentirmi profondamente a disagio».
Lo spartiacque della canzone «Oro»
Anni dopo ha scritto «Oro», la canzone che ha cambiato tutto. Nel video, Giorgia è affiancata da altre persone che come lei mostrano le loro cicatrici e le dipingono con una striscia dorata «che mi veste di un’altra me», come recita il testo del brano: un gesto di orgoglio, una dichiarazione pubblica, «un invito a chi si sente fragile a non nascondersi, ad avere fiducia in se stesso». «La musica – continua Giorgia – è come una medicina, mi fa sentire viva, leggera, mi dà voce anche quando non so spiegare ciò che provo. Conoscere l’arte del kintsugi mi ha insegnato che la rottura non toglie valore, anzi lo aggiunge. Mi sono guardata allo specchio e mi sono vista finalmente intera».
Da quel momento, ha portato avanti queste nuove consapevolezze, offrendole ad altri come un dono. «La Musica del Cuore» è cresciuta fino a coinvolgere alcuni professionisti: due psicologhe, un’avvocata esperta di bullismo e decine di volontari. Giorgia entra nelle scuole con la musica e la sua autenticità. Racconta la sua storia, ma soprattutto ascolta: «I ragazzi si aprono. A volte arrivano piangendo, a volte ridono. Mi dicono che non avevano mai sentito parlare di fragilità così, senza pietà né eroismi. Dico loro che la mia cicatrice non è un trofeo, ma una compagna di viaggio».
Oggi l’associazione porta avanti anche uno sportello gratuito di ascolto, supporto psicologico e consulenza legale: «Abbiamo incontrato tante persone che vivono esperienze di esclusione o di violenza verbale. La musica e la parola possono fare molto, ma servono anche un aiuto concreto e competenze professionali. Lo sportello nasce da questa consapevolezza». L’anno scorso «La Musica del cuore» ha promosso un evento che ha messo al centro l’inclusività e la diversità nello sport, «Breaking Barriers»: «Abbiamo realizzato uno shooting fotografico a tema per l’evento Vector Sport, con il sostegno di Vector Spa e di Real Eyes di Daniele Cassoli, associazione sportiva che svolge attività per bambini con disabilità visiva. Le foto ora sono diventate mostra itinerante, come invito ad accettare e amare se stessi e il proprio corpo, trasformando le fragilità in punti di forza».
Lo spettacolo al «Papa Giovanni»
Il prossimo 25 ottobre rappresenterà una nuova tappa emozionante del percorso di Giorgia: il concerto «Note di vita», con una raccolta fondi a favore della Cardiologia pediatrica dell’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, oggi guidata da Francesca Raimondi. Un luogo dove più spesso si incontrano medici e studenti, quella sera si trasformerà in un teatro.
Accanto a Giorgia ci saranno musicisti talentuosi, giovani ma già affermati, provenienti da tutta Italia, che si sono messi a disposizione con generosità. Alcuni di loro hanno storie simili alla sua. Tra loro per esempio Alexander Jonas Horsfall, un ragazzo di quindici anni, cardiopatico come lei, che ha già suonato alla Carnegie Hall di New York: «Quando l’ho conosciuto mi sono emozionata. È la prova che la malattia non è un limite, ma un ritmo diverso che si può imparare a seguire».
Durante la serata, nata da un’idea della dottoressa Raimondi, condotta da Giorgia con la giornalista Roberta Villa, ci sarà spazio anche per raccontare storie e progetti dell’associazione. Nella hall ci sarà una mostra di ritratti in cui le cicatrici diventano elementi caratteristici: non si devono nascondere, ma illuminare. Sono immagini nate da alcuni shooting realizzati dall’associazione. I volti sono intensi, vulnerabili e luminosi, come se ciascuno dicesse: «Io sono anche (ma non solo) questo». «Con questa serata, con la nostra musica, vogliamo restituire gratitudine, creare un ponte tra chi cura e chi viene curato – dice Giorgia –. L’ospedale non è solo un luogo di dolore, ma anche di rinascita. Ogni volta che entro qui, sento che sto tornando a casa. Sono felice di poter trasmettere coraggio, fiducia e speranza ad altri che come me devono convivere con una malattia. Vorrei mostrare loro che non devono sentirsi diversi, ma unici, e che non sono soli».
In cantiere un cortometraggio
Negli ultimi mesi, «La Musica nel Cuore» ha iniziato a lavorare a un cortometraggio: sarà il secondo progetto cinematografico del gruppo, dopo quello realizzato nel 2023 per raccontare il coraggio di mostrarsi senza filtri. Questa volta il tema sarà il modo in cui lo sguardo degli altri modella la percezione di sé. «Il cinema – chiarisce Giorgia –, come la musica, può restituire voce a chi non si sente rappresentato. Quando ero bambina non vedevo mai persone come me in tv, con cicatrici o segni visibili. Era come se non esistessimo. Oggi mi piacerebbe che anche i bambini con una cardiopatia potessero avere storie in cui riconoscersi, sapere che non sono soli, superare le loro paure». Le parole di Giorgia scorrono limpide, come se avessero imparato da tempo la misura dell’essenziale: «Non mi considero una sopravvissuta. Sono una persona che vive, e che ogni giorno sceglie di trasformare la paura in energia. Credo che la mia storia non serva a commuovere, ma a connettere».
Nel suo racconto ci sono anche le piccole fatiche quotidiane: le visite periodiche, i controlli, la stanchezza che ogni tanto torna. «Ci sono giorni– dice Giorgia – in cui non riesco a fare tutto. Ma sto imparando ad accettare anche i momenti di lentezza. Anche così si costruisce la mia forza. Non c’è oro più prezioso di quello che impari a portare dentro».
E forse questo è il cuore del suo messaggio: la bellezza non nasce dall’assenza di ferite, ma dal modo in cui impariamo a custodirle. Nel linguaggio della musica, la pausa non è silenzio ma respiro. Giorgia lo sa. La sua vita è fatta quindi di attese che diventano ritmo, di battiti che offrono una prospettiva diversa sul mondo.
«Ogni volta che canto, sento il cuore muoversi in modo diverso. È come se mi dicesse: continua. Nonostante tutto, continua». Ci sono segni che non si cancellano, ma che sanno portare luce. E a guardarli da vicino, somigliano a strade: ferite che diventano direzioni.
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