«10 Corso Como è il sogno che si realizza». Ma Tiziana Fausti non dimentica Bergamo

«Un progetto su cui lavoro da 2 anni, ora ci prepariamo per festeggiare i 30 anni. Poi l’estero». La signora della moda bergamasca: «Nella mia città nuove idee per via Casalino. E un pensiero al Nazionale».

Da ragazzina non lo capiva. Il perché di quelle camminate di ore per le colline toscane, nella quiete della campagna il tardo pomeriggio quando anche la calura rallenta. Lei e suo padre insieme a macinare passi nel profumo intenso dell’estate per arrivare al laghetto dove le tortore si abbeveravano tutte insieme. In ricordi come questi Tiziana Fausti scava nella memoria e trova il senso dei suoi sogni, dei suoi progetti. «In ricordi come questi c’è il senso di avventure passate e future» spiega. Tenace, determinata, chi la conosce bene la definisce sorprendente, una donna intraprendente che cavalca le idee così come i sogni. Uno su tutti negli ultimi tempi, anche solo per cosa rappresenta nella storia della moda e per il suo impegno economico, ben 10 milioni di investimenti.

Parliamo di 10 Corso Como che ha rilevato alla fine dello scorso anno.
«Mi siedo sotto le magnifiche piante del concept, amate e curate negli anni e cornice perfetta per questo luogo, e mi vengono ancora nuove idee. Incredibile il potere di uno spazio: è stato il primo concept store, nel 1991, è un pezzo di storia della moda, del lifestyle, un simbolo per intere generazioni».

Avrebbe mai immaginato qualche anno fa di acquisirlo?
«È diventato un pensiero costante già due anni fa, un sogno che si è realizzato. Si è fatto strada in una progettualità sempre più concreta e ora è il momento di un continuo lavoro organizzativo. Siamo nella fase della programmazione, dell’entusiasmo, e più vado a Milano più vedo che sta prendendo forma. Sono appassionata e coinvolta: credo fortemente nella squadra che lavora con me: donne e uomini che hanno molto da raccontare e condividere».

Dice che sta prendendo forma: com’è il 10 Corso Como di Tiziana Fausti?
«Un luogo globale e dallo spirito internazionale dove chi arriva può trovare le nuove tendenze, le belle cose, una realtà fatta di moda e design, un posto che sia espressione di gusto. Di una cultura che offra nuovi stimoli. È un’interazione costante, un progetto in divenire, ogni giorno. Penso ai 15 minuti, la sera, quando torna a casa da Milano mio nipote Giovanni (Subioli, ndr): lui si occupa del food di 10 Corso Como e il suo aggiornamento serale, i suoi racconti e la sua passione mi confermano che cosa è e sarà questo progetto».

A settembre festeggerete i 30 anni del concept.
«Sarà un modo per festeggiare anche la nuova avventura: è già tutto pronto con delle collezioni speciali, e non mancano le numerose conferme di marchi del lusso istituzionali e nomi emergenti».

Tutto questo in una fase storica pesantemente provata dal Covid.
«Soprattutto nella mia Bergamo, massacrata dal virus ma sempre dignitosa, capace di rialzarsi. Bergamo sempre solida, austera. Caparbia».

Un po’ come lei.
«Ho imparato che il futuro mi viene incontro, lo costruisco man mano. E ho imparato con l’esperienza a dare tempo al tempo, a essere meno impulsiva».

Quando è stata impulsiva?
«Con via Casalino. Quell’edificio è stato amore a prima vista: dopo così tanti anni che l’ho acquistato ora voglio riprendere in mano il progetto. Sto pensando a una spazio dedicato ai giovani: sia food sia moda, un concept per le giovani generazioni dove sviluppare nuove tendenze, puntare sull’arte, stimolare la creatività. Il sogno sarebbe anche pensare, prima o poi a un’accademia legata al mondo del fare moda dove servono qualità e competenza, ma ora voglio concentrarmi sull’edificio e riaprirlo. Quello spazio è un gioiello: quando l’ho visto, ho ammirato il glicine nel cortile che si ergeva maestoso nonostante il palazzo fosse abbandonato da tempo. Ho subito deciso di acquistarlo».

Quindi gli investimenti non sono solo su Milano?
«Bergamo resta la mia città, la casa dove tornare, qui c’è una parte importante del mio lavoro e c’è la mia famiglia».

Il suo concept sul Sentierone ormai ha preso una forma ben definita. In mezzo il Nazionale chiuso, non ci ha fatto un pensiero?
«Lo sto facendo proprio in queste ultime settimane. Mi piacerebbe valutare un’estensione degli spazi dedicati all’uomo, mantenendo il food e il beverage propri della storia del locale: un progetto dal taglio internazionale che darebbe un valore aggiunto al Sentierone»

Mai ferma.
«I progetti portano vitalità, sono energia: con 10 Corso Como siamo solo all’inizio e stiamo avviando nuove partnership proprio in queste settimane».

Dopo Milano, New York e Shanghai?
«Il sogno non finisce mai: sicuramente per dare vita all’intero format sono pronta a partner italiani e internazionali. Ora iniziamo con Milano, c’è un tempo per tutto».

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