Cividate, cercano di cacciare gli inquilini morosi: arrestati i padroni di casa

IL CASO. Violazione di domicilio, il giudice scarcera marito, moglie e cognata. Ai carabinieri: «Se non li mandate via voi, lo facciamo noi a modo nostro».

Cividate al Piano

Un arresto per violazione di domicilio capita raramente. E figuriamioci tre in un colpo solo, e a danno dei padroni di casa. È accaduto a una famiglia albanese di Cividate al Piano dopo aver fatto irruzione nell’appartamento che aveva affittato a una coppia pakistana con tre figlioletti in ritardo con la pigione, pretendendo con maniere spicce che gli inquilini morosi lasciassero i locali. Marito moglie e sorella di quest’ultima sono così finiti in manette. Il 3 ottobre il giudice Elena Kildani ha convalidato gli arresti e ha scarcerato i tre senza applicare misure cautelari nei loro confronti. Il 21 novembre è in programma il processo per direttissima.

Il primo episodio

L’episodio è successo intorno alle 13 di giovedì 2 ottobre a Cividate al Piano. Ma già martedì 30 settembre c’era stato un movimentato prologo. Un uomo, magazziniere di 50 anni, e la moglie, casalinga di 45, a cui è intestato l’appartamento dato in locazione (entrambi in Italia da 21 anni, con cittadinanza italiana e senza precedenti), visto il ritardo nel pagamento dei canoni, avevano fatto controfirmare ai pakistani una scrittura privata in cui questi ultimi si sarebbero impegnati a lasciare libera l’abitazione entro il 30 settembre. Data in cui il 50enne si è presentato all’appartamento, afferrando per il collo il capofamiglia pakistano nel tentativo di convincerlo a traslocare insieme ai familiari: sette giorni di prognosi e una denuncia per lesioni presentata ai danni dell’uomo di 50 anni.

Quando arrivano i militari della stazione di Martinengo si sentono dire: «Se non li cacciate voi, lo facciamo noi a modo nostro»

A marito e moglie albanesi gli arretrati (circa 2.000 euro) e il canone mensile servono per coprire parzialmente la rata del mutuo dell’abitazione in cui vivono ora. Giovedì 2 ottobre, nuova puntata. Stavolta l’uomo è supportato dalla consorte e dalla cognata. Nell’appartamento dove la coppia pakistana vive con i figlioletti di cinque, tre e un anno, il capofamiglia è impegnato a cercare il biglietto aereo da mostrare al padrone di casa, nel tentativo di dimostrare che tornerà in patria per avere dal fratello un prestito e saldare il debito. Ma all’improvviso in casa piombano i tre albanesi. Le due sorelle sono le più esagitate, stando al racconto delle parti offese. La donna a cui è intestato l’appartamento sfila le chiavi dalla toppa e le tiene con sé, poi comincia a infilare in un sacco della spazzatura gli effetti personali dei pakistani, strattonando anche la moglie dell’inquilino. A quest’ultima la sorella della proprietaria, casalinga 42enne di Romano, prende il cellulare che verrà trovato sotto il balcone con il display scheggiato.

Il video come prova

Il pakistano riesce a girare con il suo telefonino un video che diventerà la prova della violazione di domicilio. Il parapiglia prosegue, ma a un certo punto i tre albanesi si ritrovano all’esterno dell’appartamento e decidono di chiamare i carabinieri. Quando arrivano i militari della stazione di Martinengo si sentono dire: «Se non li cacciate voi, lo facciamo noi a modo nostro». E ancora: «In Albania la polizia non l’avremmo neanche chiamata».

I tre, difesi dall’avvocato Riccardo Bonetti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La Procura ha chiesto che venissero convalidati i soli arresti di marito e moglie perché sono gli unici ripresi nel video girato nell’appartamento. Per nessuno dei tre sono state chieste misure cautelari. L’avvocato Bonetti sulle richieste di convalida si è rimesso, ma ha insistito sul fatto che non venissero concesse misure «dal momento che i tre indagati sono in Italia da più di 20 anni, il marito lavora, non hanno mai avuto problemi e sono stati loro a richiedere l’intervento dei carabinieri. Inoltre l’arresto ha creato un trauma che sicuramente avrà effetto sul loro comportamento futuro». Il giudice Kildani ha convalidato anche l’arresto della sorella della proprietaria, quantomeno per il concorso morale. Tutti liberati senza misure cautelari.

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